giovedì 13 giugno 2013

Decreto del fare male


Si continua a non capire qual'è il vero problema. Politici e tecnici italiani quando entrano nelle stanze dei bottoni diventano burocrati senza una minima idea di cosa significhi concretamente lavorare. Si dilettano nel produrre norme logorroiche, che per forza di cosa, in certi punti si contraddicono. Più si infarciscono di articoli e commi, molto spesso difficili da leggere in italiano e quindi da interpretare, più si rischia di commettere errori. E' vero che viviamo in società complesse, ma il legislatore italiano non aiuta a dipanare tale complessità, ma partecipa a renderla ancora meno comprensibile.

Anche quando i nostri "cari" (nel senso di costosi) parlamentari si cimentano nelle semplificazioni, in realtà non semplificano. Spostano, riducono, dilatano tempi dei cavilli e degli iter, ma non li cancellano. Le normative rimangono mastodontici monoliti indigeribili.

Il governo Letta ha allo studio un famigerato "decreto del fare", il cui nome vagamente berlusconiano, nasconde in realtà un guazzabuglio di correttivi da inserire qua e la che vanno da un campo all'altro dello scibile umano. Come al solito si agisce con decreti omnibus che contengono cose diversissime e che concorrono ad incasinare i testi unici delle varie materie che vorrebbero regolare.

"Tra le misure messe a punto dal ministro Zanonato spicca la riedizione della legge Sabatini a sostegno degli investimenti effettuati dalle aziende in macchinari e beni strumentali. La norma preparata dagli uffici tecnici prevede l'intervento della Cassa depositi e prestiti. La Cdp fornirà il funding alle banche che a loro volta finanzieranno le aziende a tassi agevolati potendo contare sull'"ombrello" del Fondo di garanzia per le Pmi." 

"La Legge n. 1329 del 28/11/1965, meglio conosciuta come Legge Sabatini, con oltre 40 anni di vigenza, è la Legge agevolativa più conosciuta ed utilizzata in Italia.

Tramite la Legge Sabatini, migliaia di imprese hanno acquistato macchinari a tasso agevolato, grazie ai vantaggi riportati nelle schede successive.

Come funziona
Chiunque voglia acquistare un macchinario destinato alla produzione, si trova di fronte a diverse opportunità offerte dal mercato per il finanziamento dell'acquisto.
L'acquirente può optare tra l'acquisto diretto (regolando i conti direttamente con il Venditore, ad es. a 30/60/90 giorni), tramite leasing o attraverso Leggi agevolative tra cui spicca la Legge Sabatini.
La Legge Sabatini permette al Venditore di scontare effetti con durata fino a 60 mesi dalla data di emissione e quindi all'Acquirente di ottenere una dilazione diretta di lunga durata.

La dilazione
Punto principale di forza della Legge Sabatini è la dilazione di pagamento, che arriva fino ad un massimo di 60 mesi, con un minimo di 12 mesi.
Si tratta quindi di una operazione di finanziamento che arriva nel medio termine, trattando durate di 5 anni.
Anche le operazioni di Leasing possono arrivare ad una pari durata, mentre è difficile che un venditore possa finanziare direttamente gli acquisti per un periodo così lungo."

(www.leggesabatini.it)

E' sicuramente un'ottima iniziativa. Ma se le aziende chiudono per assenza di ordini, a cosa serve un'agevolazione dal lato dell'offerta? E' la domanda, soprattutto quella interna italiana, a mancare. Se ci fosse sufficiente richiesta, ci sarebbe sufficiente concorrenza fra i finanziatori e di conseguenza costi di finanziamento contenuti.

"Nutrito anche il pacchetto semplificazioni che prevede, tra l'altro, l'arrivo del "tutor d'impresa". Una figura che sarà chiamata a supportare le imprese dall'avvio alla conclusione dei procedimenti, curando le informazioni sulla normativa applicabile e gli adempimenti richiesti per l'esercizio di attività produttive."
(www.ilsole24ore.com)

Questa è una delle solite iniziative ridicole contenute nella normativa italiana. Prima di tutto si inventa una nuova figura professionale, che diventa un nuovo costo per l'impresa: il tutor. Alla faccia dell'agevolazione... Poi mi chiedo, che cavolo serve il tutor se l'obiettivo è semplificare gli iter burocratici? Non conviene eliminare questi iter invece di istituire una figura che accompagna l'imprenditore attraverso la giungla degli uffici pubblici? Questa proposta è ridicola ed un insulto per chi chiede semplificazioni e deregulation vera.

Passiamo all'edilizia, altro campo dove ci si diverte a modificare cavilli su cavilli, rendendo sempre più assurdo identificare la procedura da seguire.

