mercoledì 5 giugno 2013

Le contraddizioni dei produttori globali


Se un produttore vuole battere la concorrenza si adopererà per abbassare i suoi costi di produzione, e purtroppo fra questi quasi sempre i costi del personale. Così la sua azienda diventa più competitiva, i suoi prodotti conquistano i mercati e l'imprenditore si arricchisce. Ma il produttore furbo, è destinato a vedersi copiare la strategia in breve tempo. Così avviene che tutti i concorrenti fanno lo stesso: tendono a sottopagare i dipendenti e quando possono a delocalizzare le produzioni in nazioni in cui i salari sono frazioni di quelli che pagherebbero a casa loro.

E poi che succede? succede che il mercato principale si livella verso il basso e tutti i competitori si ritrovano nelle stesse condizioni di partenza: il mercato è diventato più povero, e il rapporto fra salari pagati e potenziale degli acquirenti ritorna al livello precedente. Prima del precariato e della delocalizzazione.
Ne è valsa la pena? Forse per alcuni che si sono arricchiti nel momento giusto si. Per gli imprenditori arrivati tardi, forse invece si prospettano più guai che piaceri.
Per tutti quanti è comunque un disastro: ci si è collettivamente impoveriti, si sono creati inutili contrasti sociali, si è messo a repentaglio un meccanismo, quello del libero mercato, che probabilmente non è il massimo, ma è l'unico che funziona da secoli e secoli. Anche il "libero" mercato, deve essere regolamentato. Altrimenti diventa un'anarchia autodistruttiva.

"Ma se diminuiscono i salari e aumentano i disoccupati chi comprerà i prodotti? La domanda è già stata fatta da milioni persone in questi anni ed è abbastanza intuitivo che più è distribuita la ricchezza, più un’economia reale fondata sulla produzione di massa funzionerà meglio e magari quella finanziaria (nei limiti in cui è possibile questa distinzione) peggio o comunque senza vagare di bolla in bolla. Adesso vedo che persino gli economisti ci stanno arrivando, nonostante gran parte di essi siano ancora legati mentalmente al tardo Ottocento ...
...
Così Joseph Stiglitz, assieme al collega italiano Mauro Gallegati, ha presentato un nuovo teorema di cui già si è parlato a lungo e che trafigge al cuore il pensiero unico: quando i ricchi (ovvero l’ 1% più ricco della popolazione) si appropriano del 25 per cento del reddito scoppia la «bomba atomica economica». E’ una cosa abbastanza ovvia: per quanto essi possano consumare non consumeranno mai come il restante 99% della popolazione.

...
... insomma il teorema di Stiglitz non fa che ribadire il pensiero di Keynes riportando il focus dell’economia sulla domanda piuttosto che sull’offerta. Il problema è semmai come si sia potuto pensare il contrario e cioè che pochi ricchi sarebbero stati in grado di migliorare la vita di tutti e dunque occorreva tagliare le tasse, distruggere il salario indiretto dello stato sociale, diminuire la democrazia, cancellare le regole per farli diventare più ricchi, attraverso multinazionali, centri finanziari e quant’altro."
(ilsimplicissimus2.wordpress.com)

Come si è potuto pensare che la strada intrapresa ormai 30-35 anni fa potesse portare da qualche parte. Già negli anni '80, nell'inconsapevolezza della mia adolescenza, mi chiedevo: ma se gli Agnelli continuano a licenziare, prepensionare, parcheggiare gli operai in cassa, automatizzare ecc. poi chi gliele compera le loro auto, che oltretutto non sono nemmeno le più belle e accattivanti? Da allora a questa domanda non ho mai ricevuto risposta. Anzi molto spesso ho sospettato che probabilmente non comprendevo certi reconditi meccanismi economici che permettevano di creare ricchezza. Oggi questa domanda ha una risposta ovvia: le auto vengono vendute sempre meno.

Per un certo periodo si è detto: la società del futuro non sarà più industriale, ma terziarizzata.
Anche in questo caso mi chiedevo fino a che punto una società poteva creare ricchezze attraverso professioni intellettuali o servizi slegati dai beni. 
Un altro quesito che oggi ha trovato risposta: il terziario se non è al servizio della produzione, non è altro che inutile e dannosa burocrazia (se va bene), ma può diventare anche una serie di tremendi schemi "Ponzi" finanziari (se va male) che creano speculazione e bolle. In definitiva una ricchezza illusoria che si trasforma in nuova povertà.

"Ma adesso siamo al dunque e l’evidenza diventa evidente nonostante i tentativi di nasconderla, i dati empirici che fino a qualche anno fa vagavano tra i fogli di calcolo impazziti per dare certi risultati, si rimettono in ordine ed esprimono le correlazioni corrette. Ma c’è voluta la crisi, la disoccupazione, il fallimento, la rabbia di un futuro rubato, il declino di intere nazioni per riuscire a mettere la testa fuori dalla bolla di sapone del pensiero unico e dalla forza tensiva dei potentati che la sovvenzionano. Perché, sapete, la logica si può appannare e la matematica si può corrompere, ma la realtà delle vite alla fine, anche inconsapevolmente si impone. Una cosa che deve apparire come una sgradevole novità all’attuale ceto politico che le sofferenze riesce a vederle solo in relazione all’ordine pubblico e che ancora crede che non l’uguaglianza, ma l’iniquità sia necessaria."

Come si rimedierà alla situazione creata in questi decenni? Le aziende, soprattutto le multinazionali, difficilmente torneranno sui loro passi. A meno che il livellamento dei mercati più ricchi, a poco a poco su quelli più poveri, farà ritornare le imprese fuggite con la delocalizzazione. Perché diventerà praticamente uguale produrre in Usa, Germania ed India. Ma in questa situazione la classe dirigente occidentale rischia parecchio: ci siamo abitati ad un certo benessere diffuso e precipitare a condizioni cinesi o indiane, potrebbe provocare una pericolosa rabbia sociale.

Anche ritornare ai livelli salariali precedenti è molto difficile. Nessuna azienda si azzoppa aumentando i propri costi. Ormai nemmeno più gli Stati possono permettersi assunzioni di massa ed insensate. 

Probabilmente uscire da questo corto circuito è possibile. Ma ci vorranno comunque investimenti, fantasia, studio, programmazione, inventiva. E' necessario evitare di deprimersi più del dovuto, ma è urgentemente necessario abbandonare strategie economiche stupide e suicide come quelle degli ultimi 30 anni.

Nessun commento:

Posta un commento