sabato 4 agosto 2012

Orgoglioni nazionali


L'avevo immaginato e scritto in altro post

"Credo inoltre che l'Italia stia dimostrando di essere una nazione piuttosto orgogliosa, più di quanto si aspettassero gli altri europei, e poco propensa a farsi aiutare. Ho come l'impressione, visto il dibattito di questi mesi euro si/euro no, vista la repulsione di Monti e altri per la troika e i suoi effetti nefasti, che gli italiani sarebbero disposti a tornare alla lira, sfasciare la zona euro, piuttosto che chiedere aiuto all'Europa. L'ambizione evidente dei governi italiani, anche quelli che in futuro saranno apertamente contro le scelte di Monti, è quella di fare da se, senza l'ausilio di enti sovranazionali. Per dimostrare che l'Italia è l'unico dei Piigs che non graverà e dipenderà dagli stranieri. Abbiamo una lunga secolare esperienza di dominazione straniera e non ci vogliamo ricascare."
(prime considerazioni sulla vittoria di Monti)

E i segnali in tal senso non mancano. Per esempio l'orgoglio liberista tricolore di Giavazzi:

Ce la facciamo anche da soli

"Dobbiamo farcela da soli. Non chiedere l'aiuto del Fondo europeo per la stabilità finanziaria (Efsf e poi Esm), non sottoporci alla vigilanza dell'Eurogruppo e rinunciare allo scudo che ci offre la Bce. Ce la possiamo fare da soli perché la nostra situazione è diversa da quella spagnola: non abbiamo avuto una bolla immobiliare e le nostre banche non sono zeppe di mutui andati a male; il debito pubblico è elevato (123% del Pil), ma i conti dello Stato al netto degli interessi sono attivi (+3,6% nel 2012), e soprattutto non abbiamo accumulato un ingente debito estero spendendo per oltre un decennio il 10% più di quanto veniva prodotto. La Spagna non ha alternative, noi sì."

Peccato che la sua ricetta, non sia il ritorno alla sovranità nazionale, come evidenzia Bagnai, ma la svendita dei gioielli di famiglia per fare cassa.

C'è chi comincia ad avere dubbi su una strategia punitiva portata avanti dalla Bce/Bundesbank, dai governi del nord europa (aiuti in cambio di perdita di sovranità). E' una strategia che ravviva l'orgoglio patriottico:

La Bce cerca scudi politici

"Perché allora la Bce ha voluto subordinare qualunque suo intervento all'esistenza di un accordo con l'Efsf o con l'Esm? 
...
 Vi è il timore che, senza la pressione dei mercati, i Paesi in difficoltà abbandonerebbero presto la strada virtuosa delle riforme. 
...
Questa risposta non è convincente, tuttavia. Come ha osservato su queste colonne Carlo Bastasin, la sfiducia dei mercati riguarda le fondamenta dell'euro e la sua tenuta, più che la politica economica dei singoli Stati. Anche per questo motivo, non è affatto detto che, a lungo andare, la pressione dei mercati faciliti l'adozione delle riforme nei Paesi del Sud Europa. Al contrario, vi è il rischio che il persistere della crisi spinga i cittadini nella braccia dei partiti anti-europei."

Altri hanno capito che ora la palla passa dall'economia alla semidistrutta politica italiana, e mettono in guardia i partiti, a fare la scelta giusta (farci pelare dall'Europa!), e non dare retta all'orgoglio nazionale. Ma c'è una pecca in questo ragionamento, può darsi che i partiti pro euro diventino minoranza:

I compiti a casa strada obbligata

"Come è comprensibile, la probabile richiesta di aiuti è atterrata nella cittadella politica seminando il panico. Le varie road map elettorali dei partiti rischiano di scomparire prima ancora di essere imboccate. Vale per i programmi, al di là della bontà di questa o quella proposta, e vale per lo schema delle alleanze, dove s'alternano oggi in pista balletti di ogni ordine e grado. 
Se dai compiti a casa passeremo a compiti ancora più impegnativi e più sorvegliati, c'è poco da discutere. Il "che fare" sarà l'agenda dell'Europa per salvare l'euro e l'Italia è il test più importante. Le alleanze politiche dovrebbero seguire: pro o contro euro è la prima linea di demarcazione
Una comoda terza via non esiste, fermo restando che si può essere euro-ottimisti ma non euro-stupidi, ed euroscettici ma non populisti all'ultimo stadio. Del resto, non abbiamo forse ratificato il nuovo Patto fiscale che ci obbliga a un percorso di rientro molto impegnativo dal debito pubblico e non abbiamo forse messo in Costituzione il pareggio di bilancio?"

Ma mentre commentatori ed economisti si preoccupano delle eventuali scelte politiche, la politica ufficiale niente. Sta discutendo di alleanze (ogni giorno diverse), di fanta programmi irrealizzabili a causa dei provvedimenti di Monti, di diritti civili che è sempre un buon argomento, ma oggi con i problemi economici imminenti, si tratta di un argomento secondario. Il dopo Monti diventa sempre più enigmatico. I partiti non osano proporre soluzioni e opinioni proprie, non sanno con chi allearsi, non si capisce chi possa vincere, e neppure si è in grado di dire se sarà possibile riformare un nuovo governo Monti dopo le elezioni.

Il problema è che la soluzione ogni giorno diventa sempre più evidente, sta sotto gli occhi di tutti, ma nessuno (ad eccezione dei vari blogger e siti alternativi) osa parlarne apertamente. Si tratta dell'abbandono dell'euro.

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