giovedì 9 agosto 2012

Giocare con la sorte


Chiamato come esperto di economia e di affari europei, Mago Monti è stato insediato sulla poltrona di premier italiano accompagnato da sontuosi salamelecchi della stampa italiana ed internazionale. Ma già nel suo discorso d'insediamento era chiara la vaghezza dei suoi propositi e astratti i benefici delle sue riforme. Si faceva affidamento nella magia dell'austerità e dei "conti a posto". La magia non è stata sufficiente, ed i "conti a posto" dello Stato a discapito dell'economia reale, si sono rilevati un boomerang. Oggi le cose vanno peggio, se è possibile, che sotto il precedente Premier "Unfit".

Ora il nostro mago delle finanze non sa che fare e ha davanti a se due strade che entrambe portano a un disastro: fare nuove manovre recessive e sperare nello stellone italico, chiedere gli aiuti del Efsf/ Mes in cambio di nuove misure di sacrifici, quindi di nuovo recessive.

"La richiesta di aiuti al fondo europeo salva Stati Efsf per ridurre lo spread diventa più probabile con il precipitare della recessione: gli aiuti non andrebbero all’economia reale, ed è probabile che la troika Ue-Fmi-Bce imponga altri sacrifici in cambio del sostegno (anche se il premier sta facendo di tutto per limitare queste “condizionalità”). Ma una riduzione del costo del debito, grazie all’acquisto di titoli di Stato già in circolo o direttamente alle aste, potrebbe limare la spesa per interessi (circa 85 miliardi all’anno) quel tanto che basta da rendere non più necessarie le temute manovre correttive. "
(www.ilfattoquotidiano.it)



Che fare? E' una scelta difficile perchè gli aiuti condizionati della Bce Efsf-Mes non piacciono alla politica italiana da destra a sinistra  (Orgoglioni nazionali 1 2 3) e non li vuole chiedere nemmeno Mago Monti, perchè sarebbe la parola fine sul suo orgoglio di mago dell'economia mancato. Una sconfitta definitiva.
Un'idea alternativa probabilmente è giocare d'azzardo sulla nostra pelle:

"La terza ipotesi è la più rischiosa, ma anche con i benefici maggiori, se le cose vanno bene: restare immobili e aspettare. Sempre al Wall Street Journal Monti assicura che “non ho dubbi che la notte prima della disintegrazione dell’euro la Bce farebbe quello che serve per salvare l’euro”. Ovvero: se c’è l’emergenza, Mario Draghi comprerà debito italiano (e spagnolo) con o senza la richiesta di aiuto posta oggi come condizione (con il conseguente memorandum di impegni da firmare). Ci vogliono nervi molto saldi, però, e sperare che tutto vada liscio. A giudicare dalla gaffe di ieri e dalla successiva smentita – “con il governo precedente lo spread sarebbe a 1200” – anche quelli di Monti cominciano a risentire dello stress."

Il mago si trasforma in biscazziere, giocando il tutto per tutto. Lasciare andare le cose fin sull'orlo del precipizio, aspettando che Draghi stenda una mano per salvarci. Andrà così?

In realtà esistono ancora altre strade temporanee che possono essere imboccate dal governo Monti;  potrebbe allungare i termini dei titoli in scadenza e fare qualche capriola contabile un po' ai limiti del lecito:

