sabato 30 marzo 2013

Il Presidente spacca il Pd


Non lo vedo scritto chiaramente sui media sussidiati (e forse nemmeno nella repubblica dei blogger) e quindi lo scrivo qui io. Nella classifica degli irresponsabili i partiti politici non sono tutti uguali. Il primo fra gli irresponsabili è il Pd.

Può essere che il M5s sia irresponsabile perché non accetta di appoggiare la nascita di un governo? si certo, può essere in parte responsabile. Ma va evidenziato che il M5s è nato appena ieri. Non lo si può caricare di responsabilità eccessive come tenta di fare il Pd.

Fra tutti, come avviene anche nelle famiglie, il più responsabile dovrebbe essere il fratello maggiore. E in questa situazione il fratello maggiore che sta dimostrando di non sapersi prendere le sue responsabilità è proprio il Pd. Dall'alto della lunga esperienza politica dei suoi leader, primo fra tutti Bersani, avrebbe dovuto capire da almeno un mese, che non c'è scampo ad un governissimo costruito in qualche modo con il Pdl.

Se fossi stato in Bersani, dopo il 26 febbraio mi sarei dimesso, essendo evidente a tutti il disastro elettorale in cui s'è cacciato il partito, invece di festeggiare inutilmente una mezza vittoria alquanto inutile. Perché il progetto del Pd prima delle elezioni era chiaramente un governo con i centristi di Monti. Il progetto è fallito miseramente e l'inseguimento di chi aveva definito Bersani&Co. degli zombie è stato patetico.

E non si dia la colpa alla legge elettorale. Una legge stramba, ma del resto per vincere non sono così importanti i logaritmi che assegnano i voti al Senato, ma i voti che si prendono. Berlusconi con la stessa legge nelle elezioni precedenti aveva stravinto.

Ora Napolitano con la mossa del confronto fra due gruppi di "saggi" (guarda caso due e non tre, mancano quelli grillini), intende proprio mettere di fronte alla sua irresponsabilità prima di tutto il Pd. Ed inoltre non si dimette in anticipo come avrebbero voluto nel centro sinistra.
Perché è inutile negarlo, malgrado alcune sfumature di parole fra governissimo e tecnico, il Pdl è pronto ad appoggiare qualsiasi governo, il Pd no. E' ovvio che a Berlusconi conviene mantenere la sua influenza sulle scelte di governo. Ma è altrettanto ovvio che il Pd deve fare buon viso a cattiva sorte, perché come ci insegnano alla scuola elementare la matematica non è un'opinione. Non può governare con un Parlamento ridotto così.

"... tutto quel che si può fare, è provare a mettere attorno al tavolo «alcune selezionate personalità» di Pd e Pdl per un lavoro “programmatico” da lasciare al proprio successore. Provare a vedere se quelle due forze politiche riescono a combinare qualcosa insieme almeno in qualcosa che più che a un governo sembra somigliare a un centro studi, insomma. "
(www.lastampa.it)

La tenacia del Pd è ammirevole. Ma rischia di diventare una cocciutaggine pericolosa. Anzi, c'è anche il rischio, che parte della classe dirigente del Pd abbandoni la linea intransigente del segretario, provocando pericolose fratture nel partito. Il Pd avrebbe dovuto cercare una soluzione alternativa a quella della ricerca dei voti dal M5s. Per esempio quella di un governo appoggiato esternamente da Pd e Pdl in attesa di nuove elezioni. O in attesa di trovare un accordo più profondo con il Pdl. Perché il precipitare della crisi potrebbe rendere necessarie scelte condivise (magari anche dal M5s, con propri "osservatori" nel governo).

Aggiornamento ore 21:00

La scelta dei "saggi" del Presidente per preparare il nuovo governo, dovrebbe far rosicare amaro i fedelissimi di Bersani. Si tratta infatti di una squadra smaccatamente inciucista. Basta vedere su quali nomi è caduta la scelta dei rappresentanti Pd e Pdl.

