venerdì 23 agosto 2013

In arrivo un somma impressionante di crisi?

Ben Bernanke all'opera

Avevo già valutato quest'ipotesi in un post precedente dal titolo La crisi mista che verrà (16 febbraio 2013). Elencavo fra le crisi che potevano sommarsi quella del debiti sovrani europei, del fiscal clift americano e del debito Usa, quella della guerra valutaria innescata con i Quantitative easing del Giappone, quello della classe media mondiale che non è più in grado di sostenere un'adeguata domanda, eventuali conflitti armati a cui oggi rischiamo di aggiungere quello latente in Egitto. Altre crisi le avevo già trattate in un post del 2012 ("Prima o poi le bolle scoppiano"): le bolle speculative immobiliari, sui titoli di Stato, sulle monete, il sistema dei derivati ecc.

Oggi si vanno delineando meglio i contorni di questa somma di crisi, e di altre all'epoca non valutate e non previste sia in ambito internazionale che casalingo.
Intanto da febbraio il mondo dell'economia e non solo ha subito varie "scosse" non proprio confortanti:

"... tonfo di Tokyo, il peggiore dallo tsunami di due anni fa (- 7,32% nda). Il FTSE MIB chiude in pesante calo a -3,06%."

"... il panico che alla fine è arrivato sul mercato dei Titoli di Stato Giapponesi. Per la terza volta in 8 sedute, il mercato sui titoli di stato giapponesi è stato fermato per eccesso di ribasso"

"... "«Il nord è sull’orlo di un baratro economico che trascinerebbe tutto il nostro Paese indietro di mezzo secolo, escludendolo dal contesto europeo che conta» .... Così il leader di Confindustria, Giorgio Squinzi, "

"... scossa politica:

"... Silvio Berlusconi, è stato uno dei "responsabili di vertice di tale illecita complessa operazione", un sistema che ha portato avanti per anni, anche da premier, con la gestione di una "enorme evasione fiscale"."


Le cose naturalmente, invece di migliorare vanno peggiorando.

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L'Europa non ha risolto le sue infinite crisi, anzi si continua a negare l'evidenza di un fallimento di governo europeo, come l'evidenza del fallimento della Grecia:

"Anche se non la cita espressamente, la Grecia è uno degli snodi più complicati della campagna elettorale che la cancelliera uscente Angela Merkel sta affrontando in questi giorni. Perché è un banco di prova altamente scivoloso, perché da almeno sei mesi analisti e tecnici convergono sul fatto che ad Atene i conti non tornano e il Paese non sarà in grado di restituire il fiume di denaro che gli è stato prestato a tassi di interesse altissimi, perché la Grecia altro non è che una possibile anticamera per altri palcoscenici in preallarme.
...
A cinque settimane dalle urne a cui tutte le cancellerie si preparano con attenzione, Schaeuble ammette apertamente che qualcosa non è andato per il verso giusto nella crisi greca, e quindi in quella europea, sconfessando di fatto i teoremi fin qui sostenuti da frau Angela. Incassando il no francese con le barricate da Parigi, dove il ministro delle Finanze Pierre Moscovici in un’intervista radiofonica ha sottolineato di non vedere “alcuna urgente necessità di nuovi progetti di aiuti per la Grecia”. Un taglio del debito greco per tutti gli esperti è considerato inevitabile tuonano invece gli economisti del partito Alternativa per la Germaniache, al di là della condivisibilità del programma elettorale fondato sull’uscita dall’euro, mostrano quantomeno di saper fare i conti. E accusano Schaeuble, quindi la cancelliera Merkel, di aver sistematicamente mentito dopo l’introduzione dell’euro, ignorando tutte le voci di allarme ed emarginandole.

Solo lo scorso 12 Agosto Schaeuble aveva sottolineato che non ci sarebbe stata nessun’altra occasione di riflessione su altre agevolazioni finanziarie per la Grecia; come dire che il caso era chiuso con l’accordo del novembre scorso. "

(www.ilfattoquotidiano.it)

La telenovela greca (più quella portoghese e spagnola) ha ormai più puntate di Beautifull. E questo perché? Per un motivo semplice e lapalissiano. La politica di austerità voluta ed imposta dai tedeschi non funzionerà mai.

