sabato 27 aprile 2013

Il Giappone comincia a vedere i frutti del Qe


Noi italiani siamo terrorizzati dall'uscita dall'euro, e da una possibile svalutazione del 50% della nuova lira. Forse una percentuale persino esagerata, è più facile che la svalutazione non superi a regime il 20-30%. 
Siamo spaventati da una possibile inflazione a due cifre, anche questa tutta da verificare (vedi "Differenza tra svalutazione e inflazione"). Vediamo nella svalutazione una sconfitta, il marchio di una qualche colpa, la punizione per una cattiva gestione economica dell'Italia.

Eppure in Giappone la svalutazione dello yen del 50%, che forse per noi sarebbe difficile da raggiungere, se la sono posti come obiettivo economico e politico. Sono pazzi loro o siamo pazzi noi a continuare ad usare una moneta non adatta alla nostra economia?
Il Giappone con il suo micidiale Quantitative easing ha già quasi raggiunto il suo obiettivo di super  svalutazione, e i primi risultati stanno arrivando:

"Honda Motor stima vendite nette di gruppo a livelli record nell'esercizio in corso (al marzo 2014), pari a 12.100 miliardi di yen, con profitti netti in rialzo del 58%, a 580 miliardi (circa 4,5 miliardi di euro). I risultati beneficiano dell'effetto favorevole della frenata dello yen e dell'aumento sulle vendite di veicoli. 

Per l'anno fiscale 2012, chiuso al 31 marzo scorso, l'utile netto di gruppo si è attestato a 367,15 miliardi (+73,6%) con la spinta delle vendite salite del 24,3%, a 9.880 miliardi, in ripresa sul 2011 segnato dal sisma/tsunami dell'11 marzo e dalle successive inondazioni in Thailandia.
Honda ha segnato il massimo storico di vendite (+29,2%, a 4,01 milioni di unità) di veicoli a quattro ruote. Al netto del Giappone, l'Asia ha avuto un balzo del 34,1% (a 1,12 milioni) e il Nord America del 30,8% (a 1,73 milioni). Per l'esercizio in corso, il target è di 4,4 milioni (+10,4%)."

(www.motori24.ilsole24ore.com)

Sarà anche per questo motivo, che l'Europa incomincia una timida retromarcia. 

"La Commissione Ue apre alla possibilità di un minore rigore sui conti pubblici: "Il rallentamento del consolidamento è possibile ora grazie agli sforzi fatti dai Paesi in difficoltà, dall'impegno Bce e dalle politiche di bilancio credibili". Lo ha detto il commissario agli affari economici Olli Rehn.
"Gli sforzi di consolidamento devono tenere in considerazione le specificità dei Paesi, perciò la dinamica dell'aggiustamento di bilancio sta cambiando", ha detto ancora Rehn parlando a una conferenza in corso a Bruxelles.

"C'è ora spazio di manovra per sforzi meno aggressivi, cosa che non era possibile nel 2012 perchè allora i Paesi dovevano ristabilire la credibilità e rendere sostenibili i conti", ha spiegato Rehn."

Diciamo che il ristabilimento della "credibilità" a fronte di una disastrosa caduta del Pil del sud Europa (e anche di Francia e in prospettiva della Germania) è un'emerita minchiata, che se l'avesse detta Berlusconi ai suoi tempi, sarebbe stato sbeffeggiato sulle prime pagine di mezza Europa.

Diciamo che in Europa ed in Germania cominciano ad essere spaventati, perché le soluzioni dei problemi dell'euro, che gli eurocrati si erano autoconvinti di aver per sempre superati, non ci sono state. I problemi economici sono solo stati rimandati. La Grecia continua ad avere bisogno dei soldi dell'Ue, il Portogallo che era stato venduto come esempio da seguire nella soluzione dei problemi del sud Europa, sogna un epilogo argentino (vedi "Argentina aspettaci, stiamo arrivando"). La Spagna ha un sistema bancario moribondo in un'economia moribonda. L'Italia è un capitolo a se.

Se decliniamo le parole di Rehn sull'Italia, ci possiamo riconoscere il timore che la situazione politica molto fragile non permette all'Europa di continuare una pesante politica d'austerità (vedi "Del governo, del Pd, e altri casi italici").

"Il governo Letta, per tutti questi motivi, sarà una parentesi breve ed inconcludente. Il Parlamento sarà un campo di battaglia, dove cinquestelle, e parlamentari Pd scontenti, faranno pericolose scorribande e metteranno spesso in pericolo la fiducia al governo. Ma lo stesso accadrà con i ricatti del Pdl, che osservando i sondaggi benevoli, farà di tutto per non urtare eccessivamente il suo elettorato.

Praticamente l'Italia continuerà ad essere un caso difficile per l'Europa. Simile alla Grecia, che rivotò, ma diverso. Perché in Italia di solito i problemi si trascinano lungamente e poi non vengono comunque risolti. E alla fine, i nostri esponenti politici, che siano di destra o di sinistra, saranno sempre a Bruxelles a chiedere deroghe e rinvii dei provvedimenti di austerità. La Germania e gli eurocrati in quest'anno dovranno inghiottire diversi bocconi amari, e questa volta non potranno dare tutte le colpe a Berlusconi. Anche Pd e forze antisistema oggi sono in gran parte contrari ai dettami europei e seguono con estremo fastidio le politiche restrittive europee."

(Del governo, del Pd, e altri casi italici)

Diciamo che nella sfida fra politica espansiva alla Fed, e politica restrittiva dell'austerità all'europea, la prima non ha vinto, ma la seconda rischia di trascinarci in un disastro ancora peggiore. 
La Germania osserva l'Honda andare a gonfie vele, e le sue case automobilistiche essere sempre più frenate dall'euro forte e dalla crisi del suo "mercato interno" del sud Europa. Presto saranno gli industriali e poi gli elettori tedeschi a chiedere al loro governo politiche espansive, svalutazione dell'euro, aumenti salariali. 

Uno dopo l'altro i paesi europei, a seconda della loro forza economica, precipitano economicamente verso una tragedia greca. Era già tutto scritto dal principio. Da almeno un anno ci si era resi conto che l'austerità era un cane che si morde la coda, e che la Germania stava segando il ramo su cui è seduta.

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