martedì 11 giugno 2013

Ha vinto il meno debole centrosinistra


In una situazione internazionale instabile, con una crisi finanziaria sempre in bilico tra stagnazione e default, mi pare poco interessante scrivere di politica italiana. Un teatrino di scarso interesse e di modesta incisività nella situazione in cui siamo immersi.

L'unica considerazione che mi viene in mente, all'indomani della schiacciante vittoria del centro sinistra, è che ha vinto la parte meno debole. Non direi proprio la più forte. Fra tutti i partiti è di nuovo arrivato primo il partito dell'astensione con il 50% circa, in costante crescita. Un bacino elettorale che non preannuncia niente di buono: aveva a disposizione il movimento di protesta per eccellenza, ma forse non gli basta più. Forse ha ragione lo stesso Grillo: è un elettorato in attesa di un'alba se non dorata almeno di latta. Forse si accontenterebbe di colori più lugubri e di manganelli conditi con olio di ricino...

Per esempio a Roma ha votato il 45% degli elettori che hanno decretato la vittoria del centro sinistra con il 63% dei consensi. Cosa significa? 0,45 x 0,63 = 0,28. Cioè Marino ha vinto con un consenso effettivo del 28%. Significa che i cittadini del centro sinistra si sono comportati correttamente, con un senso civico e del dovere che i cittadini di centro destra non hanno dimostrato. O che non volevano dimostrare per un'evidente repulsione a sostenere il sindaco uscente.

Il centro sinistra tiene perché è un sistema di partiti, con il Pd al centro, maggiormente strutturato e con un elettorato maggiormente fidelizzato. Lo ha ricordato anche il filosofo di disgrazie elettorali Cacciari.
Un elettorato, quello progressista, che vota anche turandosi il naso, ma che per senso civico compie il suo diritto/dovere ai seggi. Poi c'è da dire che fra i nomi dei candidati di centro sinistra, non si riconoscevano quelli nefasti della nomenclatura di partito più odiata. Lo stesso Marino era un candidato periferico rispetto ai "circoli dei caminetti" del Pd. Credo potrà essere un buon amministratore proprio per la sua estraneità rispetto alla dirigenza Pd.

L'elettorato di centro destra invece rimane dormiente, a disposizione di chi saprà di nuovo conquistare il suo cuore. Per ora non si fa irretire nemmeno dalle sirene grilline. Il M5s è troppo distante dal concetto di politica espresso dal centro destra. E' probabile che Grillo alle elezioni abbia fatto il pieno di voti di transfughi dal centro destra, che non si erano ben resi conto di cosa fosse il movimento. Ora che hanno constatato che si tratta di un nuovo tipo di sinistra, probabilmente non si faranno più incantare dai vaffa di Grillo.

Ma non è detto che finisca così. Tutto dipende dall'andamento della crisi euro-conomica. (vedi "La crisi aiuta Grillo").

"Il fatto è che le motivazioni che spingono gli italiani a votare un movimento di rottura, e ad abbandonare i partiti tradizionali, sono di natura economica: è la paura di finire sul lastrico. Il disimpegno elettorale degli astenuti, non è comunque da sottovalutare. E' un messaggio di tregua, non di fiducia nei vecchi partiti.
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In realtà il peggio non è passato. Ci troviamo invece in una fase di sospensione politica ed economica in cui i problemi vengono rimandati a dopo le elezioni tedesche. Persino il Pd farà il suo congresso dopo, ad ottobre, per non dare troppi scossoni politici alla pax europea.
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I due più grandi partiti stanno scommettendo su una situazione geopolitica e geofinaziaria tendenzialmente tranquilla. Cioè una situazione in cui seppur una ripresa economica non arriverà, lo spread continuerà a scendere e il mondo degli speculatori farà finta di dimenticare i problemi dei paesi periferici dell'euro. Ma se come in molti ormai temono, dovessero scoppiare le immense bolle finanziarie mondiali (come le "Scosse" in Giappone hanno fatto intravedere...) gonfiate negli ultimi cinque anni (vedi "Cinque anni di steroidi nelle borse"), l'Italia sarebbe uno dei primi paesi ad essere travolto dalle ondate di default."

(La crisi aiuta Grillo)

Come faceva notare il Sole24ore, già quest'estate potrebbe decretare la fine di questa pace finanziaria,  quindi la fine della luna di miele del governo Letta, e un aumento della rabbia popolare che potrebbe trasformare l'astensionismo in qualcosa al momento imprecisato e pericoloso per la democrazia.

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