lunedì 17 giugno 2013

Fare quattro risate


Viva il Decreto del Fare... quattro risate sulla pelle dei contribuenti e dei cittadini che si aspettavano provvedimenti incisivi contro la crisi. Il problema è che il governo Letta, usa tutta la propria "simpatia democristiana" per fare quello che il governo Monti, decisamente poco in sintonia con l'opinione pubblica, non è riuscito a fare: una operazione make up, uno zuccherino da dare in pasto alle agenzie stampa e alle televisioni sussidiate. L'unico provvedimento contro la crisi lo può emanare il governo Merkel. L'Italia si è auto evirata perdendo ogni sovranità economica. Il governo nazionale ormai non può andare oltre a provvedimenti in stile comunale, tipo decidere il colore delle panchine o l'orario dell'illuminazione pubblica.

Avevo già scritto un post sul Decreto del Fare, a caldo, in base alle indiscrezioni giornalistiche (Decreto del fare male). Ma più leggo interventi, più mi convinco che questo è l'ennesimo decreto dai mille sedicenti provvedimenti di snellimento, anche utili in alcuni casi, ma non risolutivi delle sorti del paese. In realtà non è sufficiente modificare il funzionamento di alcune modeste parti di iter burocratici complessi... sono le procedure di per se che andrebbero in molti casi eliminate e ridotte all'essenziale.

"Non che ci fosse da attendersi qualcosa di diverso dal governo che ha inaugurato il nuovo corso della DC 2.0, tuttavia per chi aveva anche qualche mera speranza, a dispetto del nome roboante, il “decreto del fare” si conferma l’ennesima accozzaglia di piccole misure cosmetiche per nascondere sotto il tappeto la polvere che non si cerca di gettare negli occhi del popolo bue."
(www.linkiesta.it)

"Finalmente una buona notizia, di quelle che lasciano il segno: da oggi, grazie al governo Letta, non sarà più necessario il certificato di «sana e robusta costituzione» per fare il farmacista. Il «decreto del fare» —lo ha decretato la grande stampa filo-lettiana— è però una cosa seria, dunque è vietato ridere. A riprova di ciò i media ci informano che è stato eliminato anche l'obbligo di presentare il certificato di «idoneità psico-fisica» per fare il maestro di sci. Un'innovazione davvero tranquillizzante."
(sollevazione.blogspot.it)

Però, malgrado in platea il rumore delle risate copra i discorsi degli autorevoli commentatori entusiasti, la stampa mainstream è concorde. Le misure prese dal governo Letta ci faranno uscire dalla crisi. Questa affermazione tra l'altro si era già sentita all'indomani del dimenticatissimo decreto "crescitalia":

"... le 80 misure (ottanta) prese ieri dal governo Pd-Pdl-Sc sono state presentate come misure per l'uscita dalla crisi. Misure magari modeste, misure «cacciavite» le ha definite il Corsera, ma pur sempre misure che indicano come «uscire dal tunnel». Un concetto reso più enfatico dall'ex direttore di Repubblica, Eugenio Scalfari, che assurto ormai al ruolo di portavoce quirinalizio, è oggi un ultras di Letta come ieri lo era di Monti. Questo il titolo del suo consueto pistolotto domenicale: «Lunga la strada, stretta la via. Ma la marcia è cominciata»."

Ma forse tutto questo entusiasmo è dovuto al provvedimento contro quel mostro di Equitalia che impedisce al paese di tornare a crescere...

"La spuntatina alle unghie di Equitalia, se non si può dire che faccia male, finge di affrontare un problema, quello dell’intollerabile asimmetria tra lo stato e i contribuenti, concedendo un po’ di respiro ai sudditi, senza tuttavia intervenire sulla radice del problema.

Questo per non dire che, per quanto odiosi, i superpoteri attribuiti all’esattore non costituiscono neanche il problema principale in materia di fisco. Il problema è l’eccessiva pressione fiscale e la scarsa qualità dei servizi offerti dalla pubblica amministrazione a fronte dell’onere in carico ai contribuenti. Neanche a dire che con il prossimo aumento dell’iva il problema si aggraverà e che i discorsi sull’IMU sono armi di distrazione dei massa utili a chi è in vera malafede o non ha capito nulla dei problemi del paese"
(www.linkiesta.it)

"Vorrei ...focalizzarmi sulla cosiddetta impignorabilità della prima casa, che come al solito è stata travisata da molti lettori, i quali – erroneamente – hanno ritenuto che il Governo avesse o abbia inteso rendere la prima casa “impignorabile” sempre e comunque.

La verità è leggermente diversa: la prima casa, cioè la casa di abitazione, non potrà essere pignorata dall’agente di riscossione(Equitalia fra tutte), quando sussistono particolari condizioni:
1-Se l’immobile di proprietà del debitore è adibito – appunto – ad abitazione.
2-Se l’immobile non è di lusso o non è classificato nelle categorie catastali A/8 e A/9 (ville e castelli).
3-Se il debito per cui si procede è di valore superiore ai 120 mila euro.

