lunedì 15 aprile 2013

Il manipolatore della mente


Racconto contemporaneo (genere fantapolitico)

Il signor X, autodefinitosi "manipolatore della mente", per alcune settimane fu attraversato da uno struggimento infinito. Da pensieri che erano più grandi di lui, da paure di sbagliare tutto, ma anche dal desiderio di essere utile alla società. Attorno a lui troppi amici e conoscenti ormai allo stremo, senza lavoro, senza più soldi, e quel che è peggio senza alcuna prospettiva di futuro. L'Italia di quei giorni era in fase di caduta. Una caduta in avvitamento verso un default prima sociale che economico. Il manipolatore della mente avrebbe voluto e forse potuto aiutare i suoi amici più stretti. Ma non gli sembrava giusto: proprio io che non amo le mafie e le camarille, mi creo un "cerchio magico" di amici quasi privati della volontà, come fossero schiavi, robot?

Un attimo. Non ho ancora spiegato chi è il manipolatore della mente. Anzi cosa è. Avete presente un nerd, uno gentile, educato, ma slegato dalla mondanità a cui la maggior parte ambisce. Fin da giovane si era cimentato più volentieri con schede di circuiti stampati, cavi e informatica che con discoteche, automobili e ragazze. Forse in italiano si può tradurre con "secchione", ma forse è riduttivo, perché il signor X non si limitava ad essere bravo nello studio, ma si dilettava anche nella sperimentazione pratica. Il cacciavite lo aveva in mano spesso, ma mentre i suoi coetanei lo usavano per fissare la marmitta ad espansione sul motorino, lui lo usava per montare le sue apparecchiature elettroniche, i suoi improbabili meccanismi automatici.

Finito lo scientifico, tutti si aspettavano che si iscrivesse ad ingegneria elettronica. Infatti lo fece, ma inspiegabilmente, dopo alcuni esami, decise di passare a medicina, specializzazione neurofisiologia. Bhe! per molti suoi amici fu un cambio di passo incomprensibile. Non per il manipolatore della mente, che in pratica si era stufato del linguaggio binario informatico, e voleva capire il linguaggio biologico del cervello. Come faceva da ragazzino, anche all'università aveva mantenuto l'abitudine di alternare penna bic a cacciavite, teoria a sperimentazione.

Facciamola corta. Il signor X deve il suo soprannome al sistema di trasferimento dati da mente a mente da lui inventato, ma non divulgato a nessuno. Il sistema lo aveva chiamato dapprima "stimolatore della mente", ma poi si era reso conto che era meglio "manipolatore della mente" e aveva traslato l'appellativo della macchina su se stesso, immedesimandosi con essa. Era difficile capire dove finisse la parte biologica, neuronale e cominciasse quella informatica.
Cosciente della pericolosità del sistema, per lungo tempo il manipolatore della mente si affliggeva su quale comportamento tenere: divulgare l'invenzione, rischiando di dividere l'umanità in dominatori e dominati, o dimenticare tutto e concentrarsi su qualche altra invenzione meno pericolosa?

Se fino ad allora il pericolo era stato il rimbambimento delle masse attraverso il fu tubo catodico, da quel momento la trasformazione delle menti sarebbe stata una certezza. Tutti avrebbero acquistato i prodotti pubblicizzati non per adesione volontaria, per una stimolazione dei desideri, ma per un ordine subliminale. E fra i tanti prodotti, anche la politica sarebbe stata "venduta" con questo metodo.

Il manipolatore della mente aveva una trentina d'anni. Già un uomo maturo, ma ancora permeato dei sogni di un giovane. Decise con l'impulsività dei giovani. Fece la valigia e si recò a Roma, senza sapere esattamente come e cosa fare. Un'idea gli frullava però nella mente e aveva una voglia matta di trasferirla nella mente di altri. Ma in modo mirato.

In quei giorni c'erano state da poco le votazioni in Italia. Le più strambe della storia repubblicana: gli elettori si erano divisi in quattro parti quasi uguali: il vecchio partito di centro sinistra, la vecchia formazione di centro destra, il nuovo movimento di Grillo e poi una quarta parte comprendente tutti gli altri rimasti.
Non aveva vinto nessuno. E i partiti dominanti il Parlamento si dichiaravano incompatibili uno con l'altro. E' storia nota. Proprio grazie a B. Grillo, un conoscente del manipolatore della mente, era stato votato alla Camera. Non un amico di vecchia conoscenza, ma comunque un amico di facebook. Non molto, ma per lui era un punto d'appoggio sufficiente per mettere in pratica il suo piano.

