martedì 23 settembre 2014

Siamo agli sgoccioli. L'euro non è più bello come prima.


Comincia la corsa alla scialuppa di salvataggio degli economisti che contano. Dopo aver svillaneggiato gli economisti e opinionisti eretici che si scagliavano contro la moneta unica, alcuni cominciano a comprendere che non c'è via d'uscita. Non bastano piccoli o grandi aggiustamenti delle economie periferiche per rendere sopportabile l'euro, e per ritornare alla crescita. L'evidenza dei fatti supera qualsiasi ideologia economica che dica il contrario.

Il più illustre di questi economisti ravveduti sembra proprio Zingales, il quale ha lanciato il suo "contr'ordine compagni (liberisti)" e credo presto sarà seguito da altri. Fra poco rimarranno solo pochi economisti neo-nazisti a tifare austerità ed euro, e molti spaesati politici teste di legno che faranno di tutto per rifiutare l'idea del loro fallimento ideologico. Ma anche loro dovranno riposizionarsi se non vorranno sacrificare una carriera travolta dalla realtà.

"È come quando Ulisse si fa legare all’albero per non cadere vittima del canto ammaliatore delle sirene: 
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entrando nella moneta unica e rinunciando alla leva della politica monetaria per intervenire sugli shock economici, è un po’ come se si fosse fatta legare a un albero; ed è come se ora, non solo in piena recessione ma anche alle prese con la nuova bestia della deflazione (i prezzi vanno giù), la nave del Belpaese fosse diretta a vele spiegate verso gli scogli.
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... incrociando una crisi economico-finanziaria senza precedenti, si è creata un’insanabile contrapposizione tra paesi del Sud Europa (tra cui l’Italia) e del Nord Europa, con i primi in posizione di debolezza e i secondi, rappresentati dalla Germania, 
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Una contrapposizione che, per certi aspetti, evidenzia l’economista nel suo libro, ricorda molto quella tra Nord e Sud Italia ai tempi del processo di unificazione di fine ’800.

... il contesto è cambiato a tal punto che anche un economista come Zingales, in passato più critico verso l’Italia e le sue pecche che verso l’area dell’euro nel suo insieme, riconosce che ora qualcosa va cambiato. 
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Sono lontani i tempi in cui il Belpaese aveva (quasi) tutto da guadagnare (soprattutto in termini di interessi meno salati da pagare sul debito) a entrare nella moneta unica. 
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E ora che cambiano i fatti l’Italia deve ripensare la sua permanenza nell’euro, perché se si va avanti di questo passo il rischio è di finire contro gli scogli.
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E quindi ora come se ne esce? In una recente intervista al Secolo XIX, il professore di Finanza alla University of Chicago Booth School of Business, da sempre convinto liberista, suggerisce che il premier Matteo Renzi dovrebbe cercare di dare vita a una coalizione tra paesi del Sud Europa, Francia e socialdemocratici per risolvere la questione del lavoro. In sostanza, l’economista propone di creare un sistema federale di sussidi che possa risollevare le economie dei paesi del Sud Europa in modo che poi possano avviare le necessarie riforme. Quelle che non aveva avviato l’Italia di Romano Prodi al momento di entrare nell’euro e quelle che poi non sono state avviate nemmeno dai successivi governi di Silvio Berlusconi."

(www.formiche.net)

Perché la Francia dovrebbe farsi carico anche dei sussidi di disoccupazione spagnoli, portoghesi, greci ed italiani? Mi pare un'idea inaccettabile. Ma a parte quest'ultima, l'abbandono dell'euro è forse la dichiarazione più spiazzante di Zingales, per un certo mondo eurocentrico, di quelle che possono far mancare la terra da sotto i piedi...

Zingales abbraccia l'eresia no-euro, e diventerà sempre più difficile per altri fare finta che tali propagandisti eretici siano solo dei pazzi. Per un po' gli intellettuali con radici a sinistra, potranno dire: ma Zingales è un liberista di destra, è normale che dia di matto. Però se i Zingales cresceranno, c'è il rischio che i berlusconiani diventino (o tornino ad essere) favorevoli al ritorno ad una moneta nazionale. E dato che l'Italia si avvia a diventare sempre più una nazione governata da grandi coalizioni, sarà difficile anche per un Renzi decisionista ed euro-telecomandato continuare a trascinare l'Italia dove non vuole più andare. La strada dell'euro diventa ogni giorno più inagibile, prima o poi gli italiani (in maggioranza moderati) saranno influenzati dal nuovo sentiment, e come fanno i somari quando si impuntano, cominceranno a indietreggiare e scalciare. Dispiace per l'immagine degli italiani come somari (anche se è un animale simpatico), ma del resto se fossimo stati delle volpi, nell'euro non ci saremmo mai entrati...

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