giovedì 11 ottobre 2012

Obiettivo enti locali



Prima il Lazio, poi il Piemonte e l'Emilia-Romagna. E poi Palazzo Marino a Milano (Scandalo case vacanza, arrestati funzionario del Comune e segretario Istituto dei Ciechi) e Fassino a Torino (La «parentopoli» piemontese che imbarazza il sindaco Fassino). Cosa sta accadendo? C'è un improvviso interesse per le malversazioni degli enti locali che mi pare un po' sospetto.

E non è finita perché l'ultimo arresto alla Regione Lombardia è veramente inquietante:
"Voto di scambio con la ’ndrangheta per un importante assessore Pdl della Regione Lombardia presieduta da Roberto Formigoni. Il responsabile dell’assessorato alla Casa, Domenico Zambetti, 60 anni, è stato arrestato mercoledì mattina a Milano dai carabinieri con l’accusa di aver comprato un pacchetto di 4.000 preferenze (decisivo per la sua elezione con 11.217 voti nelle regionali 2010) pagando 200.000 euro a due colletti bianchi della ’ndrangheta. "(milano.corriere.it)

Un arresto che funge da grimaldello per far saltare la giunta Formigoni. Che malgrado tutto resiste fino all'ultimo. Non sono riusciti i media-giudiziari a farlo dimettere, esattamente come per Berlusconi. Ci ha pensato la Lega, che con il suo nuovo corso non poteva sopportare oltre. Va bene il San Raffaele e le combine della sanità, ma la 'ndrangheta è troppo...

E poi ce n'è anche per chi sta dalla parte dei censori:
"Vincenzo Salvatore Maruccio, consigliere dell'Italia dei Valori (Idv) e capogruppo dell'Idv alla Regione Lazio è stato indagato dalla Procura di Roma mercoledì mattina per peculato: gli vengono contestati assegni e prelievi irregolari dai conti del suo gruppo consiliare per un ammontare di 700 mila euro."
"Gli stessi ’ndranghetisti che avevano investito su Zambetti in Regione nel 2010 avrebbero poi appoggiato circa 300/400 voti alle elezioni 2011 per il Comune di Milano sulla giovane Sara Giudice. Una decisione presa dopo incontri con suo padre Vincenzo, ex consigliere comunale ed ex presidente della società Metro Engeenering dal gennaio 2012."
(milano.corriere.it)

Un fuoco incrociato più che sospetto.
Questa mi sembra una manovra a tenaglia sulle autonomie garantite dal Titolo V della Costituzione. Che è in effetti una forma di federalismo latino, poco funzionante. Di certo non il federalismo progettato dalla Lega (federalismo o regionalismo?), ma neanche quello che avrebbero voluto nel centro sinistra.
Gli enti locali sono diventati autonomi, in determinati campi, ma privi di responsabilità. Questa loro autonomia doveva essere garantita da una autonomia fiscale adeguata, il che vuol dire che parte dell'attuale fiscalità sarebbe dovuta essere sottratta allo Stato centrale, e direttamente trattenuta localmente. Ma lo Stato vuole rimanere "patrigno" e controllare i "figliastri", così gli passa la paghetta secondo le sue regole, fregandosene dell'autonomia concessa. Il federalismo italiano è diventato una pagliacciata.

Ha cominciato il duo Amato/Ciampi con il patto di stabilità (sempre i tecnici a far danni) a porre dei vincoli finanziari alle autonomie:

"...obiettivo primario delle regole fiscali che costituiscono il Patto di stabilità interno è proprio il controllo dell'indebitamento netto degli enti territoriali (regioni e enti locali).
...
Dal 1999 ad oggi l'Italia ha formulato il proprio Patto di stabilità interno esprimendo gli obiettivi programmatici per gli enti territoriali ed i corrispondenti risultati ogni anno in modi differenti, alternando principalmente diverse configurazioni di saldi finanziari a misure sulla spesa per poi tornare agli stessi saldi.

La definizione delle regole del patto di stabilità interno avviene durante la predisposizione ed approvazione della manovra di finanza pubblica; momento in cui si analizzano le previsioni sull'andamento della finanza pubblica e si decide l'entità delle misure correttive da porre in atto per l'anno successivo e la tipologia delle stesse."

(www.rgs.mef.gov.it)

Da allora gli enti locali hanno dovuto ridurre sempre più i servizi, esternalizzare le municipalizzate, hanno inventato le società private di proprietà pubblica, hanno fatto ricorso a finanziamenti al limite del lecito attraverso i derivati, hanno ridotto i servizi a discapito delle ruberie, faticano tuttora a pagare gli stipendi dei dipendenti, molti sono falliti, stanno cercando di svendere le proprietà per far cassa, ecc.