Con la sua macchina, che ormai era riuscito ad integrare con il suo corpo (e soprattutto con la sua mente), non gli era stato difficile trovare una sistemazione a Roma. Poi rintracciare il conoscente deputato fingendo un incontro casuale, e inserirgli nella mente un vago ricordo di amicizia di lunga data. E da li giungere a conoscere una grande quantità di deputati e senatori, sempre grazie alla sollecitazione neuronale che era in grado di trasmettere da mente a mente. Una telepatia sostenuta dall'informatica. In pratica trasferiva pensieri suoi nelle menti altrui, che poi questi elaboravano incoscientemente pensando fossero pensieri loro. Non avevano il minimo sospetto di essere manipolati. Una prassi eticamente riprovevole, lo stesso manipolatore della mente lo riconosceva, ma il suo piano era questo: sacrificare un migliaio di cervelli, per salvare la vita, le aspettative, e la felicità di milioni di italiani.

In un paio di settimane aveva già trovato lavoro come portaborse, per un deputato non del movimento cinquestelle, ma l'importante era mantenersi vicino ai parlamentari, a qualsiasi costo. Poi il lavoro più duro: demolire le convinzioni politiche più profonde nelle menti dei parlamentari, soprattutto quelli con più legislature, o con diversi anni di militanza. Si rese conto da subito che era un lavoro complicato anche per lo stimolatore della mente. Inoltre anche lui aveva le sue convinzioni politiche. Avrebbe dovuto seguire i suoi ideali, oppure essere il più distaccato possibile? Decise salomonicamente, che era anche il metodo più democratico e rispettoso per i cittadini. Inoltre si sarebbe dimezzato il pesante lavoro di interferenza dei pensieri altrui.

Decise di spaccare a metà sia la formazione di centro sinistra che quella di centro destra. Le due metà più difficili da sollecitare con i suoi pensieri, formate dai politici e dirigenti di partito più ancorate agli ideali e dogmi di parte, le lasciò al loro destino di minoranza ciarliera e polemica. Si occupò dei parlamentari più giovani, più inclini alla novità, alle vere riforme, militanti da poco tempo in politica e fece in modo che nascesse una nuova maggioranza intorno al movimento di Grillo.
Ne questi, ne il Capo dello Stato poterono impedire che si formasse un governo dei cinquestelle, sostenuto da metà dello schieramento di centro sinistra e metà dello schieramento di centro destra. In questo modo nessuno in futuro avrebbe potuto affermare che avesse utilizzato la sua invenzione per avvantaggiare una o l'altra parte in campo.

Da li riuscire a diventare collaboratore di un ministro grillino, fu un gioco da ragazzi. In quei giorni poté spingere al massimo la sperimentazione della sua invenzione, capirne i limiti e migliorare le sue capacità di manipolatore della mente.
E poi via al vero piano. Che non era di certo quello di dare un governo all'Italia, ma di fare cose rivoluzionarie o quasi.

E così impose al governo una serie di sollecitazioni piuttosto pesanti. Manipolazioni delle menti e anche dei conti dello Stato. Ma ormai l'emergenza dell'economia italiana imponeva decisioni fuori dagli schemi. Soprattutto fuori dagli schemi di Bruxelles.
Nell'ordine il nuovo e giovane governo impose il pagamento dei debiti allo Stato alle imprese, lo sblocco immediato dei fondi ai terremotati dell'Abruzzo e dell'Emilia, l'abolizione del patto di stabilità e il sostegno degli enti locali in gravi difficoltà, il reddito di cittadinanza sostitutivo delle varie casse integrazioni, disoccupazioni ed esteso anche a disoccupati che prima non avevano sostegno economico.

Da subito però il manipolatore della mente si rese conto, potendo avere accesso ai conti, che questo provvedimento sarebbe stato del tutto insostenibile. Che sarebbe stata necessaria una sovranità monetaria per finanziare in deficit una tale spesa. Un quantitative easing, come dicevano gli economisti, da far impallidire quello del Giappone. Già solo di debiti della Pa, erano quasi 100 miliardi. Fra tutto si arrivava a 300 o forse 400 miliardi, circa il 50% della spesa corrente dello Stato.

