sabato 29 novembre 2014

Ci sbatteranno fuori dall'euro



Ci sono queste voci di attacco natalizio all'Italia sullo stile di quello del 2011. Ci sono i continui avvisi della stampa straniera (tedesca e inglese in primis) che consigliano all'Italia di uscire dall'euro. Serviranno solo a vendere più copie questi articoli, o dietro c'è qualcosa di preoccupante? Qualcuno conosce già il nostro inglorioso futuro, la nostra prossima crisi apocalittica? Di sicuro non sarà l'opera di Salvini o Grillo, ma nemmeno di Bagnai e Borghi, a promuovere l'uscita dall'euro. Ma la dura realtà.

"L'economista e giornalista francese Charles Sannat dice che nelle alte sfere della finanza mondiale circola da un po' di tempo uno studio nemmeno troppo top secret circa i problemi fondamentali che l'euro crea e che impediscono una crescita mondiale più stabile e solida.
Per i finanzieri Usa l'euro non è più una soluzione ma ormai è senza dubbio un grande problema.

Wall Street si prepara pertanto all'offensiva di Natale, secondo le voci che girano sui mercati. Stando alle dichiarazioni di interlocutori e fonti citate dal noto economista francese, dipendente di BNP Paribas e professore in diverse scuole parigine, la finanza americana aspetta solo il momento propizio per passare all'azione.

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L'anello debole della catena della moneta unica è indiscutibilmente l'Italia, terza potenza economica ma dove "aziende e banche sono pesci in un acquario in cui il denaro e la liquidità sono la loro acqua".
Il problema è che la vasca è minacciata da due idrofili: le autorità fiscali e il sistema bancario che non fa che svuotare l'acquario.

Tra Natale e Capodanno, una nuova offensiva dovrebbe essere lanciata contro Roma e le sue banche fragili, con l'obiettivo di mettere mano allo stock dei risparmi privati degli italiani e riforma dell'euro, facendo saltare il sistema bancario unico.

Per far vacillare l'euro, un attacco contro l'Italia simile al blitz del 2011 sarebbe evidentemente una buona soluzione, perché richiederebbe meno cash rispetto a un attacco contro la Francia, che però non è da escludere categoricamente."

(www.wallstreetitalia.com)

O magari l'attacco sarà plurimo. Quando l'assedio farà cadere la fortezza italiana ormai sguarnita, anche le altre casematte si ritroveranno senza difese. L'euro comincerà a sobbalzare pericolosamente. E della spazzatura derivata ben custodita nelle banche tedesche e francesi non ne teniamo conto? Anche li potrebbe giungere un attacco mirato e congiunto.

Ma qui si rischia un suicidio collettivo, non solo europeo. C'è l'arrivo concomitante di più cigni neri. Il più nero per colore, è sicuramente quello dello shale oil americano. La guerra del prezzo del petrolio, forse iniziata dagli Usa contro la Russia, potrebbe ritorcersi proprio contro gli Usa per la gioia dell'alleato saudita.

" Il crollo dei prezzi del petrolio sta per distruggere l'industria petrolifera e del gas naturale. 
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"Si pensava che l'industria del petrolio sarebbe stata salvata dal gas di scisto; e invece perderà a causa del gas di scisto", è scritto nel rapporto. "Molte aziende stanno scappando dal business dell'estrazione di gas di scisto: che il motivo sia la scarsa redditività, come in Texas, nel Nordest degli Stati Uniti, o in Polonia; o per le proteste contro l'estrazione in Inghilterra e in Romania; o per le sanzioni contro la Russia", il punto è che ci sono diverse vittime.
E già i prezzi del petrolio a $80 (ora hanno sfondato anche la soglia dei $70) stavano iniziando a "diffondere il panico, tanto che un articolo ha annunciato già i primi segnali di un rallentamento delle operazioni di trivellazione".

"Le più grandi società energetiche sono obbligate a vendere molti asset per salvarsi; la loro produzione è scesa in modo drammatico (...)"; diverse aziende si stanno indebitando a ritmi sempre più elevati e le operazioni che riguardano l'industria petrolifera (il gas di scisto in particolare), improvvisamente rischiano di non essere più redditizie se nel lungo termine i prezzi continueranno a oscillare al di sotto della soglia a $80". Per non parlare dei "finanziamenti (al settore petrolifero), il cui accesso sta diventando sempre più difficile in questi tempi di crisi economica".

