martedì 2 aprile 2013

La repubblica imballata



In pratica con la sua invenzione dei 10 saggi, il Capo dello Stato ha scontentato tutti. In particolare mi stupisce l'attacco che gli viene da due fronti contrapposti del giornalismo. Il Fatto Quotidiano titola: "I saggi della nomenklatura" con la "k"; Il Giornale titola: "Il golpe di Napolitano". E dire che dovrebbero essere le due aree giornalistico-politiche più soddisfatte: il Fatto per la mezza vittoria della "prorogatio" di Grillo e il Giornale per la mezza vittoria di Berlusconi che vede approssimarsi un governo di larghe intese.

L'Unità ed Europa, i due quotidiani vicini al Pd, hanno titoli che preludono a critiche velate, ma nulla di più. E dire che nel Pd dovrebbero essere i più irritati da questa imposizione di Re Giorgio, che in definitiva accantona il progetto di Bersani. O forse mi sbaglio, forse sono sollevati dal fatto che non tocca a loro (Pd e intellettuali di area) smontare l'assurdo progetto di inseguimento al M5s (dal loro punto di vista).

Certo è che le istituzioni democratiche italiane, appaiono molto affaticate. L'affanno e la vecchiaia di certe formule e rituali politici nati nel dopoguerra, è evidente come una montagna. Da molto tempo si sarebbe dovuto correggere il modo in cui gli italiani scelgono il proprio governo.
Quando le cose andavano ancora abbastanza bene per tutti, si diceva che il modo in cui dal voto a suffragio universale si giungeva a definire un governo, era opaco e interrompeva in una certa misura la procedura democratica. Ma poi la cosa veniva superata, dimenticata e nel segreto delle stanze del potere e dei partiti un qualche straccio di governo usciva.

Oggi però è quantomai evidente che questa interruzione della democrazia alle soglie del Parlamento, non solo è ingiusta verso gli italiani, ma è anche pericolosa. Genera vuoti di potere per nulla rassicuranti.
Da sinistra soprattutto, si è sempre osteggiato il premierato o il presidenzialismo, nel timore che generasse capi di Stato con poteri eccessivi, che avrebbero potuto resuscitare l'uomo forte fascistoide.

Invece probabilmente è vero il contrario. Sono i vuoti di potere, la debolezza dei leader ed istituzioni a generare i mostri dittatoriali. E successo così con Mussolini ed Hitler. Mentre non è mai successo, in 200 anni negli Stati Uniti.
Oggi per esempio in Francia, i partiti sono frantumati quanto quelli italiani, ma il sistema istituzionale è più stabile. Si elegge un Presidente con il doppio turno, e diventa pertanto un Presidente di almeno una metà dei francesi, malgrado provenga da una coalizione che non supera spesso il 30%.

Da tempo anche in Italia avremmo dovuto scegliere un sistema simile. In realtà lo stesso sistema già lo utilizziamo e funziona ottimamente, tanto che nessuno ha mai chiesto la revisione della legge elettorale dei comuni. Perché da buoni risultati. E malgrado il doppio turno e l'elezione di un sindaco che raramente ha più del 50% dei consensi, i cittadini non se ne lamentano. Perché si rendono conto comunque che è un sistema efficiente. Accanto all'elezione del sindaco, c'è poi l'elezione del Consiglio Comunale con premio di maggioranza, che rende le giunte molto stabili.

E' un sistema giusto? E' abbastanza democratico? Come si dice, la perfezione non è di questo mondo. E' secondo me, un sistema efficiente, che fa identificare, nel bene e nel male un responsabile della condotta pubblica agli occhi degli elettori. Il sindaco può fare quanto promesso in campagna elettorale, poiché ha anche l'appoggio pieno della maggioranza del Consiglio. Se non lo fa, se sbaglia, gli elettori si comporteranno di conseguenza la volta successiva.

Invece con l'attuale sistema istituzionale nazionale uscito dai frangenti della guerra, non è mai chiara di chi sia la responsabilità delle scelte, e chi abbia effettivamente il potere di farle. Quando un governo fallisce, è sempre figlio di nessuno. Come l'attuale governo Monti, prima sostenuto da tutti, poi abbandonato al suo destino. Anche perché in effetti è un governo di "nominati" fuori dal contesto democratico. E' quindi facile per i partiti disconoscergli la paternità.

