venerdì 22 agosto 2014

20 grafici sul caso Italia



"Dal sito del CIPE, vi riporto questa serie impressionante di grafici, basati sulle cifre di lungo periodo, utili come strumento di lettura delle trasformazioni economiche che il Paese sta affrontando.La presentazione dei grafici sui principali indicatori economici dell’economia italiana dal 2000 ad oggi, confrontati con l’andamento medio europeo, permette di cogliere l’evoluzione nel tempo della situazione economica italiana.
Questi dati vengono associati alle previsioni e agli obiettivi quantitativi del Governo, in particolare per quanto riguarda la crescita economica, l’indebitamento netto e il debito pubblico, individuati nel Documento di economia e finanza (DEF)."

(www.rischiocalcolato.it)

Il grafico del Pil è disastroso, e la previsione del Def patetica. Ma in realtà osservandolo meglio, si vede che la crescita italiana è completamente interdipendente a quella europea della zona euro. Il grafico italiano segue quasi fedelmente quello europeo. Con una debolezza evidente: la crescita in Italia riprende a risalire con molta più lentezza rispetto alla media europea. E questo è sicuramente da imputare ai costi eccessivi dovuti alla burocrazia ed al peso della tassazione che opprime l'impresa italiana.

Il Pil trimestrale indica che abbiamo raggiunto il massimo nel 2007-2008, circa 1500 miliardi di euro annualizzati, prima della grande crisi finanziaria della Lemhan Brothers. Oggi il Pil annualizzato dovrebbe collocarsi intorno a 1350 mld di euro. Con una perdita secca dal 2008 del 10% circa, tornando ai livelli del 2000.

Il problema della crescita in Italia sembra comunque un problema antico, come si evince dal grafico successivo. 


E' chiaro che con il tempo l'economia italiana ha perso slancio, in modo costante. Il grafico si ferma al 1980, ma se proseguisse fino agli anni '60, troveremmo crescite che sfiorano il 10%. Questa costante discesa indica in modo chiaro che l'economia italiana è sempre stata ingabbiata in una normativa sbagliata, che invece di incentivare la produttività l'ha via via resa più difficile. L'Italia avrebbe bisogno di una decisa deregulation, che non serve come molti pensano ad evadere meglio, ma a lavorare meglio.



Il grafico di comparazione superiore indica di quanto si sia avvantaggiata la Germania con l'euro, e quale sia la capacità di organizzarsi dei singoli Stati europei. Italia e Spagna sono messe male, la Francia arranca, l'Inghilterra sta intravvedendo una timida risalita, ma dopo una discesa molto "italiana"...


La produzione industriale è crollata molto più di quanto sia crollato il Pil, ben il 30% stando a quanto indica il grafico. E' davvero un miracolo che questa nazione rimanga ancora in piedi... Non c'è grafico migliore per mostrare quanto abbiano inciso la chiusura, delocalizzazione, e contrazione del settore produttivo italiano. E tutto questo grazie all'euro e alla perdita dell'arma della svalutazione della lira.


Malgrado il settore privato sia al collasso, lo Stato è riuscito a mantenere i conti piuttosto in ordine. Infatti la linea blu segue molto da vicino la media europea. La linea rossa delle previsione attiene più alla narrativa fantascientifica che alla realtà.


Il debito è il nostro tallone d'Achille storico, ma con l'euro la situazione è peggiorata. Da notare che l'unica modesta curva verso il basso, coincide con l'incremento del Pil visto nei grafici precedenti, negli anni 2007-2008. Segno che il miglioramento della sostenibilità del debito avviene solo con la crescita, che la permanenza nell'euro però ci impedisce.


La spesa delle amministrazioni pubbliche purtroppo è aumentata continuamente. Il grafico indica come la spesa sia aumentata quando le cose andavano ancora bene nel settore privato, mentre è proprio in questi periodi di bengodi che la spesa pubblica dovrebbe essere messa sotto controllo. Si vede poi la spesa pubblica invertire bruscamente la salita con il Patto di Stabilità Interno adottato sotto Tremonti. I tagli lineari pur essendo ingiusti hanno funzionato. Poi la curva riprende a salire, ma perché questo grafico esprime una percentuale su un Pil che precipita catastroficamente: per quanto si tagli tale percentuale è destinata a salire.


Dal grafico superiore si capisce perché il ministro Poletti voglia colpire i pensionati. Quella sulle pensioni è una spesa in crescita costante. Probabilmente la riforma Monti metterà un freno a tale crescita, ma il problema è che pochi giovani lavorano e la demografia italiana (ma in generale occidentale) vede un costante calo delle nascite ed un aumento della vita media.


Inflazione e prezzi, indicano quanto sia stretta la correlazione delle economie della zona euro. Infatti hanno iniziato ad andare in deflazione i paesi periferici più poveri, e poca alla volta ci arriverà anche la Germania.




Il problema occupazionale italiano è quello indicato dal grafico superiore: lavorano pochi italiani rispetto alla popolazione complessiva. E qui sta anche il problema delle pensioni: non è vero che il sistema retributivo è insostenibile, il problema è che ci sono pochi lavoratori attivi in grado di sostenerlo. Il grafico successivo mostra che la situazione va anche peggiorando, ma non sarà di certo il progetto del taglio dei salari ad incrementare l'occupazione.


I due grafici successivi mostrano molto bene il lavoro compiuto da Monti: infatti ha solennemente dichiarato di aver raggiunto l'obiettivo di distruggere la domanda interna. E c'è riuscito. Le importazioni sono crollate molto più di quanto siano aumentate le esportazioni.


Di conseguenza la bilancia dei pagamenti è andata in positivo. Malgrado ciò l'Italia non ne ha giovato molto.


Il grafico successivo mostra come tutta l'Europa stia seguendo le stesse strategie economiche suicide. Gli investimenti sono sprofondati, e dato che il grafico non suddivide il settore pubblico e quello privato, credo che il calo sia dovuto quasi esclusivamente al blocco degli investimenti pubblici dovuti al patto di stabilità.


I prossimi tre grafici mostrano l'impoverimento della società italiana che ormai non è più in grado di risparmiare. Anche se si nota un ripresa negli ultimi anni. Però come mostra il secondo grafico, i risparmi non si traducono per ora in investimenti, visto che l'economia è in stato comatoso. Anche l'immobiliare comincia a dare segni di flessione, che probabilmente il terzo grafico non mostra in modo completamente veritiero. La flessione è sicuramente superiore.






La situazione è disastrosa, ma il grafico più importante è il primo. Senza crescita nessun problema evidenziato dai grafici successivi verrà risolto. Ma all'interno dell'euro difficilmente avremo una possibilità. Anche se l'Italia ha dei problemi strutturali tutti suoi, è evidente che anche chi ha un'organizzazione statuale migliore, la Francia per esempio, se la passi male esattamente come noi rimanendo nell'euro.

Il governo Renzi non pare abbia le armi per affrontare questo disastro. Per ora si nega la necessità di una manovra sperando che mafia e prostituzione ci salvino dalla recessione. Ma si tratta di trucchi contabili che non miglioreranno i conti dello Stato sempre più in affanno a causa della contrazione del Pil. Alla fine Renzi si scotterà, anche Berlusconi l'ha capito ed ha ritirato la sua disponibilità ad aiutare il "Bomba".

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