venerdì 7 giugno 2013

Avviso ai naviganti: burrasche in arrivo


Probabilmente è l'inizio dello sgonfiarsi delle bolle finanziarie. Per ora un piccolo forellino, che potrebbe essere il preludio ad una deflagrazione gigante e multipla. Ci sono vari segnali inquietanti: il Quantitative easing giapponese sembra ormai essere arrivato al capolinea. Ora pochi credono che possa funzionare. I risultati sembrano inoltre contraddittori:


"Calcolato in dollari, dall’inizio della “svalutazione competitiva di ABE”, l’indice nikkey ha guadagnato il 7,21% mentre in Yen circa il 43%

La cosa interessante è che visto che per ora in Giappone non c’è stato un aumento dell’inflazione, mentre per un europeo o un americano in effetti la borsa giapponese è salita di poco più del 7%, per un giapponese del 43%. Nel senso che i cittadini giapponesi investiti in azioni hanno effettivamente avuto un “effetto ricchezza” pari al 43% in 7 mesi, nonostante i recenti crolli.

Un altra dimostrazione di come la stampa di moneta renda molto più ricchi tutti coloro che stanno “vicino” a chi stampa.

Davvero interessante l’esperimento giapponese."

(www.rischiocalcolato.it)

Vedi ("Se svampato il Giappone")

Gli interventi della Fed, per quanto più equilibrati non hanno sortito tutti questi effetti mirabolanti sull'economia reale:

"Indicazioni incerte dal mercato del lavoro Usa, alla vigilia dell'appuntamento cruciale, quello del rapporto sull'occupazione degli Stati Uniti nel mese di maggio. Nella settimana terminata il 1° giugno, il numero dei lavoratori degli Stati Uniti che ha fatto richiesta per la prima volta per ricevere sussidi di disoccupazione è sceso di 11.000 unità a 346.000, meno delle attese." (www.wallstreetitalia.com)

"Gli ordini di beni durevoli negli Stati Uniti sono calati del 5.7% a Marzo. La volontà di acquistare beni durevoli, che diversamente dai beni giornalieri sono sottoposti a meno oscillazioni, indica l’impegno della popolazione nell’investimento di lungo termine; un declino in questo paramentro, quindi, rappresenta una crescente sfiducia nell’economia in generale e nel mercato del lavoro....
La Federal Reserve ha dichiarato Mercoledì che la sua campagna di stimolo economico sarebbe continuata con lo stesso ritmo che aveva avuto da Dicembre, mettendo a riposo qualsiasi illazione secondo cui avrebbe cercato di fare di meno.
...
un sacco di gente crede nello sproloquio. Pensano che la FED – attraverso qualche magia mai spiegata e dimostrata – contribuisca a migliorare la vita delle persone."


La Fed ha migliorato la vita di alcune persone, perlopiù brokers e banchieri...
Si potrebbe riassumere il tutto con la frase: tanto Qe per nulla. Se non fosse che questo gioco dura da un lustro intero (vedi "Cinque anni di steroidi nelle borse").

E non appena il gigantesco castello di carte mondiale salterà, gli spread torneranno di moda in un battibaleno. Basta vedere cosa è accaduto nella giornata in cui Draghi ha dovuto ammettere di non avere al momento cartucce idonee per aiutare (non risolvere) ad uscire dalla crisi europea: una salita degli spread dell'8% in 12 ore, con quello ispanico che torna a superare 300 punti.

"Le dichiarazioni di oggi di Mario Draghi post meeting Bce sono un triste rosario di impotenza ed auspici. Forse non poteva andare diversamente, perché le elezioni tedesche bloccano ogni e qualsiasi risoluzione. Oppure perché è necessario rendersi conto che una banca centrale, neppure quelle “classiche” (cioè parte integrante del paese di cui emettono moneta, e che perseguono mandati duali di massima occupazione compatibile con stabilità dei prezzi) possono fare molto, quando è la politica a latitare, quando “funzioni di utilità” nazionali impediscono un comune denominatore minimamente efficace, quando un gruppo di paesi ha un egemone che non vuole ma forse neppure può rovesciare le condizioni del sistema, perché questo andrebbe ben oltre la propria forza economica."
(phastidio.net)

Quando sarà deflagrazione dei listini borsistici mondiali, e molti analisti dicono che ci siamo vicini (altri come Roubinì invece pensano ci siano ancora due anni di rialzi), sarà deflagrazione anche della zona euro.
Se la Grecia è stata "salvata" facendo un sacco di errori secondo l'Fmi e con grande competenza secondo l'Europa, la stessa procedura non potrà essere seguita per Italia e Spagna (e probabilmente Francia). Nessuno è in grado di sostenere il nostro debito pubblico, tanto per fare un esempio. Ci saranno i fuochi d'artificio nella zona euro.

Se oggi Confindustria, di fronte ad un crollo del 15% delle imprese, chiede di rendere l'economia più semplice (sburocrattizzazione) per ridurre i costi, rimanendo comunque di fede eurista, in caso di crack sarebbe la prima a chiedere il ripristino della lira. Ogni cosa a suo tempo. Su questo condivido l'opinione del prof. Bagnai: un referendum sull'euro è inutile, in Argentina l'opinione pubblica era favorevole al mantenimento del cambio alla pari pesos/dollaro, fino al giorno prima della rivolta popolare. Quando l'euro non sarà più sostenibile, saranno le elite stesse a chiederne il pensionamento.

Il governo Letta si sta muovendo in modo felpato, sia per risultare simpatico all'opinione pubblica italiana, sia per non urtare la Germania. Ma è una politica di piccolo cabotaggio, in cui si discute della destinazione di una decina di miliardi di euro, quando il bilancio dello Stato ne fagocita 800 e il Pil italiano cede ormai ogni anno 30-40 miliardi. E' una politica che non riuscirebbe a resistere ad una nuova crisi in stile 2008, che questa volta ci investirebbe in pieno.

Inoltre è tutta fuffa. Si millanta questa decina di miliardi come un grande successo del governo Monti, quando l'analisi della Corte dei Conti afferma in definitiva che se quel governo non ci fosse stato oggi il Pil sarebbe di 230 miliardi in più, e le casse dello Stato ne avrebbero 90 in più. Ci siamo giocati 90 miliardi per averne 10. Proprio un bel risultato, complimenti ai tecnici! (vedi "La Corte dei Conti ha nostalgia di Berlusconi").

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