Sicuramente un’ottima cosa, che però non esclude affatto che per debiti nettamente inferiori, altri soggetti, per esempio le banche (ma anche i privati) possano procedere comunque al pignoramento immobiliare."

E va bene. Il governo non può pensare a tutto lui, ma almeno sulle cose importanti, sul lavoro per dire, ha preso decisioni fondamentali:

"... sono settimane che Letta ci dice, bontà sua, che la vera emergenza è il lavoro. Ed ecco spuntar fuori la norma sui cantieri. Tre miliardi momentaneamente sottratti alla Tav, al Ponte sullo Stretto ed al terzo valico Genova-Milano, per essere dirottati su altre opere, per lo più nelle aree metropolitane di Milano, Roma e Napoli.
...
Ma da dove tiri fuori il governo il numero di 30mila posti di lavoro nessuno lo sa. E nessuno ce lo spiega, dato che si tratta di una cifra improbabile quanto inverificabile. Cifra tanto più arbitraria, dato che deriverebbe da un momentaneo spostamento di risorse già stanziate, senza che vi sia alcun ulteriore investimento."

(sollevazione.blogspot.it)

"Qualcuno troverà ingeneroso ridicolizzare il governo per la pochezza delle sue azioni. Ma che dire allora della pretesa di affrontare il dramma della disoccupazione giovanile, che ha raggiunto il 38%, con un intervento di poco più di 400 milioni di fondi europei da spalmare in diversi anni?

La sproporzione tra la gravità dei problemi e l'azione del governo è sotto gli occhi di tutti. Emiliano Brancaccio ha detto che «si tenta di vincere la guerra con una cerbottana». C'è davvero poco da aggiungere a questo lapidario giudizio."

(sollevazione.blogspot.it)

Va bene, anche qui ci sono problemi di comunicazione, come direbbe Berlusconi, il governo ha fatto un buon  lavoro. Non è colpa sua se il paese rema contro.
Ma c'è un provvedimento che porterà dei bei soldi nelle tasche degli italiani e potrebbe così trascinare la ripresa. Eccolo:

"Partiamo dalla promessa di ridurre le bollette elettriche. Su questo il trionfalismo governativo, ed in particolare del ministro Zanonato, appare davvero fuori luogo. Intanto l'obiettivo verrà raggiunto, se verrà raggiunto, con un'ulteriore penalizzazione della produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, e già qui ci sarebbe molto da ridire. Ma anche volendo tralasciare questo aspetto, quale sarà l'impatto reale per la famiglia media? Qualche giornalista più avvezzo alle quattro operazioni ha già notato che essendo le famiglie italiane 25 milioni, il risparmio medio sarebbe in realtà di soli 22 euro a famiglia (550 milioni/25 milioni =22). Ci dispiace deludere questi professionisti dell'aritmetica, ma il risparmio sarà assai inferiore. Le famiglie consumano infatti solo il 20% dell'energia elettrica venduta in Italia, dunque gli euri risparmiati saranno solo 4,40 (22x0,2 =4,40).

Circa 4 caffé e mezzo da sorseggiare ringraziando il mitico Zanonato."

Con quattro euro a famiglia, non ci si compra nemmeno la merenda per una gita fuori porta... ma i caffè escono fuori. Ecco forse potremo avere una mini ripresa di un mezzo week end. E' già qualcosa no.

Eppure ricordo che il governo Letta nasceva con tutt'altre ambizioni.
Non si sta battendo da quando è nato per evitare l'aumento Iva e l'abolizione dell'Imu sulla prima casa? Non è forse necessario abbattere il livello di imposizione fiscale?

"Ed infine un'annotazione su un curioso intervento fiscale, anch'esso motivato come misura anti-crisi. Da mesi il teatrino della politica discute di come ridurre l'IMU, come evitare un nuovo aumento dell'IVA, come intervenire sull'IRPEF... il tutto «restando in Europa», con l'impegno a rispettare il Fiscal compact. Ci siamo già occupati di questa gigantesca presa in giro (vedi L'allegra brigata degli europeisti anti-tasse), ma con il «decreto del fare» Letta ha deciso di superarsi. Qual è la prima tassa davvero tagliata dal governo? Semplice, quella sulle imbarcazioni: azzerata fino ai 14 metri di lunghezza, dimezzata per gli scafi superiori ai 14 metri. Un bell'esempio di redistribuzione della ricchezza verso l'alto."
(sollevazione.blogspot.it)

"... per fare qualcosa di concreto, invece di fare finta di farlo, il governo avrebbe potuto ridurre le tasse sui disgraziati che le pagano, soprattutto per i redditi più bassi e spezzare quel legame perverso tra le fondazioni e le banche che soffoca la nostra economia per mantenere il controllo del credito nelle mani di pochi oligarchi. Per non incidere sul processo di consolidamento del bilancio pubblico, la riduzione andrebbe finanziata riducendo voci di spese improduttiva, o anzi dannose, quali i trasferimenti alle imprese (partita di giro per sostentare i bogliardi di stato travestiti da privati) o talune retribuzioni indebite e decisamente inique."

