giovedì 4 aprile 2013

Che senso ha ridurre il debito pubblico?


Se un cittadino richiede un prestito, innanzi tutto è necessario che si stabilisca a priori se è in grado di restituirlo (cosa che negli anni del credito facile non è avvenuto sempre). Poi, per il buon funzionamento dell'economia è giusto che si pretenda che il debito venga ripagato, e se non lo fa che ne paghi le conseguenze.

Un prestito contratto da cittadini o imprese o amministrazioni pubbliche (enti locali) è un contratto che va rispettato con grande responsabilità. E' un contratto da cui non dipendono solo le parti coinvolte, ma tutta la società ha interesse che il sistema creditizio funzioni.

Può però accadere che per motivi non voluti dalle parti in causa, il contratto di mutuo o fido non possa essere onorato. E' sempre una situazione particolarmente dolorosa per chi si ritrova con un debito inevadibile. Ma in qualche modo, attraverso le regole che si è data la società per risolvere queste situazioni incresciose, si evita che impatti in modo negativo sull'economia generale, nel quadro di un sistema creditizio che però funziona in modo ottimale (o quasi).

Ma il debito dello Stato è diverso. Non si possono applicare le stesse regole che valgono per il debito fra cittadini, al debito delle nazioni. Innanzi tutto, la situazione abbastanza evidente a tutti, è che un cittadino o un impresa, nell'arco di alcuni anni estingue il proprio debito. I debiti pubblici delle nazioni sono li da decenni (forse secoli), e non solo non vengono estinti, ma aumentano sempre più.

E non è solo quello italiano ad aumentare: quello americano (il più mostruoso), giapponese, inglese, ma anche quello di nazioni virtuose come la Germania etc. etc.
Il debito pubblico non è necessario che venga restituito fino all'ultimo centesimo come molti pensano, ma che sia sostenibile. Cioè che gli interessi siano bassi e possibilmente il debito venga rinnovato in una situazione di crescita economica. La salita del Pil, gli interessi bassi, e un po' di inflazione tengono il debito sotto controllo.

Anche perché lo Stato storicamente ha tre modi per "fare soldi", che vanno debitamente miscelati fra loro:
imposizione fiscale, prestiti attraverso titoli di Stato, stampa di moneta. Lo Stato potrebbe estinguere il debito o parte di esso stampando moneta (e questo viene fatto spesso, nelle nazioni con sovranità monetaria).

E' un tavolino a tre gambe che non sta in piedi se si rinuncia anche a una sola. Oggi l'Italia ha perso una delle gambe (stampa di moneta/ sovranità monetaria) che avrebbe dovuto essere di competenza della Bce. La Bce però (al contrario per es. della Fed) non mette in pratica questo importante istituto sovrano: la creazione di denaro dal nulla (o almeno troppo poco) e questo crea enormi problemi ai debiti pubblici di molte nazioni europee. Il problema europeo non è il debito pubblico, ma la mancanza di un'arma fondamentale per uno Stato sovrano.

E' sempre stata utilizzata prima dell'euro, e continua ad essere così fuori dall'Europa (unica eccezione il Regno Unito che guarda caso ha conservato la sovranità monetaria). In Europa invece l'ideologia dominante tende a parificare il debito pubblico a quello privato. Un'idea assurda e pericolosa, come dimostra questo post su ilsimplicissimus2.wordpress.com in cui si analizza il caso Cipro in un'ottica di riduzione (anche) dei debiti pubblici europei:

"Da Cipro all’Italia dei saggi

La troika controlla ormai direttamente i conti correnti a Cipro, ma sembra che comunque un bel po’ di miliardi (dai 5 ai 10, secondo le fonti) abbia preso il volo durante la dozzina di giorni di chiusura totale, tramite le filiali londinesi e maltesi delle banche dell’isola. Inoltre è assai difficili che gli ingenti capitali russi o britannici rifugiati nelle anche cipriote siano liquidi e dunque aggredibili dal prelievo forzoso. Non sono cose di poco conto, visto che la manovra sui depositi sopra i 100 mila euro potrebbe fruttare molto meno del previsto e mi piacerebbe anche capire come mai, per risolvere la crisi cipriota che comporta un esborso di 17 miliardi, non si sia ricorsi al Mes che dovrebbe svolgere proprio questa funzione e che nelle sue casse ha già cifre 30 volte superiori a quelle necessarie . A cosa serve allora questo istituto monstre?