"L'obiettivo è di semplificare la procedura di insediamento di grandi industrie, per evitare che le complicazioni dell'iter facciano scappare gli investitori. Il nodo sarà ovviamente l'equilibrio tra questa esigenza e le tutele dell'ambiente e della salute, da una parte, e delle competenze di Regioni, Province e Comuni in materia di urbanistica e insediamenti produttivi, dall'altra. Un punto che rischia di creare frizioni nel Governo e nel rapporto con le Regioni."
(www.ediliziaeterritorio.ilsole24ore.com)

Dopo aver passato le competenze edilizie alle Regioni, e diciamo anche spesso all'interpretazione di ogni singolo comune, ora si tenta di tornare indietro:

"Si delinea infatti una procedura unica statale... Un iter simile, dunque, a quello della legge obiettivo sulle grandi opere. Anche nel caso degli «insediamenti produttivi di interesse generale», infatti, «l'approvazione definitiva del progetto da parte del Cipe .... tiene luogo e sostituisce tutti gli atti di autorizzazione di competenza delle amministrazioni statali, regionali e locali e comporta modificazione automatica degli strumenti urbanistici e, se necessaria, la dichiarazione di pubblica utilità dell'opera».
(www.ediliziaeterritorio.ilsole24ore.com)

Le Regioni potrebbero bloccare una tale normativa, visto che hanno dalla loro parte le modifiche costituzionali (pasticciate) del titolo quinto. Tale normativa potrebbe rimanere impantanata nelle pastoie giudiziarie prima ancora di entrare in servizio.

In Edilizia privata poi si pensa di andare a modificare mille piccoli particolari, che non vedo come possano rilanciare l'economia e l'industria di settore:

"Obbligo di provvedimento espresso di diniego, al posto del silenzio-rifiuto, per il permesso di costruire su immobili vincolati. Estensione dello Sportello unico edilizio anche ai piccoli interventi edilizi soggetti a Scia e Cil. Proroga di due anni della validità dei permessi di costruire già rilasciati.E poi: niente più obbligo di rispettare la "sagoma" negli interventi di demolizione e ricostruzione e niente più obbligo di progettista "indipendente" nella Comunicazione inizio lavori."

Ormai ogni anno una novità. Ogni anno più casino:
... dall'ampliamento dell'attività libera (2010), all'introduzione della Scia (2011), al silenzio-assenso sul permesso (2011), allo Sportello unico rafforzato (2012)."

(www.ediliziaeterritorio.ilsole24ore.com)

Ok va bene... sono piccoli interventi utili, ma non capisco che semplificazioni sono. Per quale motivo in Italia devono esistere così tanti metodi per ottenere un permesso edilizio? Non era meglio abolirli tutti (Permesso di Costruire, Segnalazione certifica di inizio attività, Comunicazione inizio lavori, Denuncia inizio attività) e istituirne solo uno, massimo due? Semplificare dal vocabolario italiano significa:

" Rendere semplice o più semplice qlco., agevolarlo:
...
[sogg-v-arg] Perlopiù nella loc. s. la vita, rendersela più facile"

(dizionari.corriere.it)

Quelle proposte non sono semplificazioni ma modifiche di modalità burocratiche o dilazioni di tempi. Le norme sono sempre le stesse. 
Si prevede anche di concedere una dilazione nella tempistica di realizzazione dei cantieri, nella speranza che la crisi prima o poi si risolva:

"Tutti i permessi di costruire già rilasciati alla data di entrata in vigore della norma verrebbero automaticamente prorogati di due anni: da uno a tre anni il termine per avviare i lavori, da tre a cinque quello per concluderli. È diffuso infatti il fenomeno dei cantieri mai avviati, nonostante il permesso acquisito: così si consentirebbe di ripartire senza dover ripresentare il progetto e ripagare progettista e oneri."

Ma se non vengono più erogati mutui e la crisi prosegue nel far precipitare i prezzi degli immobili, a cosa serve dilazionare i progetti all'infinito? Anche qui ci vorrebbero delle politiche dal lato della domanda, non dell'offerta, come quelle escogitate in Inghilterra (basterebbero anche meno generose):

"il capo del governo di Sua Maestà insieme al ministro delle Finanze George Osborne ha partorito un’idea davvero originale per far tornare il paese a crescere: una bolla immobiliare.Ad alimentarla sarà il programma “Help to Buy” che aiuterà i britannici senza grandi redditi ad acquistare una casa
...
“Help to Buy”, appena varato, è finanziato con ben 3,5 miliardi di sterline.
I vari “schemi” sembrano molto convenienti. Il primo, chiamato “Equity loan” prevede che il mutuatario anticipi solo il 5% con un deposito in banca.
Il 20% lo anticipa lo Stato e il restante 75% viene prestato dalla banca.
Con questo schema bastano quindi 10mila sterline per comprare un’abitazione da 200mila.....
...
lo stato darà fino alla quinta parte del valore dell'immobile, con restituzione senza interessi, e sarà il garante finale in caso di problemi
in caso di mancato pagamento l'erario pubblico si farà carico delle perdite. in altre parole la banca presta a un mutuatario, ma i rischi sono di tutti."

