domenica 22 settembre 2013

Saccomanni non è Monti (2)


"Per Saccomanni, il tecnico di riferimento per la Bce (come lo era Monti del resto), è tutto più difficile. E' stretto fra le esigenze pre elettorali di due partiti molto grandi, a cui delle esigenze di Saccomanni portatore delle istanze europee non importa nulla. Ancora una volta è evidente il cortocircuito fra Europa, Pd e Pdl (vedi "Tasse: cortocircuito fra Europa, Pd e Pdl") con al centro il ministro delle Finanze a fare da punching ball.

Saccomanni non potrà far altro che controllare i due avversari politici sul ring, evitando di ricevere qualche cazzotto vagante. E i conti pubblici e privati continueranno a peggiorare qualsiasi cosa si farà: che si mantengano Iva e Imu come vorrebbe l'Europa, e che si faccia il contrario

Del resto va anche riconosciuto che il protagonismo di Monti non è servito, e quindi l'attuale ministro delle Finanze fa bene a non ricalcarne le orme, lasciando il palcoscenico ai politici come Letta e Berlusconi."

(Saccommanni non è Monti)

Ma comunque l’attuale ministro delle Finanze non pare avere mire di carriera politica. L’unico suo obiettivo, per quanto mi pare di vedere, era fare il cane da guardia per conto della Bce e di Bruxelles. Obiettivo che però gli sta sfuggendo di mano.

“Sono ore drammatiche per il governo Letta. L'amara e onesta constatazione di aver infranto, seppur di poco, il limite del 3 per cento nel deficit 2013, a pochi mesi dall'uscita dalla procedura europea, e con l'incubo di ritornarci subito, ha creato nell'esecutivo un'atmosfera nella quale la delusione si mischia all'impotenza. L'aumento dell'Iva dal 21 al 22 per cento dal primo ottobre non appare più evitabile, e nemmeno rinviabile. Il ministro dell'Economia Fabrizio Saccomanni lo ha detto con chiarezza sia al premier Letta, sia al presidente della Repubblica. Non accetterà altri compromessi. Ed è pronto a dimettersi.

Quello che amareggia di più il titolare dell'Economia,poco avvezzo alle liturgie della politica, è il sentirsi dire in privato una cosa, specialmente dall'esponente pdl, e ascoltare poche ore dopo in pubblico l'esatto contrario.

«Ho una credibilità da difendere e non ho alcuna mira politica». Il pensiero di Saccomanni è così riassumibile. Dobbiamo trovare subito 1,6 miliardi per rientrare di corsa nei limiti del 3 per cento. Poi si dovrà concordare una tregua su Iva e Imu, rinviando la questione al 2014 con la legge di Stabilità che va presentata entro il 15 ottobre.

Anche l'ipotesi di differire l'aumento dell'Iva a fine anno è poco praticabile. Nemmeno se aumentassimo la benzina di 15 centesimi - è l'esempio che propone il ministro - riusciremmo a incassare l'equivalente. Ma, si obietta, dopotutto si tratta di un miliardo

D'accordo, la colpa dello sforamento del limite del 3 per cento sarà tutta dell'instabilità politica, come ripete Letta un giorno sì e l'altro pure, ma se guardiamo bene a quello che è accaduto da maggio in poi ci accorgiamo che la cinghia non l'abbiamo proprio tirata del tutto. Anzi. Saccomanni ricorda che negli ultimi mesi sono stati reperiti già ben 12 miliardi per far fronte alle varie misure.

Ma con il conto dei vari incentivi, del rifinanziamento della cassa integrazione, per non parlare dello sblocco dei pagamenti arretrati della pubblica amministrazione che affluiscono alle imprese - finalmente in questi giorni, con effetti positivi sulla congiuntura - si sono esauriti i margini.

