lunedì 22 aprile 2013

Serracchiani salva il Pd?


Sottotitolo: il M5s non sfonda, anzi arretra.

Le elezioni del Friuli Venezia Giulia, sono sintomatiche del modo in cui stanno reagendo gli italiani di fronte alle difficoltà economiche e politiche:

su un milione di votanti, 500.000 circa sono rimasti a casa; duecentomila hanno votato per il centro sinistra old style; duecentomila circa hanno votato per il centro destra old style; meno di 100.000 hanno votato per il Movimento 5 stelle.

Innanzi tutto, bisogna dire che il Pd, ha il suo zoccolo duro disposto a perdonare le mattane dei suoi dirigenti. In Friuli, la strategia di candidare una donna giovane, è stata piuttosto azzeccata. Forse la tenuta del partito è dovuta anche a questo motivo. Ma sicuramente vedere che il partito regge con un 40% (che è un 20% effettivo) rincuora elettorato e dirigenti di partito.

Certo c'è poco da gioire, poiché a occhio, direi che entrambe le coalizioni storiche (cdx e cds) dimezzano i voti. Ma comunque il Pd dovrebbe guardare a queste elezioni come a una speranza di risorgimento. Si dovrebbe meditare innanzi tutto sul fatto se convenga disperdere un elettorato fideizzato con una scissione inutile. Io penso che alla fine una scissione vera nel Pd non ci sarà. Si formeranno altri patiti personali attorno a Barca o Vendola, ma come ha dimostrato l'avventura di Ingroia, difficilmente incontreranno il successo elettorale.

Quello che invece deve far pensare Grillo e rivedere la sua strategia politica, non è tanto il terzo posto del candidato cinquestelle, ma il fatto che gli elettori sono disposti a stare a casa in massa, piuttosto che delegare il voto ad una forza nuova ed antisistema. Forse la sola figura di Grillo non è più sufficiente. I "cittadini" candidati dovrebbero avere più spazio e dovrebbe emergere una loro personalità.

Un partito formato da attivisti anonimi, a volte poco avvezzi alla politica, non funziona. Non funziona nemmeno il modo in cui vengono prese e dibattute le decisioni. Se ci deve essere trasparenza, ben venga, ma non vale spegnere lo streaming appena si comincia a litigare: vengano fuori anche le contraddizioni, le spaccature, le correnti interne. Meglio se sono esplicite, che nascoste ipocritamente. L'ipocrisia in un movimento che si dice innovativo, libero, iperdemocratico non ci dovrebbe essere.

Poi comunque siamo a un mese e mezzo dalle elezioni, e la debacle del M5s non deve preoccupare più di tanto. Ma è ovvio che quello che è successo in questi giorni all'interno del Parlamento ha influito sul modo in cui gli elettori hanno percepito il movimento. In qualche modo bisognerà trarne degli insegnamenti per il futuro, e trovare delle soluzioni.

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