Se poi guardiamo ai conti di qualsiasi paese europeo che non sia la Germania è un disastro diffuso. Non solo la Spagna, il Portogallo e l'Italia vedono esplodere i debiti pubblici, ma anche i virtuosi olandesi, e i finti virtuosi francesi che vantano una crescita del secondo trimestre grazie a deficit fuori controllo e conti dello Stato in pericolo (vedi "Nella ripresa europea vince Keynes vs austerity" e "Sapir: Crescita? Quale crescita? - vocidallestero.blogspot.it")
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Negli Stati Uniti per ora è stato superato il problema del fiscal compact (fine delle agevolazioni fiscali) e del tetto del debito. Ma si presenta un altro pericolo più insidioso: il tapering. L'assottigliamento delle politiche di Quantitative easing, ormai direi inevitabile (vedi "Non c'è scampo al tapering" e "Qe all'infinito? molto improbabile - www.rischiocalcolato.it"). Gli Stati Uniti sono "carnefici" che rischiano di trasformarsi in "vittime" della guerra valutaria. Ormai una guerra che sta travolgendo nazioni in via di sviluppo importanti e gigantesche.

India, Brasile, Sud Africa, Indonesia, Russia, Turchia, Egitto e forse fra poco Cina rischiano di essere travolti da svalutazioni monetarie e iper inflazione. Per questo gli Usa non potranno che imboccare la strada del tapering, sperando non sia troppo tardi per la salute del dollaro.

"I governatori della Federal Open Market Committee appaiono divisi sulle tempistiche del tapering off, cioé della riduzione degli acquisti di bond.
...
Alcuni governatori vorrebbero che la riduzione iniziasse «presto», forse dunque già in settembre (la riunione del Fomc sarà il 17-18 ottobre) mentre altri consigliano «pazienza» spostando l'arco temporale verso fine anno o inizio 2014."
(www.ilsole24ore.com)

Ormai non è più questione di se, ma di quando attivare questa ritirata strategica.

Ma il tapering può provocare una crisi finanziaria micidiale facendo crollare il mercato borsistico mondiale come nel 2007-2008. Attualmente le borse sono cresciute contro ogni evidenza economica, malgrado una crisi generale pesantissima. L'unica fiducia dei mercati era nei continui Quantitative easing della Fed, e poi del Giappone. Se dovesse venir meno questa fiducia sarebbe la catastrofe finanziaria mondiale.
E bisogna dire la verità, almeno la borsa americana è ormai matura e pronta ad un'inversione di rotta. Nei post successivi tanti segnali di pericolo raccolti in questi ultimi mesi:

"Cinque anni di steroidi nelle borse" con un grafico che evidenzia quanto i rialzi di borsa dipendano al 90% dai Qe;
"Attenzione: pericolo Dow Jones" un grafico che mostra la formazione di una figura di inversione;
"Arriva l'inverno: compratevi un buon cappotto" con analisi particolari dei cicli economici che evidenziano l'arrivo di una "cattiva stagione";
"Sale ancora o crolla?" sull'ottimismo "spaccone" degli operatori di borsa;
"Wall Street, l’isola felice (che non c'è)" sull'ottimismo incerto degli operatori di borsa;
"Attenzione su Wall Street: un grafico molto chiaro" perché dai grafici si evidenzia che sono stati raggiunti picchi mai superati;
"La borsa usa in bolla" e l'economia non se ne avvantaggia;

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Sulla classe media è inutile qualsiasi analisi, basta dire che negli Usa vivono con i food stamps (tessera alimentare come in guerra) e lavori precari circa 50 milioni di americani, quasi un sesto della popolazione. E in Italia quest'anno hanno potuto permettersi una vacanza solo il 45% degli italiani:

"Rispetto agli anni passati cresce di circa 6 milioni il numero di italiani che, a causa delle difficoltà economiche, non potrà permettersi una vacanza e rimarrà a casa. La maggior parte delle famiglie che decideranno di partire trascorrerà fuori casa un periodo compreso tra i 7 e i 10 giorni (circa il 50% del totale), mentre il 35% opterà per una vacanza di 14/15 giorni. Solo il 15% di chi parte trascorrerà più di 15 giorni fuori casa."(www.repubblica.it)

Tanto che quest'anno sulle autostrade ci sono stati giorni di "bollino rosso" ma quasi mai di "bollino nero".
In quasi tutto l'occidente la fascia media della popolazione è in forte affanno, mentre nei paesi emergenti fatica a formarsi una classe media.