La Bce e le commissioni europee avevano da subito cominciato a lanciare strali, e subito dopo minacce esplicite di pesanti punizioni. E da quasi subito lo spread era tornato a schizzare a valori berlusconiani. Non c'era il tempo di tornare alla lira. Troppe difficoltà tecniche. Allora si riprese una vecchia idea: effettuare gli imminenti pagamenti in titoli di Stato. Ma di nuovo tipo, che chiamarono Bt-zero. Non solo un pagamento in moneta elettronica, ma qualcosa di più. Un buono del tesoro a zero interessi, che il Poligrafico dello Stato avrebbe provveduto a stampare in vari tagli cartacei, paragonabili in dimensioni e colori ai corrispettivi tagli delle banconote in euro.

L'Europa aveva riempito le prime pagine dei suoi quotidiani con invettive e minacce all'Italia. L'Italia affonda l'Europa, l'Italia provoca un'inflazione pericolosa, l'Italia non rispetta i patti dell'austerità, l'Italia sarà travolta da un default disastroso, cacciamo l'Italia dall'Ue, la Bce non sosterrà più le banche italiane ecc. ecc.
A tutto ciò, il governo italiano manipolato rispose: questa è una manovra d'emergenza, in attesa di nuove decisioni europee che portino fuori dalla crisi i paesi periferici del sud. Rimandando quindi la palla a Bruxelles, a Berlino e Francoforte.

Ma da subito il manipolatore della mente, decise di battere il ferro finché era caldo, chiedendo un parere di costituzionalità, per richiesta del governo stesso, sul fiscal compact ed altre imposizioni europee. Apriti cielo, Berlino e l'Europa ci vide subito una nuova sfida. Ed in effetti lo era. Anche in questo caso il manipolatore della mente intervenne sui giudici costituzionalisti, ma non per essere parziali, ma per non tener conto in nessun modo delle pressioni che arrivavano da tecnocrati europei, nazionali e cariche istituzionali varie. Il manipolatore in effetti non aveva una idonea preparazione giuridica, ma voleva un giudizio imparziale e vero.

E il giudizio fu imparziale: nulla da dire nel merito delle decisioni contenute nei provvedimenti, ma erano da ritenersi sospesi, in quanto la Costituzione prevede all'art. 11 che l'Italia "consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni". Pertanto fino a che tutte le nazioni europee non avessero inserito nei loro ordinamenti legislativi, costituzionali per il pareggio di bilancio, le medesime norme, quelle italiane sarebbero rimaste inattuabili e quindi come ibernate fino ad un utilizzo futuro. Il senatore a vita Monti si dimise, a causa delle feroci polemiche generate dalla nuova maggioranza di governo: uno shock per i tecnocrati europei che lo imposero alcuni mesi prima.

Saltarono pertanto uno dietro l'altro i tasselli della cessione di sovranità dell'Italia verso Bruxelles, e nessuno in Europa poteva protestare più di tanto. La Costituzione italiana era del '48 e difficilmente il governo l'avrebbe modificata per far piacere all'Europa.

Intanto l'euro continuava a perdere valore e si avviava verso la parità con il dollaro. Lo spread italiano era alle stelle, ma il governo semplicemente rinunciava a rinnovare i titoli di Stato a quei prezzi, accontentandosi di vendere solo quelli piazzabili a interessi bassi. Per il resto si stampavano i Btzero, che la popolazione stava ormai utilizzando come fossero banconote in euro. Il loro valore nominale era paritetico. Era come aver stampato 400 miliardi di euro dal nulla. Per questo l'euro perdeva valore: un po' per la paura che saltasse, un po' per una espansione monetaria strisciante. In effetti i Btzero circolavano solo sul territorio nazionale italiano, ma potevano essere cambiati in euro in qualsiasi momento.

In piena guerra con l'Europa e soprattutto con la Germania, il manipolatore della mente decise di mettere in campo una strategia per il futuro. Perché pagare i debiti, sbloccare le amministrazioni locali, dare un assegno minimo ai disoccupati erano stati gesti capaci di rasserenare il clima. Ma rilanciare l'economia e la fiducia degli italiani, era una questione diversa.

Pertanto, agendo nuovamente sul governo, fece nascere una commissione speciale esteri, con il compito di trattare a muso duro con gli altri partner europei, subordinando qualsiasi via libera di nuovi vincoli all'emissione di eurobond. Nel contempo la commissione avrebbe dovuto contattare e cercare di unire tutte le cancellerie del sud Europa attraverso un'istituzione permanente trasnazionale. La Francia rimase fuori, non riuscendo a decidere se stare con il nord Europa o con il sud. Ma la commissione speciale, ebbe anche l'incarico di sentire i governi dei paesi attorno al Mediterraneo per porre le basi ad un nuovo trattato commerciale fra i paesi delle due sponde del mare nostrum.