Saccomanni è sconcertato dal dilagante populismo antieuropeo. La retorica dei sacrifici chiesti dall'Europa senza mai dire che il rispetto degli impegni è scritto in leggi e decreti votati dal Parlamento e il pareggio di bilancio è addirittura una norma costituzionale. Avanti così e ci siederemo al tavolo a Bruxelles con poche possibilità di strappare condizioni più favorevoli”

(www.corriere.it)

La realtà è proprio questa. Al di la della bravura e del carisma maggiore di Monti o Saccomanni, il fatto che preoccupa ed infuria l’attuale ministro, è che ogni dodici mesi l’Europa e la Bce perdono di fatto il controllo sulla politica italiana.

Lo persero con Monti, che vide il Pdl sfilarsi dalla maggioranza offrendo null’altro che un appoggio esterno. Lo sta perdendo ora da entrambi i due maggiori partiti, uno ritornato all’antico nome Forza Italia, quindi pronto ad andare a elezioni, e l’altro impegnato in una fase congressuale con scontri interni, ma che si sta riposizionando anch'esso per le elezioni.

Non è difficile capire i motivi della disaffezione della politica per i temi economici dell’Europa. Il motivo principale è che questa politica economica non funziona, e sta dissanguando elettoralmente i partiti medesimi. E’ difficile sostenere per tanto tempo delle tesi assurde (pareggio di bilancio in concomitanza di pesante crisi, cioè intervento economico prociclico) e non vedere mai risultati positivi, dover rimandare la ripresa di anno in anno. Non ho tenuto il conto, ma da qualche parte ho letto che è dal 2006 che la ripresa viene rimandata all’anno seguente. Forse anche di più, ricordo infatti le parole dell’avv. Agnelli che disse negli ultimi suoi anni di vita la fatidica frase: “vedo la luce in fondo al tunnel”.

Prima o poi la politica delle conclusioni le dovrà trarre. Il centro destra è pronto a cavalcare il malcontento e promuovere politiche anti europee, anche se poi non è detto che lo farà. Berlusconi si muove sia in base ai sondaggi, sia in base ai ricatti che minacciano i suoi interessi imprenditoriali.

Il centro sinistra, come dimostrano questi giorni di assemblea, è nella confusione totale. C’è una frase di Renzi detta proprio in assemblea, che non è stata sufficientemente analizzata (penso volutamente) sulla stampa mainstream, ma che mi ha colpito e fatto capire che il personaggio ha una visione pragmatica delle cose.

In pratica ha detto, rivolgendosi al governo Letta, o si vogliono seguire fino in fondo le politiche europee e quindi si dice che Iva e Imu così come sono state riformate non vanno bene; o si contestano le politiche rigoriste dell’Europa, “del resto c’è tutta una serie di teorie da Krugman in giù… “.
Krugman? Se ad Olli Rehn è giunta eco di questo discorso gli si sono rizzati i capelli in testa, se non l’ha udito quel giorno deve essergli venuto un fastidioso fischio all’orecchio…

Insomma, nel partito più europeista, più eurista, il core del Pude (partito unico dell’euro) c’è chi osa bestemmiare. Ai lettini si deve essere gelato il sangue nelle vene. Ora scoprono che Renzi non è idoneo a guidare il partito per due motivi: primo perché vorrebbe rottamare i vecchi dirigenti, secondo perché nel suo pragmatismo c’è anche la possibilità di mettere in dubbio il dogma europeista. Non è un dissidente ma è un potenziale eresiarca nella chiesa dell’euro.

Tutto mi fa pensare che ormai le elezioni sono imminenti. Se l’Europa perderà il controllo su questo governo, non avrà più alcun interesse a sostenerlo a tutti i costi. Napolitano potrebbe ancora dimettersi per allungare i tempi della campagna elettorale ormai in corso, ma sarebbe solo un ulteriore supplizio. Forse potrebbe concedere le elezioni e dimettersi in seguito, dichiarando il suo fallimento e lasciando ad altri l’ingrato compito di commissario dell’austerità.

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