lunedì 31 dicembre 2012

Qui son tutti Re Tentenna



Il Savoia Re Carlo Alberto (1798 - 1849) fu soprannominato Re Tentenna "per le sue esitazioni e una certa imperscrutabilità nelle sue scelte". Del resto, bisogna comprendere i suoi tempi, fu un sovrano che attraversò il passaggio tra assolutismo monarchico ed illuminismo. Visse gli eccessi della rivoluzione francese fino all'epilogo napoleonico, vide i moti violenti del '48, rimasto come modo di dire fino ai giorni nostri. Fu il primo monarca italiano a concedere una Costituzione ai suoi sudditi, malgrado i suoi tentennamenti.

Probabilmente stiamo attraversando un identico momento di trapasso tra un'epoca (una repubblica) ed un'altra. Sarà per questo che oggi la politica italiana e piena di "Re Tentenna".
Da Berlusconi ad Ingroia, hanno tentennato tutti. Forse perché, sono attraversati da indecisioni di ordine filosofico (facciamo bene a seguire i dictat europei?), o forse perché tutti vorrebbero vincere senza rischiare molto. Vorrebbero tutti un paracadute che li faccia atterrare dolcemente in Parlamento.

Ha cominciato il Cavaliere, che ci ha dilettati di un anno di: "ritorno, no mi ritiro a fare il padre nobile, candido Alfano, no candido Monti, ho cambiato idea ritorno..." sperando che si fermi qui. Ora pare che cambi ancora idea candidandosi come capo di coalizione, ma non come primo ministro che sarà Alfano o Tremonti.
Il paracadute di Berlusconi si chiama "sondaggi": ha atteso fino all'ultimo cercando di leggere nei sondaggi un vaticinio vincente. Probabilmente poi questo vaticinio non c'è stato e ha deciso di "pancia" invece che di testa. Infatti finora non mi pare ci sia stata una stratosferica rimonta del centro destra grazie alla sua ri-ri-...discesa in campo.
Pagherà cara la sua esitazione, l'elettorato di centro destra ha già marchiato come traditore il suo partito di riferimento. Probabilmente Berlusconi avrebbe dovuto far cadere Monti già a luglio, quando lo spread era tornato a 500 punti, ed era evidente che le politiche di austerità erano inutili e dannose. Ha atteso troppo.

Un'altro che non scherza come Re Tentenna è Montezemolo. Fino all'ultimo non si sapeva se era della partita. Doveva partecipare solo a determinate condizioni, solo se ci fosse stata la possibilità di liste ed alleanze pulite con nomi giovani della società civile. Infatti poi è finito con Casini e Fini, due verginelle della politica. Diciamo che se attendeva il momento più propizio per far rifulgere la sua figura politica di fronte all'Italia, ha scelto proprio il più grigio. Voleva essere il nuovo Berlusconi del 1994, invece sarà un modesto gregario di una lista reazionaria e clericale.

Anche Monti non ha scherzato. "Mi candido, rimango super partes, faccio una lista, non la faccio ma la guido da fuori ecc." Ora finalmente (ma anche qui, come per Berlusconi non è detta l'ultima), ha deciso. E dopo tanta attesa e tante elucubrazioni se ne esce fuori con un pasticcetto tipicamente italiano. Rimane Senatore a vita, quindi non si candida direttamente, ma benedice liste in suo nome. Ma anche qui con un altro pastrocchio da azzeccagarbugli: al Senato lista unica, alla Camera federati ma ognuno per se. Ovviamente Casini e Fini non ne vogliono saperne di farsi dettare le liste dei candidati dalla società civile di Monti.
L'uscita di Passera non so se è sintomatica di questi scontri interni, o è solo la ripicca di un ex ministro che considerandosi indispensabile non trova sufficiente spazio fra le candidature. Fatto sta che questa salita in politica comincia a diventare un'erta sempre più faticosa.

Credo che Monti, avendo un concetto "diversamente elitario" di democrazia, più che un paracadute, attendesse davanti a casa una lettiga che lo portasse in trionfo a Palazzo Chigi, o magari al Quirinale...
Invece a furia di fare pasticci, e farsi attendere come una prima donna, è già tanto se riuscirà a fare il ministro per Bersani. Il Quirinale ormai se lo può scordare, è diventato politico di parte, difficilmente potrà trovare i voti per diventare Presidente della Repubblica. E' più facile che lo diventi D'Alema che ha fatto il gesto nobile di non candidarsi.

Anche Igroia, invitato a numerose trasmissioni tv e riunioni "arancioni", ha sciolto gli indugi solo ora. Pare che anche Igroia avesse tentennato alla ricerca di paracaduti elettorali presso partiti e società civile che conta (magistrati, giornalisti, opinionisti, politici decaduti...). Perché probabilmente ha poco tempo (e anche poche idee a parte la lotta alla mafia, dicono alcuni) ed ha bisogno di qualcuno che gli scriva il programma e gli faccia la campagna elettorale. Ora dovrà riuscire ad organizzare il movimento, raccogliere le firme necessarie, trovare candidati ecc. ed il tempo non è più molto. Se attendeva ancora un po' si sarebbe candidato alle elezioni anticipate subito dopo quelle del 2013 (che comunque potrebbero esserci).

Devo dire, che in mezzo a tutti questi indecisi, gli unici che hanno sempre avuto le idee chiare, sono stati i politici del Pd e di Sel. Anzi, probabilmente non è affatto vero, ma quello che ha salvato questi partiti dai tentennamenti è stato un metodo democratico, che avrebbero dovuto seguire tutti. Si può essere in disaccordo sul livello di democraticità, ma non sul metodo delle primarie che si è rilevato efficiente. Si può discutere sulla scelta finale degli elettori che hanno preferito la tradizione bersaniana, alla novità renziana, ma almeno c'è stata chiarezza. I partiti, i loro simpatizzanti, hanno scelto, dopo una lotta interna vera, un uomo come capo della coalizione. E Bersani a questo punto non può più tentennare, ma solo seguire le indicazioni del suo elettorato di riferimento.

Solo attraverso l'applicazione di un metodo democratico di scelta si evitano questi tentennamenti, che poi non fanno bene alle capacità attrattive sull'elettorato. L'indecisione è valutata negativamente dagli elettori, che così percepiscono un capo di coalizione non convinto fino in fondo del suo operato, delle sue idee. Organizzare primarie è costoso, non tutti i partiti e movimenti possono farlo. Ma oggi la tecnologia, come ha dimostrato il Partito dei Pirati in Germania e il M5s in Italia, può sopperire a molti di questi costi difficili da affrontare. Sia Berlusconi che Monti avrebbero dovuto attuare una qualche forma di consultazione interna e confrontarsi con la democrazia e la volontà dei rispettivi simpatizzanti. Alla fine sono convinto che avrebbero vinto loro le rispettive primarie, e le cose non sarebbero tanto diverse da ora, ma almeno avrebbero evitato di mostrarsi così indecisi di fronte ai loro potenziali elettori.

Anzi, con una rispettiva investitura popolare, si sarebbero dimostrati più forti.
Berlusconi avrebbe allontanato le critiche di chi gli rinfaccia troppe discese in politica. Monti avrebbe allontanato le accuse di chi lo considera designato da banche d'affari e prelati vaticani. Invece così, questi moderni Re Tentenna entrano in campagna elettorale già un po' azzoppati, e faranno parecchia fatica contro chi, effettivamente o falsamente, può esibire uno straccio di democrazia interna, cioè il centro sinistra e il M5s.

Nessun commento:

Posta un commento