lunedì 3 giugno 2013

Se svampato il Giappone


All'indomani della batosta alla borsa di Tokio del 29 maggio, su Rischio Calcolato il blogger Rebuffo  scriveva:

"Circa 2.400 punti in meno rispetto ai massimi toccati 6 sedute fa (-18%).

Sono curioso, anzi l’intero mondo della finanza lo è: Cosa faranno le autorità giapponesi, ovvero il ministro del tesoro e della banca centrale per convincere un branco di vecchietti a comprare azioni?

Di certo li hanno convinti a vendere titoli di stato. (peraltro oggi i tassi giapponesi sono scesi di un nulla rispetto a quando “avrebbero dovuto”)"
(www.rischiocalcolato.it)

Il Giappone è l'ultima speranza un po' per tutti. Ma temo sia anche l'ultima esplosione di follia finanziaria prima del crollo. Le ultime orge finanziarie da basso impero. Una speranza quindi probabilmente mal riposta.

Sul blog www.ilgrandebluff.info si mette in guardia verso questo tipo di filosofia economica, dello "stampa, espandi e svaluta", iniziata già nel 2008 dalla americana Fed:

"... i neo-turbo-(PSEUDO)keynesiani non capiscono [(ma piuttosto) fanno finta di non capire]che fare deficit&debito pubblico a stecca per comprarsi PIL+Crescita
NON FUNZIONA PIU' o se preferite non è più EFFICIENTE come una volta
perchè ORMAI i principali Players sono globalizzati, sono Multinazionali
l'S&P500 ormai fa 60% di utili extra-USA"


Ma credo che il blogger Bassi sbagli leggermente mira prendendosela con i keynesiani. Chi sono questi qui? Sono personaggi di un'altra pasta, di un altro mondo che non c'è più:

"Keynes ha spostato l'attenzione dell'economia dalla produzione di beni alla domanda, osservando come in talune circostanze la domanda aggregata è insufficiente a garantire la piena occupazione. Di qui la necessità di un intervento pubblico di sostegno alla domanda, nella consapevolezza che altrimenti il prezzo da pagare è un'eccessiva disoccupazione e che nei periodi di crisi, quando la domanda diminuisce, è assai probabile che le reazioni degli operatori economici al calo della domanda producano le condizioni per ulteriori diminuzioni della domanda aggregata. Da qui la necessità di un intervento da parte dello Stato per incrementare la domanda globale anche in condizioni di deficit pubblico (deficit spending), che a sua volta determina un aumento dei consumi, degli investimenti e dell'occupazione."
(it.wikipedia.org)

Ce ne fossero di keynesiani veri tra le file della Fed e della Banca del Giappone. Qui di interventi statali nell'economia reale non ne vedo proprio. Vedo un fiume di denaro che corre nelle borse mondiali ad alimentare aumenti di prezzi delle azioni e speculazione; e correre verso investimenti iper sicuri in titoli di Stato a tripla A. Ma dato che questi sono sempre meno e poco redditizi, vanno bene anche i titoli del Ruanda e i Btp dell'Italia.

Curiosamente i titoli di Stato giapponesi, malgrado il generoso Quantitative easing di 75 miliardi in dollari al mese, hanno raddoppiato il tasso di interesse, anche se rimangono ancora sotto l'1%.


"le grandi banche e i grandi fondi (anche i fondi pensione) in questi 8-10 mesi si sono letteralmente riempiti (a leva) di tutto l’obbligazionario possibile, dai titoli di stato USA a quelli del Ruwanda (non scherzo, tutto vero), dalle obbligazoni Coca Cola a quelle delle CaniStracci Oil (ve le ricordate).

Il giochetto di ogni singolo gestore è sempre lo stesso che gonfia e fa esplodere le bolle speculative.: Si cavalca l’onda “tanto” con un clic ci si può liberare di tutto e venderlo a “qualcun’altro” all’ultimo momento.

Il motivo per cui le bolle speculative quando esplodono fanno crollare i prezzi è proprio questo: Perchè TUTTI sono dalla stessa parte del mercato, e dopo i primi a vendere, TUTTI cercano di passare il cerino a qualcun’altro."

(www.rischiocalcolato.it)

Potrebbe essere iniziata la fuga dai rendimenti troppo bassi, soprattutto in Giappone dove la relativa Banca Centrale non riuscirebbe a tamponare il ritmo della fuoriuscita di capitali con la stampa di nuovi yen. Anche perché molti di questi investimenti super sicuri non lo sono poi così tanto. Va bene che i titoli di Stato giapponesi saranno sempre coperti dalla BoJ, ma è anche vero che con un debito al 250% sul Pil, di questo passo diventeranno carta straccia, al livello dei Canistracci Oil di Pozzetto... Questo pericolo non si correrebbe se si investisse in economia reale, in lavoro.

Ma c'è un ma.

"Guardate che il Giappone è un esperimento FONDAMENTALE per l’Italia, o meglio per osservare i magici effetti della “svalutazione competitiva” su un paese:
Senza materie prime
Manifatturiero ad alto valore aggiunto
Con una popolazione “vecchia” e con un alto patriminio liquido investito in attività finanziarie e immobiliari

Vi ricorda nessuno? Uhmmmmm

Dunque continuiamo a studiare. Io ad esempio mi chiedo a che santo si voterà il pensionato giapponese una volta persa la fiducia nei suoi Titoli di Stato domestici e una volta presi due sonori schiaffoni dala borsa…. e se….. (stiamo a vedere)"
(www.rischiocalcolato.it)

 Il Giappone, come tutte le società dell'occidente (inteso in senso largo), sta diventando un paese per vecchi. In un paese di vecchi non c'è crescita, agli anziani non interessa più il consumismo, non spingono più i consumi di beni come auto, case, elettrodomestici ecc. tipici dell'età produttiva. Aumentano i consumi di servizi sanitari e assistenziali, che sono molto spesso spese di welfare. Quindi diventa difficile creare la crescita, ma ancora di più per via indiretta, gettando un fiume di denaro nell'economia finanziaria, sperando che qualcosa entri nel circolo economico tradizionale. Ci vorrebbero i keynesiani veri: quelli che si sporcano le mani con opere pubbliche, olio di officina, loppa di fonderia, calce dei cantieri...

Ad ogni modo, consiglio a S. Abe primo ministro del Giappone, di fare il pieno agli elicotteri:

Se fallisce il Giappone, lanciamo banconote dagli elicotteri

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