martedì 13 novembre 2012

Europa: una, santa e indivisibile


Quello che viene fuori dal dibattito dei candidati alle primarie del centro sinistra, è una visione un po' religiosa  dell'Europa. Almeno superficialmente i discorsi sono tutti di adorazione delle politiche Europee. Addirittura Renzi si gioca un pezzetto di popolarità dicendo che l'austerità non si tocca.

Ma poi sia Bersani, che Renzi affermano ognuno a modo loro, senza essere molto chiari, che ora è venuto il momento della crescita. Renzi afferma che l'Italia deve sapersi imporre maggiormente con la propria autorità con gli altri partners, Bersani afferma che il "Patto di stabilità" non va cambiato, ma bisogna fare delle aggiunte (?).
(Devo dire che al confronto Renzi mi è parso un oratore più fluido e sicuro di Bersani)

Per Vendola, il rigore ci deve essere, ma mette in guardia dallo sfaldamento dell'Europa, e dal crollo del sistema del welfare. Ma anche Vendola, diventa tagliatore della spesa corrente, e in favore della spesa per investimenti. Sarà sufficiente? io penso che non lo sia, anche la spesa corrente concorre a creare Pil, e gli sprechi che si vogliono tagliare, poi alla fine sono meno di quel che si pensa.

Tabacci ha la fissazione del ritorno alla lira, ma al contrario, la teme. Ed ha anche la fissazione dei grillini. Quindi in definitiva è per euro ed Europa così come stanno.

La candidata Puppato, pone la questione del Bil (benessere interno lordo). Di solito lo si fa quando il Pil va male. Per quanto riguarda euro ed Europa, non vanno discussi. Se oggi non funziona è colpa nostra perché non abbiamo sfruttato tutte le opportunità. Mi pare la solita favoletta, se eravamo tedeschi anche noi ora non saremmo a questo punto. Come se modificare la struttura di una nazione da sempre basata sulla svalutazione competitiva, sia una cosa così semplice.

Insomma, vorrebbero ma non possono. Vorrebbero promettere di più, ma come afferma Bersani, sono costretti a dire la verità. La verità è che nel sistema euro, promesse di crescita non se ne possono fare. Si possono supplicare al massimo brandelli di crescita alla Germania. Traspare da questo dibattito una certa impotenza della politica nostrana, l'impossibilità di gestire le sorti economiche del paese. Tanto che uno si chiede perché si dovrebbero votare dei politici che non avranno alcun potere. E che presumibilmente seguiranno il solco tracciato da Monti, senza poter fare molto di più.

E' facile dire, dobbiamo chiedere alla Merkel di rivedere la politica di rigore. E' difficile però andare a modificare degli accordi come il Fiscal Compact quando ci sono di mezzo gli interessi dei diversi Stati europei. Non solo della Germania.
Molti paesi, devono dare il loro assenso ai piani europei attraverso il loro Parlamento. Questo la dice lunga sul grado di coesione di questa assurda Unione. 

Devo dire pertanto, che le promesse dei candidati di centro sinistra, di allentamento del rigore (ma detto in modo soft e confuso), e di politiche di crescita, sono meno avvincenti (e forse meno realistiche per assurdo) di chi fa proposte più rivoluzionarie (i nemici di Tabacci) che possono dipendere solo dalla nostra volontà Parlamentare, e non da quella degli altri paesi della zona euro.

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