venerdì 12 ottobre 2012

Stipendio low cost




La notizia è questa:

"La Volkswagen starebbe lavorando allintroduzione di un nuovo marchio low-cost, con tre modelli con i quali far concorrenza alla Dacia Renault, ma anche al gruppo Hyundai/Kia ed alla Fiat. Lo rivela la rivista Auto Bild, spiegando che i manager di Wolfsburg avrebbero in programma la produzione a partire dal 2015 di una berlina, di unutilitaria e di un mini-van con il nuovo marchio a prezzi compresi tra 6.000 e 8.000 euro. Le nuove vetture low-cost verrebbero prodotte in Cina o in India, ma sarebbero commercializzate anche in Europa. Lunico commento della Volkswagen è stato che ci sono ovviamente analisi, ma ancora nessuna decisione. Comunque verosimile. E la globalizzazione che rimbalza in faccia a noi europei. Lera della Grande Deflazione (o del Grande Impoverimento) avanza. Le imprese più intelligenti (e globalizzate) la interpretano, senza perdersi in chiacchiere e maglioncini."

A chi non fa piacere acquistare un'auto alla metà del suo costo effettivo. Forse addirittura ad un terzo. Anche la Fiat vendette molto agevolmente le ultima Panda vecchia serie ad un costo simile. Ma era pur sempre una super utilitaria, una seconda auto come si diceva prima della crisi.

Quelle descritte da Phastidio sembrerebbero però "prime auto". Berline e mini van si adattano più a una famiglia e a piccoli artigiani. E tutto questo fa pensare a gravi problemi di disponibilità.

Solitamente il prezzo di un'auto è sempre stato commisurato ad un anno di stipendio. L'autovettura dell'operaio e dell'impiegato  si collocava con la vecchia lira tra i 15 milioni e i 40 milioni. Con l'euro l'utilitaria per la famiglia varia tra i 10 mila e 20 mila euro. La vettura di un professionista affermato misura il suo giro d'affari e il suo successo, collocandosi a partire dai 40 mila euro in su. E via dicendo.

Se la Volkswagensta pensando di abbassare drasticamente il target, significa che esiste una fascia di stipendi medi che non supera i 6-8 mila euro annui. E questo non in Cina e India dove questo è ancora un prezzo iperbolico per molti, ma nella vecchia Europa, Germania compresa.

Si tratta degli stipendi da 600 euro mensili dei mini job tedeschi. Ma anche dei lavoratori precari italiani nei call center. E' l'effetto della globalizzazione. Ma per l'Europa questo effetto si chiamato cinesizzazione. Cioè la mancanza di lavoro manifatturiero nel vecchio continente, ormai delocalizzato in estremo oriente, sta portando il livello salariale medio, più vicino a quello cinese.

Ecco qual'è il modello di produttività auspicato da Monti, Marchionne, Passera, Squinzi ecc.: ritmi di lavoro e stipendi cinesi!
Ma non gliene faccio una colpa. Del resto loro sono industriali e banchieri che inseguono il maggior profitto. Il problema è a livello politico: è in questo ambito che si dovrebbe indicare la via, mostrando ciò che è giusto e ciò che è sbagliato. Progettando il futuro e indicando gli obiettivi per fare progredire e anche non impoverire la società.

E' la politica, la guida della polis, che deve guidare la società e i mercati. Non il contrario come avviene oggi. Con la fine del socialismo reale, si è giunti troppo facilmente alla conclusione che qualsiasi cosa fatta dal pubblico era sbagliata, e tutto quello che proveniva dal privato era giusto. Forse si è esagerato un po'. Forse si dovrebbe giungere ad un ragionevole compromesso. Una via di mezzo tra dirigismo pubblico e deregolamentazione selvaggia privata. Anche se in Italia, il passaggio da pubblico a privato, ha trasformato il monopolio pubblico in monopolio o cartello privato.

Si deve tornare ad un maggior controllo pubblico, non tanto sulle piccole imprese e attività commerciali, ma sulle grandi aziende ed attività di servizi multinazionali. E' da li che si deve cercare di fare quelle forzature che obblighino al rispetto di un livello minimo di correttezza. Per esempio impedendo la commercializzazione in Europa di quei beni prodotti Senza il rispetto di diritti minimi dei lavoratori, e/o che non rispettino requisiti ambientali e di sicurezza.

Credo che con queste imposizioni, corrette dal punto di vista etico, già moltissimi prodotti a bassissimo costo non potrebbero essere importati in Europa. Qualcuno potrebbe accusarmi di protezionismo travestito.  Ma se la politica non può intervenire indicando regole giuste ed etiche per tutti, a cosa serve poi indignarsi e scandalizzarsi per i vari Zambetti, Fiorito, Lusi, Penati ecc.

Gli industriali che sfruttano e a volte uccidono con veleni i loro operai in fabbriche lager in Cina o India, sono forse meglio dei nostri politici corrotti? Perché l'occidente sano e democratico deve sostenere questi tiranni e delinquenti dell'economia capitalistica, ed esserne complice acquistando i loro prodotti sottocosto? Secondo me dovremmo ragionarci su in modo onesto, e giungere a una visione della situazione in termini più vasti, che non sia solo di tipo economico, ma faccia una valutazione comprensiva di molti più fattori.

Altrimenti finiremo, non solo ad avere stipendi cinesi, ma a lungo andare anche diritti cinesi.

P.S.: questo post è stato scritto con uno smart phone cinese low cost, per dire le contraddizioni che stiamo vivendo...

Nessun commento:

Posta un commento