venerdì 28 novembre 2014

Pronti alla guerra?

(al centro il gen. Graziani in Libia... o forse il gen. Gentiloni?)


Gonfiamo i petti nel vento del nuovo patriottismo. Qui è ora di finirla, di farsi mettere i piedi in testa da inglesi e francesi (che per puro caso sono parte con noi della nota disUnione Europea). E' venuta l'ora di rimettere assieme l'impero coloniale di mussoliniana memoria. Si sentono già i tintinni di sciabola e l'odore di polvere da sparo...

"Gentiloni, se l'Onu lo chiede pronti a un intervento in Libia

"Non dobbiamo ripetere l'errore di mettere gli stivali sul terreno prima di avere una soluzione politica da sostenere. Ma certo un intervento di peacekeeping, rigorosamente sotto l'egida Onu, vedrebbe l'Italia impegnata in prima fila. Purché preceduto dall'avvio di un percorso negoziale verso nuove elezioni garantito da un governo di saggi". Lo dice il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, rispondendo - a Repubblica - ad una domanda circa un eventuale intervento in Libia. "Saremo parte attiva nell' individuare una transizione politica unitaria cui subordiniamo l'eventualità di una presenza militare di peacekeeping", spiega il ministro."

(www.ansa.it)

Sarà una speldida avventura: i nostri prodi conquistatori non troveranno ostacoli... esattamente come nei lontani anni '20 sotto la guida del gen. Graziani. All'inizio sembrano innocue passeggiate di salute, poi si finisce per sterminare gli indigeni restii a farsi colonizzare con l'iprite. E' un attimo che le fanfare e i tamburi di guerra si trasformano in un pantano vietnamita.
Intanto le fucine delle pattriottiche industrie belliche sono già in procinto di sfornare nuovi cannoni di peacekeeping.

"nei giorni scorsi ... la discussione nelle commissioni Difesa di quella che viene enfaticamente definita “legge navale”. Si tratta di un provvedimento che consentirà alla Marina di comperare parecchie navi per la modica cifra di 5,8 miliardi di euro. Soldi che, secondo una ormai consueta abitudine, non verranno però caricati sul bilancio del ministero pinottiano ma su quello dello sviluppo economico.
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Stando alle carte e alle dichiarazioni di ministri e capi di stato maggiore le navi che compreremo avranno due qualità maggiche,
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serviranno a sostituire ben 51 navi destinate al rottamatore e, udisci udisci o popolo beota, serviranno soprattutto per la protezione civile, per curare i bambini dei naufraghi, soccorrere i migranti sorpresi dalle procelle, estirpare la cecità dalle popolazioni africane, assistere le partorienti con le doglie.
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Che poi, casualmente, abbiano a bordo sistemi antimissile balistici, cannoni capaci di tirare a 80 km di distanza , missili antinave, eccetera è un dettaglio, un incidente della Storia. Sapete, i pirati somali non hanno rispetto per la vita umana e violentano persino le suore. Meglio essere pronti.
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Cominciamo dalle 51 navi destinate al cannello ossidrico ... Oggi, novembre 2014, la flotta italiana è composta da 54 navi sopra le mille tonnellate. Ci sono poi 12 cacciamine da 500 tonnelate e 4 navi da 200 che fanno pattugliamento per conto dell’Onu in Mar Rosso. Delle 54 unità, quelle che raggiungeranno il limite di vita utile entro una decina d’anni sono una trentina, ad essere larghi. Ma ci sono anche due fregate e due sommergibili in costruzione, e due altre fregate classe Fremm andranno sullo scalo l’anno prossimo. Unità, queste ultime, non finanziate con la nuova legge, ma già pagate con i soldi dei bilanci ordinari. Per cui, il saldo netto è di 24. Numero alquanto lontano da cinquantuno. [è sempre meglio raddoppiare le cifre quando si chiedono soldi pubblici. Ndr]
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De Giorgi vuole rimpiazzare anche corvette e pattugliatori, cioè navi che dislocano tra le 1200 e le 1500 tonnellate. Con che cosa? Con una decina di navi chiamate Ppa (pattugliatori polivalenti d’altura) che dovrebbero invece dislocare attorno alle 4500-5000 tonnellate.
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Con che risultato? Avremmo tra pochi anni la più grande Marina europea. Non ci credete? La Marine Nationale, francese, ha 13 fregate e 2 cacciatorpediniere. Totale: 15 unità di questa categoria. La Deutsche Marine ha 11 fregate tra le 3600 e le 5600 tonnellate. Gli inglesi, che definivano la loro flotta the wooden walls of Old England (le mura di legno della Vecchia Inghilterra), si accontentano di 13 fregate e 6 cacciatorpediniere. In totale: 19. E noi, les italiens? Da 22 a 28 unità maggiori a seconda che i Ppa siano dieci o sedici: 10 Fremm, 2 cacciatorpediniere classe Orizzonte, da 10 a 16 “pattugliatori”. D’altronde lo si sa, Italians Do It Better. È vero, gli Stati maggiori parlano di Mediterraneo allargato. Ma mi sa che stavolta si sono allargati un po’ troppo.
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Non è finito. Nel piano del nostro ammiraglio c’è anche una nave da sbarco di circa 24 mila tonnellate. Va bene, sono anni che se ne parla. E allora? E allora c’è che, sempre secondo Rid, dovrebbe essere armata anche di un sistema antimissile balistico. Incredibile: neppure gli americani hanno sistemi antimissile sulle navi anfibie.
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la cosa più divertente (si fa per dire) è che De Giorgi, con l’acquiescenza dei parlamentari che si sono finora bevuti tutte le sue storielle buoniste, è riuscito a vendere oltre cinque miliardi di navi militari dicendo che servono per fare tante cose, ma non l’unica per cui saranno costruite: la guerra."
(www.ilfattoquotidiano.it)

Nulla di strano. Se poi si pensa alle tante polemiche ed alle alte protezioni presidenziali agli assurdi acquisti dell'aviazione militare, che non si limitano solo al capitolo F35 (si parla di altri caccia eurofighter, satelliti, droni, elicotteri, aerei spia...) si ottiene un'immagine fatta di tanti puntini sparsi. Basta unirli con la penna per ottenere il disegno finale.