La realtà è meno comica del Decreto del Fare. L'ho scritto così tante volte qui che quasi mi viene la nausea a ripeterlo. Quindi lo faccio ripetere da altri con parole molto chiare:

"Si potrebbe continuare,... è meglio concentrarsi sul contesto in cui sono state prese queste misure. Un contesto nel quale il governo ammette di essere incapace di far fronte alle sue stesse promesse su IMU ed IVA. Un'incapacità dettata dai vincoli europei che, com'era facilmente prevedibile, non hanno fatto registrare alcun allentamento. Da qui la politica del rinvio: si è rinviato il pagamento dell'IMU sulla prima casa in attesa di una rimodulazione dell'imposta in modo da non ridurre il gettito complessivo; si rinvierà probabilmente la decisione sull'IVA in attesa di definire un inasprimento dell'IRPEF attraverso la ridefinizione (ovviamente con nuovi tagli) di deduzioni e detrazioni. Insomma, stante la gabbia europea, tutto si può fare fuorché ridurre la pressione fiscale, che anzi andrà in futuro aumentata.
L'impossibilità di far fronte anche a cifre relativamente modeste come quelle in questione, la dice lunga sulla forza, l'autorevolezza, l'autonomia del governo Letta, un governicchio che galleggia in attesa di tempi migliori, che qualche inguaribile ottimista prevede per il dopo-voto tedesco del 22 settembre.
...
Ma per quali motivi è questa la situazione? Le ragioni sono sempre più di una, ma una è quella davvero decisiva: la subalternità delle classi dirigenti nazionali nei confronti dell'Unione Europea. ... perfettamente in linea con quella del suo predecessore... Forse Letta non mostra un identico sadismo, ma la sua politica non è certo diversa.

Si vorrebbe allora la botte piena e la moglie ubriaca. Cioè il mantenimento degli obiettivi di bilancio, sposato a qualche allentamento di quei vincoli. Ecco allora la comica corsa ad ipotizzare ogni trucco contabile, al fine di rispettare formalmente il rapporto deficit/pil al 3%, pur infrangendolo nella sostanza. Sulla materia si è proposto di tutto e di più: scorporare dal computo suddetto le spese per gli investimenti, quelle sulle infrastrutture europee, quelle per «combattere la disoccupazione», quelle causate dai disastri naturali e chi più ne ha più ne metta. Sta di fatto che i decisori europei al momento non si sono affatto commossi, né per i terremoti, né per i disoccupati e neppure per le spese infrastrutturali...

Cambieranno le cose in futuro? I patiti dell'Europa pensano di sì. Ma su quali basi si fondino queste speranze non è dato sapere. Venendo a Roma, l'altro giorno, il ministro delle finanze tedesco Wolfgang Schäuble, ha ribadito che gli obiettivi di bilancio non si toccano e che di flessibilità in Europa ce n'é già anche troppa.
...
Ecco perché, al di là dei singoli provvedimenti, le misure del governo Letta mostrano una miseria senza precedenti. Frutto di una subalternità coltivata lungo l'ultimo ventennio, di un'impossibilità di cambiare senza ammettere il proprio fallimento, di una classe dirigente che merita solo di essere cancellata.

Non c'è alcuna luce in fondo al tunnel, ma solo nuove sofferenze per il popolo lavoratore. Quisquilie e pinzillacchere, così l'insuperabile Totò avrebbe definito le modeste trovate di Letta e del suo «decreto del fare» di fronte alla crisi senza sbocchi che viviamo da cinque anni. Ma sono quisquilie e pinzillacchere che preparano i nuovi sacrifici che verranno richiesti in nome del Dio Euro. Probabilmente assai prima di quanto si pensi."

(sollevazione.blogspot.it)

La leggenda secondo cui ora alla politica dell'austerità si sostituirà quella della crescita, è appunto solo una leggenda metropolitana. L'Europa non può cambiare politica. Se lo facesse la Germania potrebbe accollarsi dei costi che non può (trasferimenti) o non vuole (quantitative easing) pagare. Quindi si continua sulla strada tracciata alla fine del 2011, e il Decreto del Fare verrà dimenticato nel giro di poche settimane. I suoi effetti saranno trascurabili. Quelli dell'austerità invece lasceranno cicatrici indelebili.

Nessun commento:

Posta un commento