giovedì 15 agosto 2013

La casta resiste con ogni mezzo



Basteranno le concessioni di Napolitano per salvare il Cavaliere? Per ora non si sa, presumo che questi stia valutando la convenienza della grazia con i suoi avvocati, o stia trattando per strappare ancora qualcosa. Infatti non pare che la grazia che "generosamente" il Presidente si appresta a concedere possa bastare a soddisfare le richieste di Berlusconi.

"...tutti gli aspetti più spinosi politicamente rimarrebbero inevasi. Ovvero:

1) Decadenza da senatore. A settembre si vota in Giunta, e la grazia non evita tale appuntamento: cosa farà il Pd? Seguirà ancora Napolitano pur di salvare ‘sto governicchio?

2) Incandidabilità di Berlusconi, poiché condannato in via definitiva a 4 anni. Lo dice la legge Severino. La grazia, anche qui, non sposta nulla. Come la aggireranno? Dicendo che non è retroattiva (reato del 2002/3)? Sostenendo che l’indulto ha ridotto a 1 anno (anzi 9 mesi con la svuotacarceri) la condanna effettiva e quindi Berlusconi può candidarsi, perché la legge Severino parla di due anni di condanna come requisito di incandidabilità? Si affideranno cioè al cosiddetto “Lodo Giovanardi”?

3) Interdizione dai pubblici uffici. Entro fine anno la Cassazione la ricalcolerà e sarà tra uno e tre anni (invece dei 5 chiesti in Appello). Anche qui la grazia nulla sposta. Inoltre, entro l’inizio del 2015 dovrebbe concludersi il processo Ruby, con una sentenza in primo grado che – oltre ai 7 anni di galera – chiede “l’interdizione perpetua dai pubblici uffici”.
...
Per questo il Pdl continuerà a minacciare: da Napolitano vuole di più, come ha ripetuto la Gelmini.
...
E per questo il Pd dovrà decidere un’altra volta cosa fare da grande: o difenderà Letta, e quindi salverà Berlusconi in giunta (ma l’interdizione resterà), regalando così milioni di voti ai 5 Stelle (Renzi, che fai? Civati, ci sei?); oppure, per una volta nella vita, si impunterà. E il governicchio Letta salterà, con buona pace di Re Giorgio e delle sue eterne ammuine."


In ogni caso, la grazia al capo del Pdl, rientra nelle basse manovre a cui la casta è disposta a sottoporsi pur di resistere e mantenere il potere. Cerca di resistere in ogni modo: 
- con i governissini contro natura, alleando fra loro nemici storici, pur di non cedere un millimetro di potere;

- puntellando contro ogni buon senso il sistema opaco di trasferimenti di denaro pubblico verso la politica: vedasi finanziamenti per super opere inutili ma costose, vedasi l'acquisto di armamenti costosi e difettosi, vedasi il sostegno a banche decotte ma dove convergono interessi politici di ogni colore;

- con atti di dubbia morale e dubbia validità giuridica come la grazia promessa a Berlusconi;

- con bugie e vane promesse, come le riprese economiche alle porte, come l'indicazione di capri espiatori tipo gli evasori su cui scaricare le colpe di tutto, come il negare o tacere i pessimi dati in peggioramento delle finanze pubbliche dopo quasi due anni di "risanamento" tramite austerità, come il promettere impossibili cancellazioni di imposte e rimandare di continuo le decisioni.

Una casta che resiste a tutto mentre ormai le rivolte e le rivoluzioni stanno premendo alle porte di casa. Il nord Africa è di nuovo pronto ad esplodere. L'Egitto si sta trasformando in un Afghanistan a pochi chilometri dalle nostre coste, avendo come confinati quei libici che senza Gheddafy vivono in piena anarchia, senza un vero potere politico, senza polizia nelle strade sorvegliate da bande armate. Dove facilmente i Fratelli Mussulmani egiziani, o frange impazzite del mondo estremista, potranno andare a fare la spesa e comprare armi all'ingrosso. E poco più sotto c'è il Ciad, un'altra terra devastata da guerriglia civile, dove poter comprare armi e reclutare i fanatici dell'Africa continentale.

E le cose non si sono ancora sistemate nemmeno in Tunisia, e men che meno in quel magma ribollente che è l'Algeria. L'Algeria dove tutto tace in attesa che la casta del regime decida chi sarà il nuovo presidente, garante di tutte le tangenti e di tutta la corruzione. 
In tutto questo casino, di cui in parte dobbiamo ringraziare gli "amici" europei ed americani, oggi la situazione di Israele appare persino le meno preoccupante. Una nazione osteggiata dal mondo arabo, che si ritrova immersa in un mondo arabo in conflitto con se stesso: verso est il Libano e la Siria in qualche modo parte dello stesso conflitto con alle spalle gli iraniani, verso ovest l'antico nemico egiziano della guerra dei sei giorni, che si avvia a diventare pericolosamente instabile.

E noi italiani stiamo a guardare il mare nostrum diventare improvvisamente inagibile, se non per gli scafisti e i profughi, infuocato dalle guerre e commercialmente inutile. L'Europa del sud è schiacciata dalla crisi, e il suo mare è stato reso inutilizzabile non soltanto dalle primavere arabe, ma anche dalle portaerei francesi, inglesi ed americane. La casta italiana che cerca in tutti i modi di resistere per non scomparire, non lo ha fatto proprio quando sarebbe stato più giusto e a difesa dei nostri interessi. 

Al di la di quel che rappresentava Gheddafy con i suoi misfatti, i suoi crimini, non avremmo dovuto permettere che si distruggesse la Libia, proprio quando questa stava cominciando ad aprirsi all'occidente e all'Italia. In qualche modo abbiamo tradito loro e noi stessi.
In quel frangente la nostra potente casta ha mostrato tutti i suoi limiti di vassallaggio verso le potenze straniere e ancora una volta ha dimostrato di essere un regime forte coi deboli (noi "sudditi") e debole con i forti.

Oggi l'ultima battaglia di resistenza della casta si chiama "grazia a Berlusconi". E non si tratta solo di fare un favore al miliardario di Arcore, si tratta di salvare un governo ed un sistema che oggi è in bilico come nel 1992 ai tempi di tangentopoli. Un sistema fatto di politica ed affari, che se dovesse saltare manderebbe in pensione molti politici con i relativi partiti, e priverebbe molti "gerarchetti" degli enormi vantaggi di potere di cui dispone oggi.

Per questo spero Berlusconi non accetti di sottostare a questo ignobile ed inutile gioco, che alla fine non gli gioverà molto. Che faccia saltare il banco assieme alla sinistra del Pd che non sopporta più il governo dell'inciucio voluto dal Presidente e dall'Europa. Probabilmente crollando il governo Letta sprofonderebbero entrambi i due partiti maggiori sostenitori, cioè Pd e Pdl, generando una crisi politica difficilmente risolvibile. Ma almeno si farebbe chiarezza, e forse dalla dissoluzione dei due blocchi potrebbero nascere nuove formazioni politiche, sia nel campo moderato che in quello progressista, in grado di portare qualche idea nuova. Abbiamo bisogno di distruggere per ricostruire qualcosa di nuovo, che in parte si è già palesato con il M5s ma che non è ancora sufficiente per eliminare alla radice il sistema delle caste politiche italiane.

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