E per la politica interna ed economica, la strategia sarebbe stata d'attacco totale. In primo luogo la burocrazia. Doveva essere commisurata al valore dell'impresa o delle richieste degli atti dei cittadini. Pertanto si pose un limite percentuale alla spesa per burocrazia, commisurato per esempio alle entrate presunte di un'attività economica. Inoltre, prendendo esempio da altre nazioni, si decise di porre un limite sui tempi. Se per la richiesta di autorizzazioni, il rispetto di norme e regolamenti, si superavano costi e tempi, dovevano essere le amministrazioni a trovare un metodo per semplificare e ridurli.

Poi si intervenne sulle banche, ponendo delle garanzie statali sui prestiti che queste avrebbero erogato alle imprese. Poi si intervenne sulle barriere economiche: si cancellarono albi e ruoli, sostituendoli o trasformandoli in libere associazioni, si cancellarono esami di Stato, in quanto era inutile ed ingiusto sottoporre a nuovi esami laureati e diplomati che si presume che la scuola prepari adeguatamente. Vennero mantenuti solo per quelle professioni aperte a non laureati e diplomati, ma in forma più blanda e sostituibili in toto dal praticantato. In pochi mesi entrarono nel mercato una grande quantità di nuovi professionisti ed artigiani.

Poi si intervenne sul diritto societario, permettendo la formazione di nuove società a responsabilità limitata o per azioni, con qualsiasi capitale iniziale, partendo da un cifra molto piccola. Compilando semplicemente un modulo presso l'ufficio del registro, convalidato da un funzionario del ministero, ad un costo irrisorio. Le nuove società avrebbero avuto una forma di tassazione forfettaria del 25%. In poche settimane le vecchie società italiane vennero chiuse e sostituite da nuove. Inoltre ci fu un fiorire di nuove attività economiche.

Il Pil poteva tornare a crescere, ci si poteva occupare ora della riforma del lavoro. Si ridussero i tipi di contratto a poche tipologie, imponendo per quelle temporanee e precarie, una retribuzione almeno un 50% maggiore rispetto a alla tipologia di lavoro a tempo indeterminato.
E poi ci si poteva occupare della riforma delle pensioni. Praticamente abolendola in parte. Si fece un ragionamento molto semplice: una simulazione delle pensioni future, di lavoratori precari, prevedeva che questi avrebbero avuto, con il sistema contributivo, una pensione di 300 euro. Si decise pertanto di fissare un assegno minimo di pensione in 1300 euro, per chi ci arrivava con il contributivo le cose rimanevano le stesse, per la quota che non veniva colmata dal contributivo, si tornava al vecchio sistema retributivo. In pratica si riformò le pensioni con un sistema misto.

Nello stesso provvedimento vennero posti un tetto alle pensioni più alte in 5000 euro, e un tetto alle retribuzioni dirigenziali statali in 150.000 euro all'anno, comprensive di tutte le indennità aggiuntive. Molti dirigenti statali dopo questa riforma lasciarono il posto. Non fu difficile trovare un sostituto.

Nel primo trimestre successivo a questi interventi, il Pil passò in territorio positivo. Ma il manipolatore della mente, prima di lasciare il suo incarico, volle imprimere una svolta industriale importante al bel paese.
Innanzi tutto si decise di riformare il piano energetico nazionale, svincolandolo dal destino dei carburanti di derivazione petrolifera. Si decise di dare avvio al ciclo dell'idrogeno, estratto dall'acqua con l'utilizzo di fonti rinnovabili. L'Italia è circondata dal mare, con la realizzazione di piattaforme galleggianti automatiche alimentate con il solare, in alcuni anni sarebbe stato possibile avere una indipendenza energetica quasi totale.
Batterie a celle all'idrogeno per i veicoli, gas d'idrogeno misto ad aria nelle tubature del metano, ecc.

E poi dopo la politica energetica, si intervenne su quella industriale. Si riprese con gli incentivi al sostegno dei prodotti industriali italiani, come la rottamazione di auto, elettrodomestici, mobili, energia, risparmio energetico ecc. Per l'industria edilizia si decise di dare avvio finalmente ad un grande piano di edifici pubblici, evitando di aggredire nuovo suolo agricolo, ma cercando di espropriare aree industriali dismesse, aree urbane da riqualificare, aree demaniali cittadine abbandonate ecc.

