domenica 6 luglio 2014

Renzi è alla fine (2)


Renzi è impegnata in questi giorni in una lotta verbale contro l'austerità. Per quanto possano essere condivisibili le sue impuntature contro Wiedeman della Bundesbank ed i tecnocrati, il problema con il premier attuale è sempre di capire se fa sul serio o ci prende in giro. Nel primo caso sarebbe necessario che queste impuntature diventassero lotta vera, ricatti e veti. Altrimenti saranno del tutto inutili e sarà troppo tardi (è già troppo tardi comunque) per salvare l'Italia ed il suo governo renziano.

Come viene indicato sul sito "Vincitori e Vinti", l'era Renzi si prospetta come quella in cui verrà rinforzata corposamente la pressione fiscale. Come se l'esperienza Tremonri, Monti e Letta non fosse stata sufficientemente traumatica per l'economia italiana. Il fatto è che i conti dello Stato scappano di mano, anno dopo anno, mese dopo mese, e chi succede sulla poltrona di premier e ministro delle finanze, è costretto a spremere sempre più i contribuenti.

"... questo stato di cose e le incertezze sul fisco in divenire sono i primi ostacoli al rilancio di qualsivoglia pianificazione d’investimenti, industriali, finanziari o immobiliari che siano
...
Né aiuta la strada che sembra delinearsi (pur in assenza d’ufficializzazioni) come quella scelta dal governo Renzi. Si prospetta, infatti, una strategia in tre fasi. La prima dovrebbe essere costituita (1) dalla temuta modifica delle imposte sulle successioni, con una probabile riduzione delle attuali franchigie che avrà l’effetto d’attrarre a tassazione le donazioni fatte in passato e con la facilmente prevedibile modifica in senso progressivo delle aliquote, (2)dall’introduzione d’un’exit tax sui trasferimenti di residenza fiscale all’estero anche per le persone fisiche (di non semplice coordinamento con le norme europee di libertà di trasferimento delle persone) e (3) dall’implementazione di norme agevolative sul rientro dei capitali dall’estero (voluntary disclosure), probabilmente allargandone gli effetti al sommerso domestico (in una sorta di simil-condono in cambio dell’introduzione del reato d’autoriciclaggio) tramite l’implementazione d’una sorta di «ravvedimento speciale» sulle dichiarazioni dei redditi pregresse. La seconda fase dovrebbe esser data da (4) un riallineamento delle aliquote patrimoniali ordinarie sugl’investimenti finanziari e immobiliari, alzando le prime e riducendo le seconde (anche grazie all’effetto sui valori imponibili dovuto alla revisione del Catasto) e (5) dall’inserimento (ipotizzato fra un anno) delle rendite finanziarie in dichiarazione dei redditi ad aliquota progressiva IRPEF, che determinerà sí una maggiore progressività della tassazione su questo tipo di reddito, ma comporterà un freno agl’investimenti finanziari (date le aliquote fiscali elevate) e una sostanziale modifica dell’offerta di prodotti finanziari (con impatto sull’indotto di quel settore), poiché diventeranno preferibili soprattutto strumenti finanziari che consentano un differimento temporale dell’imposizione. Infine, terza fase, se tutto ciò non bastasse per riequilibrare il bilancio dello Stato, secondo l’ottica che traspare dalle intenzioni del governo, resterebbe l’ipotesi (6) d’un prelievo patrimoniale straordinario, una tantum ad aliquota consistente o periodico ad aliquota 


Altro che sogno d’una riduzione del carico tributario, insomma."

(www.vincitorievinti.com)
(www.rischiocalcolato.it)

Tanto per ripetere per l'ennesima volta le stesse cose, siamo in pieno ciclo Frenkel. Quello in cui lo Stato tenta disperatamente di salvarsi richiedendo sempre più risorse al comparto privato, ma più ne chiede meno l'economia privata è in grado di rinnovarsi e concederne di nuove. Ad un certo punto il tessuto economico su cui vive lo Stato muore, e non resta che il default per entrambi. E' come per quelle piante dette fanerogame, cioè parassite di altre piante (come il vischio natalizio), che succhiano sempre più nettare dalle parassitate, fino a farle morire.

Con questo non voglio affermare che lo Stato è parassitario, perché non sempre lo è o lo è stato, soprattutto quando interviene direttamente in economia. Ma indubbiamente per i suoi compiti essenziali di indirizzo e guida di una società deve usufruire di parte delle ricchezze private. Lo Stato dovrebbe ritornare come in origine, un patto fra uguali che decidono di mettere in comune una parte dei loro beni, per affrontare meglio le questioni che attengono all'organizzazione comune. Ma affrontare al meglio le questioni comuni, significa anche saper valutare i pericoli e cambiare rotta nel caso si avvisti un "iceberg" a prua. In questo oggi lo Stato italiano non è più un patto, ma chi ha ottenuto l'incarico di governarci (in senso più ampio: governo, parlamento, burocrazia...) è ai limiti della delinquenza. Chi è stato incaricato di fare i nostri interessi, o per ignoranza o peggio per interessi opachi sta facendo esattamente l'opposto. Non cambia rotta malgrado l'iceberg è ben visibile avanti a noi.

Tornando al premier, l'unico modo che ha per non lasciare un brutto ricordo, è minacciare o direttamente dimettersi nel caso fosse necessaria ancora una volta una manovra lacrime e sangue. O cambiare rotta alla politica economica del paese scontrandosi con l'Europa e la Germania. Se vorrà lasciare un buon ricordo di se, queste sono le uniche strade praticabili, lasciando ad altri l'onere di massacrare gli italiani. Ma se invece il suo incarico è quello di portare a termine la missione suicida dietro lauto compenso, saremo costretti (salvo improvvisa ribellione) a sorbirci le sue continue promesse e poi probabilmente le sue continue giustificazioni per il fatto di non averle mantenute. Se continuerà sulla stessa strada battuta fino ad oggi la sua buona stella è destinata ad offuscarsi in un crescendo di delusione collettiva.

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