domenica 7 aprile 2013

Se fallisce il Giappone, lanciamo banconote dagli elicotteri


L'Europa, cioè la Bce, cioè la Germania, si è auto imposta una politica monetaria restrittiva. Anche di fronte all'esplosione del debito pubblico e dei relativi tassi d'interesse, la Bce ha erogato denaro con il contagocce. I 1000 miliardi del Ltro sono un prestito alle banche. Un prestito che ha dato ossigeno alle banche, che l'hanno dato agli Stati comprando debito pubblico, ma che andrà restituito da banche e Stati.

La Fed invece è stata più generosa, e con i Quantitative easing ha immesso grandi quantità di denaro nel circuito bancario e nel debito pubblico, a "gratis". E' stato così creato del nuovo denaro. Che non ha prodotto inflazione, in quanto pochissimo di questo nuovo denaro è sgocciolato nell'economia reale, che rimane boccheggiante. E' denaro servito ad impedire il fallimento di banche e Stato, e a far crescere una mostruosa bolla borsistica che prima o poi salterà.

In Europa l'economia reale è agonizzante, soffocata dal debito privato e pubblico, privata del sostegno delle banche che non riescono più a erogare il credito. Questo avviene in modo differenziato all'interno del continente: le economie deboli sono state travolte per prime, a causa della loro scarsità di risorse e della loro cattiva gestione/organizzazione. Poco alla volta però la crisi raggiunge il cuore forte del continente.

La Francia è barcollante, ed ora anche l'Olanda è stata colpita dalla crisi debitoria privata, nello stesso modo della Spagna. La Germania comincia a vedere un calo del Pil e dell'occupazione, ma è solo al principio della curva discendente. E' già stato coniato un nuovo acronimo animalesco che riunisce le nuove fonti di preoccupazione europea: FISH (France, Italy, Spain e Hollande). Benché i problemi dei già Pigs non siano mai stati risolti veramente.

Vista a grandi linea questa situazione internazionale, cosa hanno pensato in Giappone? di seguire la strada americana, accentuando ancora di più la politica espansiva della Fed. Così si esprime Soros al riguardo:

"Giappone ed Europa si stanno muovendo in direzioni opposte. Il Giappone sta fuggendo mentre l'Europa sta iniziando ad adottare quella politica di lenta morte"
...
Ma attenzione: Soros non si complimenta con il Giappone, visto che quanto il paese sta facendo "è piuttosto pericoloso". Inoltre: "la quantità diquantitative easing che (il governatore Haruhiko Kuroda della Bank of Japan) sta immettendo è la stessa degli Stati Uniti; ma il Giappone ha una dimensione di appena un terzo rispetto agli Usa, dunque la manovra è tre volte potente rispetto" a quelle della Fed. (in una situazione in cui i debiti del paese non accennano a diminuire, tutt'altro).

Di conseguenza, "se continueranno a fare quanto hanno iniziato, non saranno in grado di fermarsi. Se lo yen continua a scendere, cosa che sta facendo, e i cittadini giapponesi ritengono che sia propenso a continuare a calare, e vorranno depositare i loro soldi all'estero, allora la flessione della valuta potrebbe assumere le dimensioni di una valanga".

Dalla metà di novembre la moneta è scesa -21% circa, calando nelle ultime ore a 97 contro il dollaro, e molti strategist ritengono che il suo valore possa arrivare a 100-110 entro la fine dell'anno."

(www.wallstreetitalia.com)

Da quel che si osserva ora, il Giappone non sembra beneficiare moltissimo di questa super svalutazione competitiva. E' anche vero che la guerra valutaria è appena iniziata, e probabilmente i risultati sulle esportazioni si vedranno più avanti.

Ma intanto si avvertono subito, sul Giappone gli effetti negativi:

  • Svalutazione dello Yen su tutte le altre valute
  • Tassi sul debito pubblico Giapponese impredicibili: da una parte ci sarà una spinta fortissima da parte dei privati (fondi pensioni compresi) a liberarsi della cartaccia Giapponese per comprare bond denominati in altre valute. Dall’altra ci sarà la Banca Centrale a comprarne a vagonate, un esempio? Guardate che è successo stanotte:



Il rendimento sui Titoli di Stato Giapponesi a 10 anni ha aperto al minimo di tutti i tempi allo 0,35% (per 10 anni!!!! ambulanzaaaaaa), per poi aumentare di quasi il doppio e chiudere a 0,65%. E tutto in una singola seduta di borsa!!!!! Siamo alla follia pura. Cioè il mercato ha aperto confidando negli acquisti della Banca Centrale Giapponese e ha chiuso sulla scia di una valanga (appena iniziata) di vendite reali di titoli giapponesi da parte degli investitori.


