domenica 11 agosto 2013

Il costo della crisi di governo


"Se dovesse cadere il governo gli italiani pagherebbero 7 mld di tasse in più, tra pagamento dell’Imu prima casa, aumento dell’Iva e applicazione della Tares.

Lo calcola la Cgia di Mestre secondo la quale l’aggravio per le famiglie oscillerebbe tra i 149 e i 388 euro. ”Nella malaugurata ipotesi che il premier Letta fosse costretto a rassegnare le dimissioni – spiega Giuseppe Bortolussi, segretario Cgia -, gli italiani subirebbero una vera e propria stangata soprattutto nell’ultimo quadrimestre di quest’anno”. La Cgia ricorda che entro la fine di quest’estate il Governo Letta deve definire l’applicazione di tre importantissime imposte: Imu, Iva e Tares."


Quindi in pratica, il Cavaliere rischia in ogni caso di scontentare i suoi elettori, sia che decida di sottostare alle politiche fiscali di Saccomanni (www.ilsole24ore.com), sia che decida di di dare un calcio al governo Letta:

"Imu: i proprietari della prima casa dovranno versare entro il 16 settembre la prima rata IMU e a dicembre il saldo. Anche i proprietari di terreni, fabbricati rurali e alle unità immobiliari appartenenti alle cooperative a proprietà indivisa adibite ad abitazione principale saranno chiamati al pagamento dell’imposta."
(www.blitzquotidiano.it)

E poi c'è il capitolo Iva su cui Pdl e Pd si sono accapigliati qualche settimana fa:

"... ai 4 miliardi di Imu relativi all’abitazione principale se ne aggiungono altri 770,6 milioni di euro; Iva: dal 1° ottobre è previsto l’aumento dell’aliquota ordinaria Iva che salirà dal 21 al 22%. "
(www.blitzquotidiano.it)

Per quanto riguarda la Tares invece l'aumento di imposizione fiscale non è mai stato oggetto di contrasto fra Pdl e gli altri partiti di maggioranza. Quindi dovrebbe essere pagata in ogni caso:

"Tares: è previsto che la nuova imposta sull’asporto rifiuti dia un maggior gettito, rispetto al 2012, di 1,94 miliardi di euro. Un miliardo è dovuto dalla maggiorazione prevista dalla nuova tassa per la copertura dei servizi indivisibili dei Comuni: pertanto, i contribuenti pagheranno 0,3 euro al metro quadrato."

Quindi se il Pdl intende usare l'Imu come pretesto per la crisi, potrebbe essere difficoltoso poi in campagna elettorale dover giustificare il fatto che gli italiani pagheranno entrambe le rate a pochi mesi di distanza, a causa della vendetta di Berlusconi per la condanna in Cassazione. Non è così semplice per il centro destra scaricare il governo in carica senza farsi male. E senza creare nuovi problemi agli italiani.

Il centro destra dovrebbe invece tentare di giungere ad un compromesso per trovare un modo per ridurre l'Imu in alcune casistiche. Sempre che il vero obiettivo di Berlusconi sia questo e non provocare un'instabilità politica in Italia e forse in Europa.
Purtroppo ci troviamo in una situazione per cui sono operanti certi "piloti automatici" di Monti, ma votati anche dal Pdl, e certe condizioni esterne per cui l'Italia in caso precipitasse rischierebbe di essere commissariata e di essere "depressa" ulteriormente dagli interventi della Troika Bce-Europa-Fmi.

"Con un debito pubblico al 1 30% del Pil l’Italia non può permettersi né disordine politico, né governi/maggioranze con indirizzi divergenti dal requisito di rendere sostenibile il debito stesso, nonché ripagabile nel tempo. Un qualsiasi governo italiano, detto altrimenti, deve seguire un binario preciso.
Se non lo facesse, il mercato internazionale non rifinanzierebbe più il debito e questo cadrebbe nella condizione di insolvenza portandosi dietro nel baratro tutta l’economia. Ma per prevenire tale rischio la cui attualizzazione farebbe crollare l’euro, Ue e Bce imporrebbero all’Italia di entrare in un programma di aiuto (acquisto dei titoli di debito) condizionato alla gestione europea - e dei tecnici del Fmi - delle politiche economiche e di bilancio pubblico, in dettaglio. L’Italia, cioè, perderebbe la sovranità residua.
...
In effetti, sulla carta, sarebbe la soluzione esterna per rendere sostenibile il debito che la politica italiana non riesce a fare. Ma tale soluzione implica atti traumatici, tra cui il licenziamento di almeno un quinto dei dipendenti pubblici e riduzioni di salario, oggi osservabili nella gestione esterna della Grecia, che destabilizzerebbero la nazione. Per questo motivo sarebbe vitale per l’interesse nazionale che la politica italiana riuscisse a realizzare il medesimo riequilibrio, ma in modi sovrani e calibrati per evitare shock.
Tuttavia, osservando le espressioni dei partiti in questi giorni, mi sembra evidente che una parte
notevole della politica italiana non abbia chiaro quale sia il binario e il rischio di commissariamento se deragliasse."


Siamo in trappola, anche da un punto di vista delle condizioni economiche generali che non ci permetteranno mai di crescere adeguatamente e superare la crisi. A meno che la disperazione popolare generi fenomeni politici da rivolta e rivoluzioni tali da allontanare le troike, instaurare un nuovo sistema economico e monetario, ripristinare la sovranità monetaria ecc.. Insomma fantascienza.

Ma in questo caso saremmo ancora più oggetto della speculazione internazionale e trovarci ancora più in difficoltà. L'Egitto e le altre patrie arabe delle varie primavere insegnano proprio questo. Ci vorrebbe un giusto equilibrio tra ripudio dell'austerità e nuove politiche monetarie, che però è difficile da trovare quando si scontra con la linea stabilita dal nuovo ordine globale.

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