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Anche sui conflitti armati è quasi inutile aggiungere ulteriori commenti, i telegiornali li guardiamo tutti.

"Il nord Africa è di nuovo pronto ad esplodere. L'Egitto si sta trasformando in un Afghanistan a pochi chilometri dalle nostre coste, avendo come confinati quei libici che senza Gheddafy vivono in piena anarchia, senza un vero potere politico, senza polizia nelle strade sorvegliate da bande armate. Dove facilmente i Fratelli Mussulmani egiziani, o frange impazzite del mondo estremista, potranno andare a fare la spesa e comprare armi all'ingrosso. E poco più sotto c'è il Ciad, un'altra terra devastata da guerriglia civile, dove poter comprare armi e reclutare i fanatici dell'Africa continentale.

E le cose non si sono ancora sistemate nemmeno in Tunisia, e men che meno in quel magma ribollente che è l'Algeria. L'Algeria dove tutto tace in attesa che la casta del regime decida chi sarà il nuovo presidente, garante di tutte le tangenti e di tutta la corruzione.
In tutto questo casino, di cui in parte dobbiamo ringraziare gli "amici" europei ed americani, oggi la situazione di Israele appare persino le meno preoccupante. Una nazione osteggiata dal mondo arabo, che si ritrova immersa in un mondo arabo in conflitto con se stesso: verso est il Libano e la Siria in qualche modo parte dello stesso conflitto con alle spalle gli iraniani, verso ovest l'antico nemico egiziano della guerra dei sei giorni, che si avvia a diventare pericolosamente instabile.

E noi italiani stiamo a guardare il mare nostrum diventare improvvisamente inagibile, se non per gli scafisti e i profughi, infuocato dalle guerre e commercialmente inutile. L'Europa del sud è schiacciata dalla crisi, e il suo mare è stato reso inutilizzabile non soltanto dalle primavere arabe, ma anche dalle portaerei francesi, inglesi ed americane."

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E poi dobbiamo anche guardare in casa nostra, dove la situazione politico-giudiziaria rischia di esplodere da un momento all'altro: il Pd non vuole cedere su sacrosanti principi di legalità, il Pdl non vuole cedere su sacrosanti diritti alla propria sopravvivenza.

E' iniziato il countdown del governo Letta: Berlusconi gli ha dato i 10 giorni di preavviso prima del licenziamento in tronco. Sarà crisi? Si troverà un accordo? Non sono in grado di dirlo, ma storicamente le crisi di governo in Italia hanno un andamento standard: quando se ne comincia a parlare dopo qualche settimana avvengono. Poi si mettono delle toppe alla maggioranza risicata (tipo i responsabili o i ribaltonisti) e si forma un nuovo traballante governo, che entro breve tempo, non più di un anno, cade e si va alle elezioni.

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Riassunto di tutto questo? Un combinato di crisi economica, finanziarie e politica da brivido. 

Per noi italiani significa ritrovarci in poco tempo, nel caso di crolli borsistici importanti ed estesi, con una crisi dello spread, con gravi problemi alle banche legate a doppio filo con lo spread, con una crisi finale della zona euro, con la conseguente crisi delle finanze pubbliche, con una crisi delle esportazioni a causa del crollo dei mercati dei paesi emergenti e quindi ulteriore crollo del nostro Pil, e se tutto va come è sempre andata, una crisi politica che potrebbe diventare crisi di sistema dove nessuna parte politica è più in grado di imporsi e governare (un altro Parlamento di 1/3+1/3+1/3 di tre forze incompatbili).

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