Ma che cosa bolle in pentola? Anzi nel Mediterraneo? Le conclusioni possono essere solo due:
o qualcuno a Roma si sta montando la testa e pensa veramente di rimediare alla crisi economica-sociale italiana andando a conquistare nel nord Africa un nuovo impero coloniale;
oppure il tutto fa parte di un disegno più vasto impostato a Washinghton, che vede l'Italia come avamposto per la guerra prossima ventura che si combattera tra nord europeo e mondo arabo-mediorentale.
Tutte le conclusioni sono plausibili.

Ma se dal governo, o dallo stato maggiore dell'esercito ci si possono aspettare posizioni di questo tipo benchè non condivisibili, esistono in realtà pulsioni guerresche anche nella "società civile".Quindi Gentiloni se insiste ancora un po' un certo consenso rischia anche di trovarlo...

"L’Italia dovrebbe intervenire militarmente anche a livello unilaterale per riappacificare la propria frontiera sud, la Libya: è urgente un’intervento, nell’interesse nazionale e nordafricano

Non passa giorno che in Libya ci sia una strage, morti, degrado umano.
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la frontiera sud è al disastro: durante la crisi del 2011, durante il golpe a Berlusconi, la Francia e i cosiddetti partners EU hanno sfruttato l’avversione obamiama per il Cavaliere e per gli italoamericani in generale – che sempre hanno messo alla berlina i neri di oltre atlantico – per togliersi i sassolini dalle scarpe. In realtà non eran sassolini, ma vere rocce: eliminando Gheddafi, nell’interese francese con soddisfazione obamiana, si è infiammato il nord Africa, mossa oltremodo assurda e che è già costata la morte di un console USA oltre ad un incancrenimento della sfida al mondo musulmano.

Detto questo per l’Italia fu un vero attacco agli interessi Nazionali, fu il disastro: infatti nel 2008 oltre al quasi defunto (con Obama) zio ricco d’America, l’Italia si accorse che aveva anche il padrino d’Africa, colui che aveva salvato con soldi propri l’unica banca italiana finita nella crisi subprime a causa delle sue controllate austriache e tedesche. [per non parlare della Fiat alla fine degli anni '80, ndr]
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Ora, la situazione è tale per cui l’operazione Frontex dei miracoli (salvare i profughi che arrivavano ed arrivano in Italia dal fronte sud) l’Italia di fatto se l’è pagata da sola anche a fronte di danni non da lei stessa causati: oggi abbiamo un enorme flusso migratorio che dobbiamo gestire, in Libya c’è un dramma umano e la popolazione è allo stremo, parimenti l’Italia conserva ottime radici ed interessi enormi nel paese dell’ex Rais. Dunque, a fronte di una consuetudine per cui l’intervento nei paesi ex colonie va fatto e governato dai paesi ex colonizzatori ... oggi l’Italia ha titolo per intervenire!
[e molti libici parlano ancora bene l'italiano, c'è anche il vantaggio di non dover utilizzare l'inglese mentre si spara... ndr]
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Vero, bisognerebbe avere l’avallo dell’ONU ma è fuori di dubbio che quanto sta accadendo è una vera e propria catastrofe umanitaria tra Tripoli e Bengazi per cui l’ONU non potrebbe esimersi dall’approvarlo (certamente si opporrebbe solo la Francia ed in parte gli UK, coloro che hanno approfittato del disastro libico impossessandosi di campi ad olio e gas precedentemente inarrivabili per chiunque non fosse italiano). Dunque, ripeto, bisogna intervenire.

Un intervento militare sarebbe per altro giustificato da interessi economici: l’ENI ha enormi giacimenti in sfruttamento in Libya, se si dovesse ricostruire Saipem ed altre aziende private (Salini, Maltauro, Gavio solo per citarne alcune) avrebbe/avrebbero tutte le capacità tecniche ed anche economiche per operare e rimettere in piedi la parte infrastrutturale del paese, in pagamento si potrebbe utilizzare l’oro nero per cui il rischio credito sarebbero zero o quasi. Infatti Saipem all’estero ce la vorrebbero fare vendere, magari al francese di turno. Capita la solfa?
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Insomma, invece di dire cretinate stile Bonafè per televisione sulla crescita che c’è e non c’è stile gioco delle tre carte (dove è la crescita?) non sarebbe meglio prendere il toro per le corna, o anche tirare fuori le palle, e dirigere un intervento riappacificatore in Libya trasformando l’ex colonia nella scintilla per creare occupazione e crescita attraverso l’intervento italiano nella ricostruzione dei disastri fatti dalla guerra? Notasi, le uniche aziende che ancora restano nel paese in guerra sono quelle italiane, le uniche due ambasciate costantemente aperte sono quella italiana e quella ungherese!.

Matteo Renzi dovrebbe ragionare su questo aspetto, certamente chiunque dovesse raggiungere questo obiettivo – Berlusconi di far suo ci riuscì – meriterebbe il rispetto della popolazione italiana. E magari anche di quella del nord Africa."


Per chi è così desideroso di fare la guerra in Libia non posso che rispondere con le parole di un "antico statista": "armiamoci e partite!"

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