domenica 3 marzo 2013

Cronache marziane: antifascisti su Marte



Scalfari scrive su Repubblica che l'Italia non è sulla luna, ma in Europa. Lo fa per lanciare un monito agli ex elettori di centro sinistra che hanno osato tradire passando per un terzo al movimento di Grillo.

Per Scalfari il duo Berlusconi e Grillo (e i loro elettori) sono dei clowns che non sanno dove si trovano:

"I buffoni (shakespeariani o no) l'hanno dimenticato. Hanno dimenticato che l'Italia non sta nella luna ma in Europa; hanno dimenticato che lo spread non è una malattia ma un termometro che misura la febbre.
...
Domandatevi il perché di questo consenso: un crollo politico italiano disarticolerebbe l'Europa e l'euro.
Ripeto: l'Italia non sta nella luna ma in Europa. L'Europa va costruita e noi siamo, dovremmo essere, uno degli attori di prima fila di questa costruzione. Ma siamo passati da Altiero Spinelli, da De Gasperi, da Prodi, da Ciampi, da Padoa Schioppa, a Grillo e a Casaleggio. Shakespeariani forse ma comunque buffoni.
Non si va molto lontano su questa strada."


In realtà, gli elettori dei due folli della politica italiana lo hanno capito benissimo dove sono. Sono in un Europa che non amano o almeno non vogliono fatta così, e preferirebbero essere veramente sulla luna.

Ma Scalfari la sua accusa di estraneità al mondo reale la dovrebbe lanciare anche a Bersani e al Pd. Bersani sembra uno di quei mosconi che cercando l'uscita da una stanza continuando a sbattere la testa contro i vetri della finestra. Si inventa scenari, proposte e governi e il suo interlocutore gli risponde no, o non gli risponde affatto rilasciando interviste all'estero. E Bersani continua a sperare, malgrado anche il Capo dello Stato gli abbia detto che non vuole soluzioni estemporanee ed inefficaci.

Piano piano Napolitano convincerà il Pd ad un governo di scopo, che è un modo per chiamare il governo di grande coalizione in un'altra maniera, ma alla fine si tratterà di mettere d'accordo un po' tutti su poche questioni importanti, prima di un nuovo voto anticipato.

Inoltre Bersani se continua con la sua idea di governo di minoranza rischia di cacciarsi in guai peggiori. Perché il problema peggiore per il governo di minoranza che vorrebbe, non è che il M5s non gli voti la fiducia, ma che per fargli un brutto scherzo gli voti a favore il centro destra. E poi che fa? Rimane prigioniero di Grillo e Berlusconi, tra chi gli chiede di restituire i soldi del partito e chi gli chiede di restituire i soldi dell'Imu. La sua idea è tatticamente una follia. Farebbe prima ad arrendersi a Grillo e consegnargli armi e bagagli il partito democratico. Tanto l'esito futuro sarà quello.

Ma veramente il centro sinistra è vittima di un destino cinico e baro? Bisogna guardare in faccia la realtà. L'attuale legge elettorale può apparire strampalata, ingiusta, piena di difetti. Ma ha al suo interno un meccanismo sia premiale e a favore della governabilità (i premi di maggioranza) sia un sistema attento al rispetto democratico.

In definitiva, perché andrebbe premiata una forza politica che vince, ma con il 30% e di appena lo 0,5% sull'avversaria? La situazione di stallo attuale è da un punto di vista democratico giusta. L'Italia è divisa in tre parti quasi uguali, tutte con una forza quasi simile, è giusto quindi che le responsabilità vengano ripartite in qualche modo.

E' vero che la legge elettorale del Senato è figlia dell'Ucas (Ufficio Complicazione Affari Semplici), ma è anche altrettanto vero che costituisce un bilanciamento delle forze politiche a livello nazionale. E lo fa proprio quando si generano condizioni particolari come l'attuale italiana. Situazioni che richiedono a tutte le forze politiche responsabilità, rinuncia di una parte della loro identità, messa in comune di proposte e soluzioni. Del resto l'Italia si trova in pericolo mortale come in una guerra, bisogna smettere di litigare e serrare i ranghi. Aprire un grande dibattito pubblico sull'Europa e sull'euro, sull'austerità, sulla gestione del denaro pubblico, perché è questo che i cittadini hanno dimostrato di volere.

Se il Pd scende dal piedistallo dei migliori che il volgo deficiente non capisce, magari si può avviare una nuova stagione politica.
Ma l'operato dei politici dovrà rivolgersi innanzi tutto alla soluzione dei problemi economici e strutturali dell'Italia e dell'Europa. Se il primo obiettivo è annientare la legge elettorale perché ha fatto perdere il centro sinistra, si perderà solo tempo. Agli italiani di queste beghe politiche importa poco. Ricordo che la legge elettorale di cui si discuteva nel 2012 era praticamente un ritorno al proporzionale: se fosse stata approvata, oggi anche alla Camera si avrebbe la stessa ingovernabilità del Senato.

Con una legge a doppio turno alla francese, con scontro fra i due o tre migliori piazzati nei collegi, ci sarebbe forse stata una vittoria di Grillo: di fronte ad uno scontro sinistra-grillini o destra-grillini, i grillini avrebbero incamerato il voto sia di destra contro la sinistra, sia di sinistra contro la destra. Il movimento di Monti sarebbe scomparso non entrando nemmeno nei ballottaggi. In questo caso avremmo consegnato l'Italia non a una forza con il 30% dei consensi, ma con il 23-25%. Non mi pare così democratica questa forma di elezione a doppio turno.

Bisogna quindi che Bersani e il Pd scendano da Marte e si calino nella realtà italiana, di un'Italia sempre più divisa politicamente. L'idiozia che non si può fare la grande coalizione con il centro destra perché c'è Berlusconi, è appunto un'idiozia. Non si possono scegliere gli avversari che ci piacciono,  proprio come non si possono scegliere i parenti ma ce li ritroviamo dalla nascita.
Spero che il Capo dello Stato riesca a far ragionare questi dirigenti del Pd che sembrano veramente impazziti dal dolore per non aver vinto. Sotto questo aspetto Renzi appare più freddo e realista quando afferma: usiamo il finanziamento ai partiti per un piano case popolari, e facciamo qualcosa che vada nell'interesse delle persone, invece che nell'interesse dei partiti.

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