"Come spiegato dal docente della Duke University, che ha curato gli aspetti fondamentali della ristrutturazione del debito greco (e non solo) insieme all’avvocato d’affari di Cleary Gottlieb Steen & Hamilton, Lee Buchheit, ci sono i margini per adottare all’Italia il modello usato per l’Uruguay un decennio fa. «Un’estensione delle maturity è più plausibile piuttosto che uno scenario di hard default», disse Gulati durante la presentazione di un’analisi richiesta ai suoi studenti a Londra. Partendo dal presupposto che il 94% del debito italiano, circa 1.600 miliardi di euro, è disciplinato dalla legislazione italiana, i margini d’azione sono elevati per l’esecutivo. La normativa vigente fa riferimento al Testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di debito pubblico (decreto del Presidente della Repubblica 30 dicembre 2003, n. 398). Il ministro delle Finanze ha poteri quasi illimitati.
...
...ci sono altre soluzioni. Una di queste è il possibile utilizzo della Cassa depositi e prestiti (Cdp) per sostenere le aste di titoli di Stato fra settembre e marzo 2013, come ha proposto l’economista Francesco Giavazzi. Dato che la Cdp ha in pancia le azioni di Terna e Snam Rete Gas, si potrebbe girare tutto il pacchetto alla Bce, tramite la licenza bancaria della Cdp, e acquistare obbligazioni governative. Una sorta di bail-in, invece che di bail-out. Eppure, la Cdp non ha una licenza bancaria, come spiega a Linkiesta un funzionario della Bce. Può, tuttavia, accedere alle linee di credito dell’Eurotower in quanto ente accreditato. Ma per ottenere risorse bisogna avere una dotazione di collaterali, in modo da fornirli come contropartita alla Bce. C’è poi un aspetto “effimero” che potrebbe frenare questa proposta. Come spiega il funzionario «una soluzione di questo genere sarebbe inevitabilmente percepita come un aiuto di Stato dalla Germania, che potrebbe opporsi con veemenza». E se così fosse, tutto sarebbe da rifare."
www.linkiesta.it)

Poi c'è sempre l'antico sogno di scambiare debito con valori immobiliari demaniali, che nelle recenti esperienze non ha portato a un gran che. Eppure ci sono forze governative e politiche (per es. Pdl) che spingono di nuovo in questa direzione:

"L’idea, portata avanti anche dal ministro dell’Economia Vittorio Grilli nella lunga intervista al Corriere della Sera di alcune settimane fa, è quella di scendere sul mercato e piazzare i beni pubblici. In tal modo, ha argomentato Grilli, sarebbe possibile ottenere una riduzione del 20% del rapporto debito/Pil da qui al 2017. Le entrate, nelle previsioni del Tesoro, sarebbero di circa «15-20 miliardi di euro l’anno, pari all’1% del Pil». Tuttavia, restano da capire due fattori su tutti: i potenziali acquirenti e il margine di negoziazione che potrebbero avere. In un mercato sottile come quello di questi mesi, con un deleveraging bancario in corso, tutto potrebbe essere più complicato del previsto. La banca britannica Barclays ha infatti espresso dubbi che possano essere rispettate le aspettative. «È possibile che si vada verso una svendita di questi asset pubblici, il cui valore si è già deteriorato rispetto al 2011, quando venne effettuata la prima stima», spiegano gli analisti. Si potrebbe però procedere alla cartolarizzazione, sull’onda della poco lusinghiera esperienza di SCIP 1 e 2, terminate con una liquidazione da 1,7 miliardi di euro. Proprio per via di questo lascito, in via XX settembre sono restii a considerare una nuova securitization."
( www.linkiesta.it)

Si tratta di soluzioni tampone che ci permetterebbero di campare fino alle elezioni del 2013. Soluzioni non risolutive, che potrebbero addomesticare lo spread per mesi ma poi tornerebbe a salire. L'ipotesi della vendita di immobili demaniali poi è troppo complessa per dare frutti nell'immediato. 
Ma potrebbero anche non risolvere a sufficienza il nostro problema spread, visto che Francia e Germania spingono per farci imboccare la strada degli aiuti, e quindi i mercati si aspettano da noi questo comportamento. Potrebbero speculare sull'Italia fin tanto che la decisione non venga presa.

Poi per l'Italia (non per il governo di Mago Monti), c'è la strada risolutiva e definitiva: ritrovare la sovranità monetaria, ed attrezzare la Banca d'Italia con gli stessi strumenti della Fed, e quindi non aver più timore di non riuscire a procurarsi il denaro necessario a finanziare lo Stato agendo solo sul mercato. In pratica stampare nuove lire. Sarebbe un addio allo spread, oppure diventerebbe un parametro come un'altro che non significa default. 
Ma per questa opzione non approfondisco ulteriormente: nel blog sono presenti molti post che parlano di questa ipotesi sostenuta da molte personalità e studiosi.

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