Ma anche nelle elezioni precedenti della seconda repubblica, è stato sempre individuato un candidato premier per gentile concessione dei partiti. Infatti quando il primo governo Prodi perse l'appoggio di una parte della sua maggioranza, i partiti in spregio alle scelte dei cittadini, decisero di risolvere fra loro l'assegnazione del nuovo governo. Lo fecero difendendosi e trincerandosi dietro la carta costituzionale che prevede per l'Italia una repubblica parlamentare.

Nulla di sbagliato, perché le cose stanno effettivamente così. Tutt'altra cosa è invece considerare se questo comportamento sia giusto. Gli elettori votano un certo indirizzo politico e una persona che se ne fa garante. E' vero che quella persona non sarà sola, ma avrà il controllo democratico di 1000 altri parlamentari fra alleati ed oppositori, le cui opinioni sono pienamente legittime. Ma quando il progetto politico viene meno, si dovrebbe chiedere di nuovo agli elettori di rilegittimarlo, invece di risolvere tutto nelle segrete stanze del potere, come se gli italiani fossero dei bambinoni immaturi.

Se oggi avessimo il "Sindaco degli Italiani" non ci ritroveremo in questa situazione di repubblica imballata. Con l'impossibilità di avere un governo, o di averne uno pienamente legittimato e funzionante. Oggi c'è un vuoto di potere molto pericoloso. Per ora ci si è infilato lo zampino dell'Europa, come è evidente dalla scelta dei saggi che sembrano amministratori aziendali. Ma se le cose si dovessero aggravare potrebbe succedere di peggio. Gli italiani potrebbero volere un "uomo forte"? per ora pare di no ma è sempre meglio evitare di metterli alla prova...

Il problema è che in questa situazione di immobilismo istituzionale, sarà già un passo avanti se si riuscirà a risolvere qualche problema di ordinaria amministrazione. Dubito che si riuscirà a discutere dei massimi sistemi. Dubito che dal Parlamento uscirà una legge elettorale particolarmente innovativa e risolutiva. Il M5s propone di tornare al precedente "Mattarellum".

Questa legge prevedeva l'elezione del 75% dei parlamentari  con premio di maggioranza basato sui collegi (al primo turno) e un 25% proporzionale (ma diverso fra Camera e Senato). Non credo che in una situazione di divisione delle forze politiche in tre parti quasi uguali, questa legge consenta di ottenere una situazione tanto diversa dall'attuale: nei collegi elettorali si è avuta la prevalenza alternativamente di uno dei tre schieramenti, e quindi anche il Parlamento sarebbe risultato diviso allo stesso modo.

Ci vuole altro, ci vorrebbe una modifica costituzionale che permetta l'elezione diretta o del premier o del Presidente, con un adeguato premio di maggioranza per poi riuscire a governare. Solo così non si rischia di avere candidati premier dimezzati come è successo a Bersani questa volta. Solo così si evita di perder tempo con una legislatura, come l'attuale XVII°, che è ormai irrimediabilmente inutile e improduttiva.

Non credo nemmeno che si possa far funzionare il Parlamento come vorrebbe il M5s. Sarebbe bello, ma è quasi impossibile che Pd, Pdl e M5s possano votare gli stessi provvedimenti (anche presi due a due). Alla Camera passerebbero solo i provvedimenti che piacciono al Pd. Al Senato praticamente è un terno al lotto. Non c'è un governo possibile, ma nemmeno un Parlamento utilizzabile.

Non sono ottimista sui destini dell'Italia. C'è una combinazione tra crisi economica, politica ed istituzionale impressionante e difficile da districare. Non si sa cosa attaccare prima e non si sa nemmeno come farlo. Non c'è accordo su nulla. Non si sa quali ricette economiche adottare, non c'è chiarezza sulla nuova legge elettorale, non ci sono linee politiche chiare nei partiti (forse eccetto il M5s), non ci sono idee sulla riforma delle istituzioni (Berlusconi aveva accennato giusto qualcosina in campagna elettorale). Forse deve crollare tutto in modo che poi si possa ricostruire qualcosa di nuovo.

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