  • Prima o poi la bilancia commerciale migliorerà, ammesso che “alcuni” paesi (tipo la Cina) non decidano di alzare barriere commerciali sulle merci giapponesi. Se non dovesse succedere (e in fretta) sarà il tracollo per l’intera economia giapponese non più in grado di acquistare le materie prime da cui dipende."

Se il Giappone fallisce, sarà preclusa la strada alternativa all'austerità, cioè quella dello "stampare denaro" per sostenere l'economia. E finirà che altre nazioni che hanno anticipato o seguito il suo esempio si ritroveranno nelle stesse condizioni e sottoposti allo stesso trattamento speculativo (fuga di capitali, fuga dai titoli di stato ecc.).

Io penso invece che ancora una volta si sta sbagliando tutto. Si agisce sempre, sia che si passi dall'austerità o dal Quantitative easing, dalla parte dell'offerta o delle banche o della finanza.
Ed invece, di una politica espansiva c'è un urgente bisogno, ma dalla parte della domanda. L'esempio ce l'abbiamo sotto il naso qui in Italia, e tutti fanno finta di non vederlo:

"Marzo chiude con 132.020 targhe e una flessione del 4,9% verso marzo 2012, interrompendo così il calo a due cifre dopo 15 mesi consecutivi. Questi i dati rilasciati oggi dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti che portano il primo trimestre dell’anno a 354.931 auto vendute, in flessione del 13% sull’anno precedente."
(www.unrae.it)

"A volere guardare il pelo nell’uovo, ...  sull’auto sono entrati in vigore a Marzo gli incentivi per le automobili “ecologiche” specie quelle a GAS (link al Fatto Quotidiano) . La Fiat si è fatta trovare pronta con una flotta bi-fuel e ha archiviato il primo trimestre di crescita da 2 anni."
(www.rischiocalcolato.it)

"Marzo è stato “un mese di forte crescita” anche per il brand Fiat, che ha immatricolato oltre 28mila vetture, il 13,8 per cento in più rispetto all’anno scorso e ha aumentato la quota di 3,5 punti percentuali, attestandosi al 21,5 per cento. Nel primo trimestre del 2013 Fiat ha registrato quasi 78mila vetture ottenendo una quota del 21,9 per cento, 2,6 punti percentuali in più nel confronto con lo stesso periodo dell’anno scorso."
(www.ilfattoquotidiano.it)

Sant'Incentivo ha colpito ancora. I Quantitative easing vanno fatti nelle mani dei consumatori e non nelle mani di intermediari che investono in beni finanziari fini a se stessi. E nemmeno per migliorare l'offerta sperando, attraverso una stupida guerra valutaria, di piazzare i propri prodotti all'estero. Il mercato interno non è influenzato da politiche internazionali, da guerre doganali o altro. E' sempre li a disposizione, facilmente controllabile. L'aumento del Pil nazionale che consegue a politiche espansive interne, può generare maggior gettito fiscale, che rende a sua volta meglio sostenibile il debito pubblico.

Il credito privato poi funziona meglio se i consumi interni aumentano. Un credito basato sull'economia reale è sempre più sano di quello basato su strumenti finanziari al limite della "Catena di Sant'Antonio" come derivati e affini.

In Europa, dovrebbe essere la Germania ad iniziare una politica incentivante i consumi di questo tipo. Con l'aumento delle sue importazioni, aiuterebbe i paesi più deboli dell'eurozona a risanare i propri conti. Una volta risanati questi, anche i paesi periferici potrebbero adottare politiche di forti incentivazioni ai consumi. La politica di incentivazione potrebbe essere regolata facilmente a piacere, aprendo e chiudendo i rubinetti, a seconda che l'economia si trovi in asfissia o in pericolo inflattivo. Uno strumento assai più preciso e meno pericoloso che quello basato in toto sulle esportazioni adottato oggi da Germania e Giappone.

La creazione di denaro per incentivare i consumi, avrebbe anche il merito di essere socialmente più giusta. Fra questi incentivi, io annovero anche il reddito di cittadinanza (o equipollente) che oltre a consentire di mantenere l'ordine sociale, consente di mantenere livelli minimi di consumi. 

E' giunto il momento di percorrere la strada inversa: cioè finora si è pensato di favorire il ceto alto per far si che questo investisse in nuove attività. In realtà questa politica ha solo prodotto un aumento iperbolico delle differenze tra ricchi e poveri. L'economia reale non ne ha giovato. Anzi, chi ha grandi capitali non sa più come farli fruttare, perché nel mondo non esistono più investimenti abbastanza sicuri e proficui. 

E' giunto il momento della redistribuzione sociale. Ed a farla, a vantaggio dell'economia intera, non può che essere lo Stato. Gli incentivi, la leva fiscale, il sostegno della domanda in tutte le sue forme sono i mezzi migliori per ottenere il risultato di avere una società più giusta e una miglior ridistribuzione della ricchezza nazionale.

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