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"Tutti questi fattori stanno convergendo verso uno shock dei mercati petroliferi nei prossimi due anni. I tempi saranno duri per le società energetiche. Dal momento che queste rappresentano una quota significativa della capitalizzazione del mercato azionario globale, l'effetto domani sugli indici azionari e sull'economia non si farà attendere. I mercati finanziari potrebbero essere colpiti da un enorme shock nel 2015, che questa volta non sarà da addebitare alle banche, ma all'industria petrolifera".  
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"quest'anno i produttori di petrolio importeranno capitale per $8,6 miliardi. Per fare un confronto, gli stessi hanno esportato $60 miliardi nel 2013 e $248 miliardi nel 2012
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In altre parole, gli esportatori stanno ritirando la liquidità dai mercati finanziari, invece che portare nuova liquidità. E questo potrebbe risultare in aumento dei costi di accesso al credito per i governi, per le aziende e per i consumatori, dal momento che la liquidità diventerà scarsa."
(www.wallstreetitalia.com)

Tutto questo implica che molte banche americane che hanno investito in questa nuova industria estrattiva rischiano il tracollo, con tutto quello che ne consegue di solito per l'economia mondiale. E quando si genera scarsità di liquidità le banche raffreddano il credito, gli Stati entrano in competizione per vendere i loro debiti pubblici. E lo spread si impenna. Anche se oggi i titoli di Stato europei vanno bene: ma attenzione, potrebbe essere una bolla.

Un colpo all'Europa e all'euro, un colpo alla Russia, una sberla allo shale oil, e poi tutto verrà giù come i castelli di carte. Quando e se bisognerà preoccuparsi veramente? Probabilmente il segnale verrà dal prezzo dell'oro: quando raggiungerà i 3000-5000 dollari/oncia significherà che sta per crollare tutto.

"La battaglia mondiale per l'oro è appena all'inizio. Germania, Francia, Svizzera e Olanda stanno trattatno il rimpatrio dell'oro depositato nei forzieri all'estero
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L'oro sta facendo un ritorno impressionante nel sistema finanziario e la domanda continua a crescere. Dopo la decisione dell'Olanda di rimpatriare 122 tonnellate di oro dalla Fed Usa, in attesa della decisione del referendum svizzero "salvate il nostro oro" e mentre i partiti populisti in Francia iniziano a chiedere il rimpatrio urgente dell'oro, persino la Bce ha annunciato che potrebbe comprare oro nel tentativo di sconfiggere lo spauracchio della deflazione.
Secondo Harvey Organ, grande specialista in materia, l'oro potrebbe salire a 3.000-5.000 dollari l'oncia entro la fine dell'anno.

Per lui la manipulazione dei prezzi di oro e argento finirà a dicembre e il prezzo verrà rivalutato, sfociando in una nuova crisi economica annunciata.  

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"Stiamo assistendo a un trasferimento massiccio verso tre paesi principalmente. Cina, Russia e India stanno accumulando il metallo prezioso in grandi somme", dice l'esperto. "Mosca ne compra 6-10 tonnellate al mese e l'India è a 1000 tonnellate l'anno".
"Se si calcola che il mondo produce 2.200 tonnellate di oro l'anno senza la Russia, la Cina e l'India, più del 100% dell'ammontare prodotto è comprato dai tre paesi"

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Dal 1998 la domanda è salita a 4 mila tonnellate l'anno, ma l'oro prodotto è di 2200-2400 tonnellate massimo. Ciò ha fatto si che "negli ultimi due-tre decenni, tutto l'oro 'mancante' è stato prestato".
"Vi sveglierete la mattina seguente e vedrete che l'oro scambia a 3 mila dollari l'oncia e salirà di 500 dollari al giorno. Succederà presto, prima della fine del 2014. L'oro scarseggia, non ne hanno più"."

(www.wallstreetitalia.com)

La corsa all'oro è un brutto segnale di solito per l'economia. Anche se probabilmente il mercato negli ultimi mesi/anni è stato messo sotto controllo ed il prezzo manipolato da governi e banche centrali: infatti il prezzo dell'oro si mantiene abbastanza stabile, e addirittura a volte scende malgrado le grandi richieste.