L. Violante, uno degli esponenti Pd più pronti al compromesso con i berluscones, e G. Quagliarella sempre pronto a stendere leggi ad Berlusconem.

"A partire da Luciano Violante, con tutto il suo passato partitocratico alle spalle, simbolo della storia più antica (e non sempre limpida) del Nazareno (ma nel suo caso si potrebbe parlare meglio di Botteghe Oscure). E poi Mario Mauro, uomo di Monti (e di Cl vicinissmo a Roberto Formigoni) che qualcuno voleva a presidente del Senato al posto di Pietro Grasso, di cui non si ricordano negli anni particolari exploit legislativi nel segno del cambiamento.

Ma soprattutto Gaetano Quagliariello, ex vicecapogruppo del Pdl al Senato, uomo delle leggi ad personam di Silvio sulla giustizia, dunque personaggio di stretta osservanza berlusconiana, primo tra i soldati di prima fila del Cavaliere e (anche lui) personalità su cui l’intero centrodestra si sarebbe speso per fargli avere una carica istituzionale. Dopo quello che ha fatto per loro. E per il suo Capo.
...
Ma anche l’altra commissione, quella chiamata a studiare le emergenze economiche e sociali del Paese, non è meno inquietante. Si parte da Enrico Giovannini, presidente dell’Istat, istituto che continua a fotografare lo stato del Paese senza aver mai suggerito una misura utile al suo sviluppo neppure per sbaglio e di Giovanni Pitruzzella, presidente del’autorità garante della concorrenza e del mercato, istituto abbastanza inutile se si considera che in Italia, com’è noto, non c’è una legge sul conflitto d’interessi degna di questo nome, per cui l’operato del Garante è stato fino a oggi abbastanza oscuro. Ma si resta ancora senza parole quando lo sguardo arriva ai nomi di due degli altri membri della commissione; uomini strettamente legati uno a Monti e l’altro alla storia del Pci, ovvero ministro Moavero Milanesi e il senatore Filippo Bubbico. E che anche il terzo, Salvatore Rossi, membro del Direttorio della Banca D’Italia, è "cresciuto" dopo l’entrata in scena del governo Monti. Insomma, il "sistema" al potere che viene chiamato a rinnovare se stesso. Un paradosso"
(www.wallstreetitalia.com)

Quindi il Presidente, ha dato più di un dispiacere al suo ex partito. Mentre Pdl e montiani possono dirsi soddisfatti e tutelati.

Ma c'è anche un contentino al Movimento 5 Stelle. Infatti questa diventa sempre più una "legislatura Becchi", cioè una legislatura in cui il Parlamento assume una certa autonomia rispetto al governo. Governo che sarà retto a lungo da Monti, esattamente come proposto dal "non-costituzionalista" Becchi vicino al M5s. Non penso che i "saggi" riescano in poco tempo a dirimere la matassa. Potrebbero addirittura presentare la squadra del governo di larghe intese al nuovo Presidente a metà aprile.

Ma ora un governo c'è. Un governo, che malgrado le rassicurazioni di Napolitano, sarà abbastanza impotente. I prossimi provvedimenti del governo verranno scritti sotto forma di decreto legge e riguarderanno misure economiche anticicliche (quindi anti austerità) come il pagamento dei crediti alle imprese o l'allentamento del patto di stabilità degli enti locali. Quindi è probabile che interventi di questo tipo vengano approvati un po' da tutti, compresi i "cittadini" dei Cinquestelle.

Ma se l'Europa dovesse chiedere invece provvedimenti restrittivi, manovre o addirittura memorandum, difficilmente riuscirebbero a passare indenni nel Parlamento. Non solo il M5s, ma anche Pd e Pdl memori dei milioni di voti persi a febbraio, si rifiuterebbero di approvare norme come quelle che hanno approvato senza fiatare durante il 2012.

Viva la legislatura Becchi.

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