giovedì 21 marzo 2013

Democrazia e banche


Le borse festeggiano (compresa la tedesca) la sconfitta della Trojka e della Merkel. Festeggiano il "no" del parlamento di Cipro. Le borse però in questo periodo sono strane. Non si capisce se festeggiano lo scampato pericolo dell'haircut dei conti correnti di Cipro, che allungava un'ombra lunga su tutti i Pigs o se intravvedono  in questa sconfitta dell'Ue, una nuova politica di quantitative easing  e fine dell'austerità.

Le borse vanno pazze per i QE, soprattutto negli Usa (vedi "Burrone fiscale e scoppio della bolla borsistica").
Ma la cosa interessante della vicenda cipriota non è tanto l'interpretazione di cosa ne pensino i mercati, ma il cortocircuito tra democrazia e decisioni tecnocratiche.

Le decisioni tecnocratiche, che discendono direttamente dai potentati finanziari, cioè dalle banche, sono decisioni di indirizzo aziendalistico. Decisioni verticistiche, dove il funzionario più alto in grado, pur con la partecipazione di consiglieri e altri funzionari minori, decide come un sovrano per una moltitudine di persone. Nella situazione europea attuale, questi funzionari decidono per interi popoli.

Ma questo meccanismo, che gestisce, o vorrebbe indirizzare il futuro di un continente intero, si scontra con gli scampoli di democrazia non ancora aboliti. E i tentativi di abolirla e addomesticarla ci sono stati:

"Il ricatto si è concretizzato in maniera chiara l’11 gennaio scorso quando la Merkel, assieme a tutto lo stato maggiore del Ppe e ai leader olandese e finlandese, è volata a Limassol per discutere del budget europeo, ma soprattutto per tirare la volata alla destra cipriota.

Le enormi pressioni fatte su Papandreu perché non facesse il referendum in Grecia, l’imposizione di Monti in Italia, le promesse non mantenute in Spagna e Portogallo (oltre ai soldi distribuiti in giro) evidenziano un problema di democrazia negata di cui l’Europa è divenuta a sorpresa il nefando motore. E Cipro è uno snodo importante dentro questa dittatura non dichiarata perché lo sforzo senza precedenti messo in atto per evitare una vittoria della sinistra non è stato dovuto solo a una ovvia preferenza ideologica, ma anche alla circostanza che il leader della sinistra Christofias, era andato a parlare con gli uomini dell’ Fmi per chiedere un’assistenza separata che fosse meno onerosa sul piano sociale ed economico di quella offerta da Bruxelles ai Paesi in crisi."
(ilsimplicissimus2.wordpress.com)

Però il presidente merkeliano Anastasiades, malgrado tutto non ce l'ha fatta ad imporre una decisione assurda al suo Parlamento. Una decisione che significava uccidere la prima industria cipriota: il sistema bancario offshore che rende il paese una specie di paradiso fiscale intra-europeo. Purtroppo la minaccia europea ha comunque dato un duro colpo alla principale attività economica cipriota (vedi "Il Vero Vincitore della Batosta di Cipro")

Si sta assistendo in Europa ad uno scontro tra "assolutismo" tecno-finanziario e democrazie, seppur ridotte piuttosto male. I primi a ribellarsi, seppur in modo quasi inconsapevole, siamo stati noi italiani. Le votazioni appena svolte ci hanno consegnato un Parlamento frazionato in modo strano. Un Parlamento che non sembra in grado di fornire una maggioranza. Alla fine poi un governo arriverà, ma sarà molto debole e molto probabilmente non sarà in grado di ratificare le decisioni tecno-finanziarie imposte dall'Europa come fece il governo Monti.

Il governo Monti fu figlio della paura. I partiti si ritrovarono spiazzati, bloccati, incapaci di reagire. Oggi un governo Pd-Pdl (l'unico possibile) non avrebbe il coraggio di certe decisioni e certe "riforme non riforme" montiane (per fortuna). Nessuno dei due partiti vorrebbe rigiocarsi il proprio elettorato per inseguire la Merkel e le lettere della Bce.

Oggi la Germania si trova in difficoltà. Politici e attori economici tedeschi continuano a insistere sull'austerità e sulla necessità di non abbandonare il relativo programma. Ma è ormai un dimenarsi a vuoto. Ora tocca a Cipro. E anche qui si insiste sulla necessità di continuare con il programma imposto dalla Trojka. Si chiede a Cipro di mettere a punto un piano B sostitutivo dell'haircut ai conti correnti. Come farà il Parlamento cipriota a produrre un tale piano dopo essere stato disarticolato dall'imposizione dell'Ue, è un mistero, o forse un pio desiderio degli eurocrati.

La verità è che Cipro non farà nulla di ciò. La sua crisi si trascinerà a lungo, e i ciprioti preferiranno andare a cercare aiuto altrove, creando un prima pericolosa spaccatura nella zona euro.

"Riportando una notizia di Ekathimerini, quotidiano di Atene, sono il corso proficui colloqui a Mosca fra il ministro delle finanze cipriota, Michalis Sarris, ed il suo parigrado russo, Anton Suluanov, per trovare una soluzione alla crisi finanziaria dell’isola. I colloqui riguardano non solo una rinegoziazione del debito scadente nel 2016 per 2,5 miliardi di euro con un tasso del 4,5 %, ma anche un intervento russo nel salvataggio di uno dei maggiori istituti di credito in crisi, la Banca Popolare di Cipro (Laiki), intervento che ridurrebbe l’esposizione finanziaria dell’isola per ben 4 miliardi di euro.

L’intervento naturalmente non sarebbe gratuito nè economicamente nè politicamente. Infatti la trattativa prevederebbe:

a) La cessione a Gazprom dei diritti sui depositi di gas naturale Offshore nei mari circostanti l’Isola

b) la concessione di un porto dell’isola alla Marina Militare delle Federazione Russa.

Vediamo il punto B): approfittando della stupidità europea la Russia riuscirebbe a raggiungere quello che è un suo obiettivo secolare: avere un porto ed una base militare nel Mediterraneo."

Si sta concretizzando una strana legge del contrappasso. La democrazia si prende una rivincita sulle decisioni tecnocratiche. E' anche probabile che la Germania arrivi proprio alle elezioni nella situazione che la cancelliera Merkel ha cercato in tutti i modi di evitare, rinviando e ancora rinviando ogni soluzione dei problemi europei. 

Le elezioni tedesche a settembre potrebbero vedere in Europa un crescendo di rivolte all'austerità, di governi paralizzati e inattivi come quello italiano, con crisi crescenti di debiti sovrani e recessione.  La Germania stessa ha registrato nell'ultimo trimestre del 2012 una recessione leggera. Potrebbe essere un'avvisaglia di una parabola discendente, ma anche solo un innocuo rallentamento. Ma di questi tempi le notizie poco positive spesso si trasformano in decisamente negative.

Se la democrazia vincerà, è difficile affermarlo. Ma sicuramente il cortocircuito tra tecnocrazia e democrazia porterà ad una paralisi del continente europeo. Una conferma in più che il sistema europeo, questo strano esperimento amministrativo e politico, così com'è non funziona. O si trasforma in un vero Stato possibilmente federale, o è meglio terminare l'esperimento e che ogni nazione ritrovi la propria sovranità. E amici come prima.

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