Per esempio, come documenta Fannyking, il tasso Gofo, dato dalla differenza fra il Libor e il tasso a cui si presta l'oro diventa sempre più negativo. Costa di più farsi prestare oro che moneta, malgrado detenere oro sia piuttosto costoso e inutile. Questa situazione evidenzia la notevole richiesta d'oro, benché l'andamento del suo prezzo dica l'opposto.

"Diventa persino difficile raccontarla questa cosa. Vedere il prezzo dell’oro che non solo NON sale ma scende in presenza di un crollo mai visto per estensione temporale dei tassi GOFO
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implica un fra le due situazioni o entrambe:
- Il mercato si rifiuta di prestare oro fisico a tassi bassi
- Il mercato richiede oro fisico IN PRESTITO accettando di pagare tassi alti (a cui vanno aggiunti costi di custodia)

La domanda è: perchè farsi prestare oro fisico e non chiudere l’operazione sul mercato?

Le risposte possono essere due:
1) Perchè si ipotizza di potere acquistare oro fisico (non futures attenzione) in futuro a prezzi più bassi e quindi si serve il mercato facendosi prestare ora da chi lo possiede per poi restituirglielo in un secondo momento.
2) Per scongiurare un aumento esplosivo del fixing dell’oro fisico a Londra

Ora il caso 1 è illogico. Se voglio andare short sull’oro mi vendo contratti futures, pago molto di meno e ho una quantità inimmaginabile di rogne in meno.

Per me rimane il caso 2. E’ in atto una guerra. Intendo una guerra vera fra superpotenze."
(www.rischiocalcolato.it)

Più che una guerra si è tentato in questi anni di rimandare ed evitare l'inevitabile. Così nel 2007-2008 si è evitato che molte banche Usa fallissero. Invece di far pagare gli errori ai responsabili del disastro, si è optato per la stampa di dollari e quindi il quantitative esing. Poi una volta abituati male, i centri finanziari sono diventati schiavi di questa droga. Da allora tutte le strategie finanziarie messe in atto sono servite per mantenere il più possibile lo status quo, cercando di frenare la caduta dell'economia mondiale. Riuscendovi solo in parte, solo in maniera superficiale. E per di più creando sempre più bolle finanziarie ingestibili.

Ora si cerca di calmierare in modo artificiale anche il prezzo dell'oro per non favorire Cina e Russia che hanno fatto il pieno, e forse per non lanciare un cattivo segnale ai mercati che subito capirebbero che la situazione è molto grave. Fino a quando si riuscirà a tamponare artificialmente queste situazioni? Le cose non potranno andare avanti all'infinito, governi e banche non hanno risorse illimitate per tamponare e rimandare il crollo. Prima o poi la situazione sfuggirà di mano e ci faremo tutti molto male. Il turbo capitalismo cerca di eludere le sue stesse regole, di evitare le cadute predette dalla teoria del mercato, per proteggere pochi privilegiati ai vertici del mondo. Ma alla fine anche loro scopriranno che i fallimenti sono una regola da cui non ci si può sottrarre quando il mercato ti giudica inadeguato, o quando hai sbagliato i conti.

La caduta dell'euro, oltre a far parte della situazione impazzita in cui si trova l'economia finaziarizzata mondile, oltre ad essere giustificata da motivi intrenseci all'Europa e alla costituzione dell'euro, potrebbe essere un'altra operazione volta a recuperare qualcosa sulle spalle degli europei. Quando ci sarà il ritorno alle monete nazionali, il rischio potrebbe essere quello di un'aggressione alle ricchezze private dei cittadini europei. Nazioni ed economie molto deboli potrebbero diventare facili prede delle multinazionali e della finanza rapace. E permetterebbe al dollaro di eliminare una moneta  concorrente rafforzandosi sulle rinascenti "monetine" europee. L'Europa ritornerebbe di nuovo marginale ed al guinzaglio degli Usa. E purtroppo non potremmo dare la colpa solo alla speculazione, agli Usa od alla sfortuna. L'integrazione vera non l'abbiamo voluta prima di tutto noi europei, costruendoci un modello istituzionale ed economico fallimentare. Ora non ci resta che raccogliere quanto seminato.


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