La risposta più gettonata è che la rapina sui conti correnti sia stata fermamente voluta dalla Germania per evitare alle proprie banche le perdite dovute agli assets ciprioti che detengono: la cifra globale è infatti assai vicina a quella che si calcolava potesse derivare dal prelievo forzoso sui conti correnti. Ma l’adesione convinta se non entusiastica di altri Paesi al piano di confisca fa capire che c’è molto di più e che l’azione di Bruxelles nei confronti di Cipro può essere vista come un esperimento per modulare interventi simili anche altrove e in Paesi assai più grandi, valutare le resistenze nella popolazione e nel sistema politico, ” distribuire” la rapina in modo ottimale.

Il fatto è che i poteri finanziari non si accontentano più della ristrutturazione del debito pubblico, ma che pretendono per tirarsi fuori dalle peste delle loro stesse malefatte e per imporre politiche di impoverimento, di mettere mano al debito globale, cioè quello che deriva non solo dallo stato, ma anche dalle famiglie e dalle imprese. Se si fa questo conto globale si scopre che il debito totale in Europa è di 3,5 volte il valore del Pil, vale a dire il 350% del prodotto interno lordo, mentre secondo le teorie a cui fanno riferimento Bruxelles e Berlino il debito non è oggettivamente ripagabile se supera il 180% del Pil. Dunque occorre pescare a piene mani tra la popolazione, in qualche modo o attraverso patrimoniali o prelievi forzosi se questo fosse più conveniente dal punto di vista dei conti o della politica.


Qui a fianco (sopra nda) c’è una tabella che ci dice molte cose, il rapporto tra i vari capitoli del debito, dove si situa il livello del 180% del pil e infine, in alto, nei circoletti bianchi i miliardi necessari per rientrare nel limite teorico per poter restituire il debito. Cliccando sopra l’immagine la si può ingrandire e scoprire che La Germania dovrebbe metterci 523 miliardi ( su un pil di 3o00), l’Italia 845 (su un pil di 1650) la Francia 727 (su un pil di circa 2000), la Spagna 998 su un Pil di 1400. In realtà nella storia non si ha notizia di alcun Paese che abbia ripagato i suoi debiti o gran parte di essi, in ogni caso non senza conseguenze catastrofiche: Hitler fu in un certo senso una produzione degli Usa che in piena crisi economica e proprio per tentare di uscirne, richiesero alla Germania il pagamento dei debiti di guerra, sospeso al tempo dell’iperinflazione, causando un disoccupazione di tale livello da portare l’uomo con i baffetto dal 2,6% dei voti al 18, 3% in pochissimo tempo.


Ma di certo la finanza non fa ragionamenti storici, vive di presente e soprattutto deve in qualche modo coprire i buchi di una immensa quantità di danaro fasullo e in questo caso gli stati da soli non possono mettere riparo alla situazione, nemmeno vendendo i beni e ipotecando il futuro. Così si deve pensare a una “raccolta forzosa” tra i privati. Perciò fate attenzione a questa seconda tabella a sinistra che indica grosso modo quale percentuale di ricchezza si calcola bisognerebbe prendere direttamente dagli investimenti privati per riportare il debito complessivo al livello del 180 per cento. Come si vede si tratta dell’11% per la Germania, del 19% per la Francia, del 24% per l’Italia, del 56% per la Spagna e addirittura del del 113% per la Grecia defunta.

E’ del tutto evidente che occorrerebbe un profondo ripensamento dei teoremi economici che ci stanno buttando giù dal burrone e anche una capacità di invenzione teorica e sociale per saltar fuori da una situazione che comunque non ha vie di uscita se non il default, l’impoverimento estremo o la rivolta sociale. Il limite del 180 per cento del debito globale è solo teorico e già di per sè denuncia una impossibilità pratica. Del resto lo studio da cui sono tratte le tabelle sono della più grande società di consulenza finanziaria, la Boston Consulting Group, che ha intitolato la propria analisi “Ritorno alla Mesopotamia”? facendo direttamente riferimento all’uso tra Sumeri e Babilonesi ( ma in seguito anche tra Greci e Romani) di cancellare periodicamente i debiti.

Comunque sia è abbastanza chiaro che a Cipro si sta tentando il primo prelievo forzoso, approfittando della marginalità dell’isola e delle sue particolari condizioni geo politiche e finanziarie. E anche tutte le singolari manovre politiche e presidenziali che vediamo in Italia, con la cocciuta persistenza del governo Monti, non possono che inserirsi in questo quadro di rapina, nell’attesa di un condono, questa volta altrettanto forzoso e altrettanto inevitabile del debito che avverrà con il ritorno alle monete nazionali. Non senza però aver fatto tutto il bottino possibile."

(ilsimplicissimus2.wordpress.com)

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