martedì 14 agosto 2012

Orgoglioni nazionali (6)


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Un'altro ministro della Repubblica difende la sovranità italica (quando ormai è quasi tutta svaporata...) dagli artigli dell'Europa: Vittorio Grilli. Un ministro "etologo" che vede l'Europa come un granchio (?!) e già in campagna elettorale con un programma mai sentito: meno tasse per tutti.

"Uscire dalla crisi è possibile. Lo dice Vittorio Grilli, il ministro dell'Economia, che ha le idee molte chiare su quello che serve per salvare il Paese.
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Due gli appuntamenti fondamentali dell'autunno: "Il piano pluriennale di rientro dal debito pubblico che abbiamo già avviato, e la seconda fase della spending review per efficientare la spesa pubblica". Bisogna "accelerare gli interventi di riequilibrio annunciati dalla Bce", tenendo però conto del fatto che al momento l'Italia "non ha bisogno di aiuti". E, appena possibile, bisogna pensare a ridurre "la pressione fiscale su famiglie e imprese".
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Una battuta contro la patrimoniale, sollecitata da Pierluigi Bersani, leader del Pd. La parola "non appartiene al vocabolario. Il governo, con l'Imu e i bolli sulle rendite finanziarie, ha già fatto passi importanti per riequilibrare il prelievo, spostando dal reddito allo stock della ricchezza. Toccherà ai prossimo governi decidere se fare passi ulteriori".

Un Grilli piuttosto fantasioso tratteggia l'Europa come "un granchio", che "continua a crescere, ma in modo non lineare: a stadi, a balzi. Deve cambiare il suo esoscheletro, per adeguarsi. Questo è un processo faticoso, e come per i granchi la muta è un periodo di grande vulnerabilità. Per questo il cambiamento deve avvenire in fretta, e i tempi li dettano i mercati"."


E poi un grande ritorno, quello di Giavazzi (con Alesina) sul corrierone che si dice felice del nuovo corso "autarchico":

"Aver cominciato a discutere di come ridurre il debito pubblico è un passo avanti importante. Se questo tema divenisse il fulcro della campagna elettorale, finalmente ci staremmo chiedendo chi meglio difenderà gli interessi dei nostri figli. Ma le discussioni su come ridurre il debito sono anche piene di tranelli insidiosi."
(www.corriere.it)

Evviva! l'Italia farà da sola vendendo il suo patrimonio. Ma quale? evidendemente qualche dubbio sull'immobiliare comincia a serpeggiare. Le aste indette da molti comuni per far cassa vanno spesso deserte, probabilmente non è facile vendere un lotto di caserme di 10.000 mq  in un colpo solo...
E allora:

"Per ridurre il rapporto debito-Pil deve quindi ripartire il denominatore, cioè la crescita. Ma questo non accadrà finché non si riduce la spesa pubblica, altrimenti la pressione fiscale rimarrà elevatissima. Meno spesa e più crescita. Diversamente da quanto vorrebbero farci credere alcuni economisti che interpretano Keynes in modo schematico, si può crescere pur tagliando le spese. Non bisogna dimenticare che ai tempi di Keynes lo Stato spendeva e tassava meno del 20% del Pil: oggi quasi il 50%."

Infatti, tagliando opere pubbliche, servizi e stipendi pubblici, si avrà sicuramente crescita. Quella generata da tutto il denaro pubblico che non ci sarà più e non potrà più essere speso nell'economia reale... quindi magicamente si genera crescita, non recessione. o no?
Ma poi, se non funziona nemmeno questo, allora si venda l'argenteria:

"Ciò non significa che mentre si fa tutto questo (ma non invece di fare tutto questo) lo Stato non debba cominciare a ridurre il debito vendendo. Ma vendere davvero, non offrire agli investitori quote di improbabili polpettoni (qualche azione dell'Eni, un po' di Enel, qualche caserma, qualche azione di Finmeccanica) il tutto costruito in modo che la politica non perda il controllo di queste aziende. Vendere simili quote a investitori veri sarebbe praticamente impossibile; a meno che non si voglia obbligare banche, assicurazioni e risparmiatori italiani a comprarle, che sarebbe una forma nascosta (ma non poi tanto) di imposta patrimoniale.

Vendere vuol dire, ad esempio, collocare in Borsa tutta Terna (l'azienda che possiede la rete di trasmissione elettrica), tutta Snam Rete Gas, le Poste. L'argomento che sono aziende strategiche è risibile: davvero temiamo che qualcuno smonti i pali dell'alta tensione, i tubi del gas o gli sportelli postali, e li porti in Cina?"


Ma per fortuna i due giornalisti, riescono ad alleggerire la lettura greve di questo articolo pieno di problematiche, allietandoci con una bella barzelletta, che ci strappa quel sorriso amaro in mezzo a tutti questi guai finanziari:

"In nove mesi il governo Monti ha fatto per la crescita più di quanto aveva fatto il precedente in nove anni. Ma ha appena incominciato, c'è ancora molto da fare per creare un mercato del lavoro che superi la segmentazione fra giovani precari e anziani protetti, per smantellare le rendite che ingessano i mercati dei beni e soprattutto dei servizi e per ridurre la spesa così da poter poi ridurre le tasse, soprattutto quelle che gravano su chi lavora."

Simpatica, veramente divertente!

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