lunedì 26 novembre 2012

Gli immarcescibili



Sono un elenco di italiani potenti e mediaticamente esposti, immarcescibili in quanto già imbalsamati da viventi. Occupano il potere e l'economia, facendo slalom fra televisioni e tribunali. Fra affari poco puliti e adulatori che li amano incondizionatamente.
Sono le varie mummie viventi dei nostrani faraoni con i conti alle Caiman: Berlusconi, Montezemolo, Briatore e i loro visir. Ma anche quelli meno sfacciati, meno plastificati, ma ugualmente attaccati a poltrone e potere che non lasceranno fino a quando non esaleranno l'ultimo respiro.

Alcuni rifuggono la notorietà, ma non possono rinunciare a decine di incarichi e prebende, che un comune mortale non potrebbe umanamente sopportare. Un esempio è il presidente Imps Mastrapasqua, che pare assommi 25 incarichi di rilievo in altrettanti enti e società. Un uomo per tutte le stagioni, che si arrampica un po' a destra e un po' a sinistra.

Questi è il degno rappresentante di immarcescibili minori, quei dirigenti d'azienda, che giunta l'età della pensione, non si rassegnano ad abbandonare il loro piccolo potere. E rientrano nelle aziende con incarichi di consulenza, magari sommando carichi di lavoro superiori a quelli avuti durante la loro attività lavorativa precedente. L'Italia della disoccupazione, è piena di questi soggetti sempiterni, che si sentono indispensabili, e non riescono a fermare la loro ingordigia di potere e denaro. Le aziende dovrebbero appoggiarsi a buoni psicologhi per cercare di rieducare a un sano riposo questi soggetti malati.

E poi ci sono i politici immarcescibili con l'aria seriosa, politicamente corretti, ma che continuano ad occupare poltrone o ambiscono ad occuparle eternamente. Anche se ormai sono scialbi, non hanno più nulla di interessante da dire, da proporre: i migliori rappresentanti della categoria sono Casini, D'Alema e Bindi. Così seri, indignati e nel contempo con un vuoto spinto di idee.

Ma Berlusconi rimane sempre il campione supremo degli immarcescibili. Anche a livello fisico, è il più mummificato della serie. Si è allontanato dal potere per un anno, causa Monti. Ora vuole tornare ad affollare il campo della politica insieme a decine di movimenti centristi dediti all'immobilismo, tra cui sgomitano reazionari vecchi con idee rilucidate, e reazionari giovani con idee stravecchie. Tutti che si aggrappano a Monti come un salvagente, nessuno che abbia un'idea vera per uscire dal casino in cui si trova l'Italia.

Come ha detto saggiamente V. Andreoli, psichiatra, Berlusconi dovrebbe andare a curare un campo di fiori, e giocare con i suoi nipoti, cercando di non traviarli. E invece no, un uomo che ha più ville (quindi giardini) di capelli veri in testa, si incaponisce con il teatrino malato della politica. Perché? Perché continua ad annoiarci con le sue arringhe inconcludenti?

"Ma Silvio Berlusconi di andare per la sua strada lo aveva già deciso, dicono i fedelissimi «da almeno un mese». Nonostante la contrarietà della famiglia, degli amici più cari come Briatore che - raccontano - lo seduceva con il Kenya proprio per distoglierlo da un'impresa che tanti consideravano troppo rischiosa. Ma lui no, il progetto di tornare in pista non lo ha mai abbandonato. E lo ha comunicato ufficialmente ad Alfano solo qualche giorno fa. Perché «non mi fido più di loro, di chi mi ha voltato le spalle, di chi non ha riconoscenza» e nemmeno di chi ha preferito ascoltare i consigli «di la Russa e Gasparri» anziché i suoi: «L'avevo detto ad Angelino che così andava a sbattere. Lo avevo avvertito». Ai suoi interessi - ha confidato ai fedelissimi - preferisce «pensarci da solo: se ci sarà da trattare per un nuovo governo, e un Monti bis potrebbe essere un'ottima soluzione, lo farò io, non altri che potrebbero accordarsi tra di loro per farmi fuori...»."
(www.corriere.it)

Se fossi in Alfano, convocherei un congresso del partito per cacciarlo, esattamente come fece lui con Fini (un altro immarcescibile...). Ma i dirigenti del Pdl soffrono della "sindrome di Stoccolma", sono prigionieri del loro leader e nello stesso tempo pendono dalle sue labbra pronti a cambiare idea ad ogni cambiamento d'umore del Cavaliere. Lo adorano in modo acritico, rinunciano a se per la sua gloria.

Probabilmente ci sono i nostalgici di Berlusconi. Fra poco sicuramente usciranno i sondaggi della nuova formazione berlusconiana, che daranno dei risultati lusinghieri. Non ne dubito. Ma a cosa serve un altro partito del 10% per esempio, se non ad aumentare la litigiosità dei partiti?
Perché tutti i milionari italiani che ambiscono a fare politica, continuano a fondare movimenti e partiti? Perché non si iscrivono invece a quelli già esistenti e non cercano di scalarli e cambiarli, come si fa in tutti gli altri paesi?

Berlusconi in realtà non vuole un partito. Vuole dei dipendenti, un'azienda politica da dirigere a suo piacimento. Ora che il Pdl ha deciso di perseguire la strada di una flebile democrazia interna, cercando di diventare veramente un partito, Berlusconi non lo accetta. Lo vive come un affronto alla sua leadership, come un tradimento.

Ma la lotta di Berlusconi è ormai patetica, e se i dirigenti del Pdl lo cacciassero, o lo lasciassero andare per la sua strada, non ci perderebbero molto. Berlusconi lotta miserabilmente contro il tempo, come un Don Chisciotte alle prese con le pale dei mulini. Vorrebbe far tornare le lancette indietro di vent'anni, rifare Forza Italia, con società civile e professori di contorno, inutili e decorativi, in quanto poi fa ciò che gli pare. Non è una lotta politica, non porta nuove idee, è solo una lotta personale per mantenere un suo residuo potere politico. Null'altro.

Tenta di sconfiggere il tempo in tutti i modi, anche trattando in modo ridicolo il suo corpo. Tingendosi i capelli, reimpiantandoseli e truccandosi il volto, come un vecchio attore che continua ad andare in scena rubando le parti di protagonista agli attori più giovani. E' un uomo senza più uno straccio di dignità personale: si maschera per negare e negarsi la verità dell'età, non è in grado di mantenere un'idea e la parola data che per pochi giorni. A cosa serve un uomo ridotto così all'Italia. Anche volendo apprezzare quello che fece e disse quindici anni fa, oggi anche il suo più fedele ammiratore deve ammettere che il Cavaliere è più utile a riposo che in campo politico attivo.

Alle elezioni del 2008 non andai a votare. Berlusconi era dato per sicuro vincente, gli avversari del centro sinistra si presentavano con un bilancio fallimentare. Già nel 2008 avrei voluto uno scontro di idee nuove. Già nel 2008 avevamo bisogno dei Renzi, Alfano, Meloni, Civati, Serracchiani, ecc. ma non nelle retrovie, ma sul ponte di comando. Ebbi un rifiuto, un blocco psicologico. Non si poteva affidare il paese a vecchietti e meno vecchi.
Alle prossime elezioni, per fortuna si affacceranno alla ribalta politica, volti nuovi, idee nuove e andrò volentieri a dare il mio contributo di cittadino elettore. Naturalmente, volti e idee che non apparterranno ai vecchi partiti, ancora guidati dalle solite antiche mummie immarcescibili.

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