Un grande piano edilizio, comprendente oltre nuove abitazioni di edilizia pubblica, anche nuove scuole pubbliche in sostituzione delle vecchie, nuove strutture carcerarie, nuovi ospedali o l'ultimazione di quelli mai finiti. Il governo decise poi di finanziare un piano per rimodernare i servizi di trasporto urbani, ormai insufficienti se paragonati con quelli del resto d'Europa. Quindi nuove linee di metropolitane per le grandi città, razionalizzazione e sostegno del trasporto ferroviario per i pendolari, collegamento alla rete pubblica dei piccoli centri disagiati ecc.

Inoltre il governo, su stimolo del manipolatore della mente, decise di fare un piano di ricostruzione industriale di quei settori decaduti, o di quelli che stentavano a crescere. Dato che la normativa europea non permette il sostegno diretto all'industria nazionale, si decise di acquisire o creare nuove industrie pubbliche, direttamente sovvenzionate dallo Stato, con la prescrizione che quando fossero state in grado di camminare con le loro gambe, sarebbero state privatizzate. Naturalmente l'Europa non fu d'accordo, ma grazie a questi provvedimenti poté risorgere l'industria informatica (un pallino del manipolatore della mente), un'industria chimica pulita, basata sul biologico, un'industria di produzione d'energia per le fonti rinnovabili, un'industria alimentare basata sul biologico, sulla distribuzione a corto raggio, sullo sfruttamento delle risorse alimentari tipiche e quasi dimenticate.

Intanto l'euro deprezzandosi sul dollaro, non aiutava solo le esportazioni italiane, ma quelle di tutta Europa. Malgrado la contrarietà e le minacce all'Italia, nessuno poteva veramente lamentarsi. Anche la minaccia di cacciare dall'euro l'Italia, era a doppio taglio. La Germania era attraversata da sentimenti contrastanti, da una parte chi voleva uscire dall'euro, dall'altra chi voleva cacciare i paesi disubbidienti come l'Italia. Ma non fecero nulla di tutto ciò, perché in  entrambi i casi avrebbe comportato grandi costi per le finanze statali tedesche. Nei vertici non si fece altro che litigare e rimandare al vertice successivo, in quanto i veti incrociati di Italia e altri paesi del sud, contro i veti dei paesi del nord non portavano a nulla. Ma questa è la democrazia, e gli europei del nord compresero di non poter più chiedere cose impossibili ai così detti Pigs. La strada iniziata dall'Italia sarebbe stata seguita da altri, ed in questo modo i paesi periferici si sarebbero stabilizzati economicamente, politicamente e socialmente. Una situazione che avrebbe comunque fatto comodo alle industrie del nord Europa.

La situazione si stabilizzò nell'instabilità.
Si decise di istituire un metodo per giungere in futuro ad un percorso politico di unificazione europea. Una commissione che non avrebbe però avuto poteri vincolanti ma solo di indirizzo. E che sarebbero stati o i singoli parlamenti, o quello europeo a scegliere democraticamente quale percorso seguire. A che tipo di organizzazione statale giungere, senza più decisioni calate dall'alto da commissioni formate da capi di Stato o tecnocrati non votati.

Dopo cinque anni di legislatura, il manipolatore della mente si dileguò. Aveva messo da parte un certo gruzzoletto, ma in modo quasi onesto. Frequentando un certo ambiente, e scannerizzando le menti di certi personaggi, era in grado di conoscere in anticipo decisioni, investimenti, speculazioni... una specie di insider trading personale e telepatico. Scelse di trasferirsi su un'isola lontana con un clima mite.

Aveva lasciato l'Italia in una fase di ripresa, con il Pil ritornato positivo dopo molti mesi, se non anni. Certo alcuni economisti ortodossi, e mezza Europa sosteneva che il nuovo governo aveva distrutto l'Italia. Ma non aveva senso. Come non aveva senso quando gli stessi dicevano che l'Europa aveva risanato la Grecia, mentre questa moriva di fame, o quando dicevano che Monti aveva risanato le finanze pubbliche italiane mentre gli italiani perdevano il lavoro e il Pil precipitava. Bastava lasciarli parlare, l'importante era che gli italiani avessero ritrovato un po' di benessere e un po' di fiducia nel futuro.

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