(www.ilgrandebluff.info)

Per chi lavora nel settore, è inutile ricordare quanto siano ridicolmente complesse le norme sulla sicurezza nei cantieri. Tanto che in molti sospettano che la prolusione di norme e cavilli in questo tipo di legislazione, non servano più di tanto a scongiurare incidenti, quanto piuttosto a permettere agli ispettori delle Asl o di altri enti di controllo di appioppare con una certa sicurezza sanzioni pecuniaria ad impresa, committente  e responsabili della sicurezza. 
Un modo come un'altro che lo Stato adotta per tirar su dei soldi. Nel marasma normativo del testo unico è impossibile che non sfugga qualcosa che immancabilmente è oggetto di multa... Forse, almeno qui, qualcosa di positivo si farà. Almeno una la devono azzeccare:

"Tornano le norme di semplificazione anche in tema di sicurezza. Nella bozza compaiono infatti una serie di alleggerimenti relativi alla compilazione dei documenti di valutazione dei rischi di interferenza (Duvri), l'esclusione dei piccoli cantieri dall'applicazione delle norme del Tu sicurezza"
(www.ediliziaeterritorio.ilsole24ore.com)

E poi la "semplificazione" che tutto risolve:

"Sul Durc la principale novità riguarda l'estensione a 180 giorni della validità del documento che attesta la regolarità contributiva delle imprese. L'obbligo di acquisizione di ufficio del documento è già operativo e nel campo dei lavori pubblici, dal primo luglio, dovrà peraltro essere assicurato tramite la banca dati nazionale tenuta dall'Autorità di vigilanza (Avcpass) liberando le stazioni appaltanti da questa incombenza."

Il Documento Unico di Regolarità Contributiva è un'altra di quelle cose che poteva nascere solo in Italia. Io mi chiedo per quale motivo, dei tecnici che devono occuparsi di urbanistica, di costruzioni, di calcoli statici e tutto ciò che concerne l'edilizia, debbano fare anche il lavoro che competerebbe agli impiegati dell'Imps e dell'Inail. Il Durc dovrebbe essere completamente abolito! altro che 180 giorni. Ognuno impari a fare bene il suo mestiere, perché non ha alcun senso che geometri, ingegneri ed architetti si sostituiscano ad Equitalia o al Ministero delle Finanze o all'Imps.

La trasmissione Report, forse già qualche anno fa, aveva fatto un'inchiesta sulle procedure burocratiche tedesche in edilizia. Il regolamento edilizio di una piccola cittadina vicino a Berlino, simile a una nostra città di provincia, era interamente contenuto su un foglio in formato "A3": un sogno per noi italiani che abbiamo a che fare con volumi spessi come romanzi di Ken Follett. E poi, nella civile Germania, le procedure di controllo riguardavano per lo più l'estetica e la statica dell'edificio, lasciando ampia libertà di intervenire all'interno. Con pratiche composte di pochi fogli che potevano anche essere spediti via posta agli uffici pubblici competenti. I quali rispondevano e consegnavano il permesso edilizio con lo steso sistema. 

Altro che i faldoni che si compongono in Italia contenenti i documenti, i progetti, le relazioni più assurde che tanto nessuno leggerà mai. La nostra amministrazione pubblica non solo non ha mai compreso l'uso dell'informatica che non è stata inventata per aumentare il carico burocratico, ma sta contribuendo al disboscamento dell'Amazzonia con l'enorme produzione di documenti che richiede.

Quelle tedesche, in campo edilizio, sarebbero le vere semplificazioni da fare. Basta copiare dai migliori. Ma si continua a non capire. Si continua a modificare venti commi alla volta che invece di semplificare la vita, ingenerano ancora più confusione. Perché spesso nuove norme, generano periodi di transizione in cui non si sa bene quali applicare. Oppure, ancora peggio, nel guazzabuglio delle leggi italiane, nuove norme vanno in contrasto con quelle vecchie che il legislatore distratto si è dimenticato di abrogare.

Se continua così sarà l'ennesimo buco nell'acqua. Come ho già scritto, le semplificazioni normative in Italia andrebbero appaltate ad un ente sovranazionale, perché i nostri tecnocrati proprio non capiscono cosa voglia dire semplificare la vita ed il lavoro degli italiani. Questo decreto del fare, non servirà a molto. Sicuramente è una fragilissima barriera da opporre ad una ormai molto vicina ulteriore crisi globale...

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