Oggi siamo all'epilogo:

"La riforma del titolo V varata ieri notte dal Governo è un atto positivo e, in parte, dovuto. Perché interviene a tamponare alcune delle falle che il decentramento e il federalismo all'italiana hanno creato in 11 anni. Ma è un intervento che rischia di rivelarsi tardivo. Per tagliare il traguardo, infatti, una legge costituzionale richiede ermini più ampi di quella ordinaria. E, con una legislatura agli sgoccioli, l'orizzonte temporale a disposizione dell'Esecutivo è di per sé più ristretto. 

Un altro ostacolo sulla strada che porta a un'approvazione spedita delle Camere – che, come previsto dall'articolo 138 della Costruzione, dovranno pronunciarsi due volte a distanza di tre mesi l'una dall'altra – giunge dall'atteggiamento delle Regioni. 
...
Per il resto il disegno di legge partorito dal Governo centra il cuore del problema del titolo V introdotto nel 2001: avere attribuito alla concorrenza competente di Stato e Regioni alcune materie chiave (energia, trasporti, infrastrutture, coordinamento della finanza pubblica). Con il risultato di ingenerare non solo una confusione sul "chi fa che cosa" ma anche un elevatissimo livello di contenzioso davanti alla Consulta. Provare a riportarle sotto l'ombrello statale come fa il Ddl appare dunque una scelta di buon senso così come prevedere una «clausola di preminenza» per il livello statale. Ma tutto sta ora a metterle in pratica."
(www.ilsole24ore.com)

Difficile che vada in porto una riforma costituzionale con questi partiti sbrindellati in Parlamento. Ma l'obiettivo non è solo quello di ridurre gli sprechi a livello locale, cosa buona e giusta. Ma è molto più ambizioso. Per ridurre gli sprechi basterebbe portare a termine la riforma federalista dei "costi standard", che permetterebbe risparmi molto più incisivi.

In realtà l'obiettivo del governo è di riportare il potere decisionale in mano allo Stato centrale. In modo che il controllo sulla spesa sia massimamente centralizzato. Nel caso l'Italia dovesse essere commissariata dalla Troika e dal Mes, questi potrebbero agire meglio da un'unico centro di controllo. Le autonomie locali sono di disturbo in un eventuale commissariamento. C'è il rischio che sfuggano al controllo o addirittura cerchino di sottrarvisi con moti secessionistici, come sta avvenendo alla Catalogna in Spagna.

Credo comunque che ormai questo governo abbia poca autonomia e poca possibilità di imporsi. Non solo è difficile una riforma costituzionale, ma lo sarà anche approvare la manovra recentemente decisa. Sotto elezioni il Pd, dato per vincente, è difficile che voti una legge finanziaria di tagli, per di più alla sanità. Il governo ha delle evidenti difficoltà avvicinandosi alla data delle elezioni, e soprattutto presentandosi con così deludenti risultati. Così delundenti che il premier è stato costretto a ribadire che l'austerità non genera un "circolo vizioso", cioè aggrava la crisi economica, ma che anzi:

"...la disciplina di bilancio paga, conviene. La nostra disciplina ci ha consentito di non inseguire il peggioramento della congiuntura con aumenti di tasse, come è avvenuto in altri Paesi”. Dunque, ha insistito Monti “abbiamo dato un chiaro segnale che quando ci sono segni di stabilizzazione ci si può permettere lievi sollievi”, come appunto la limatura dell’Irpef. “Speriamo che gli italiani – ha concluso – vedano in queste decisioni, che non è una modificazione della rotta, che questa stessa rotta ha un senso”.

La disciplina di bilancio paga, ma l'Italia crolla. Il Pil è in picchiata come non mai. Ma comunque, anche se Monti lo dice riferendosi alla promessa diminuzione dell'Irpef, maschera un trucco da prestidigitatore in cui diminuisce l'Irpef per aumentare l'Iva. Da una parte concede e dall'altra prende. Il risultato cambia di poco per il consumatore/ lavoratore.

Ho come l'impressione che la strategia per mettere sotto controllo l'Italia, da parte delle gerarchie europee fallirà miseramente. Qui non funziona niente. Non funzionano le riforme di Monti. E non verranno mai rese operative, in quanto il sentire comune degli italiani è distante da quello dei propugnatori dell'austerità. Anche l'unica "riforma" andata in porto, quella pensionistica, probabilmente verrà rivista dal nuovo Parlamento, in una versione più edulcorata

Ma persino se l'Italia dovesse essere commissariata, non ne verrebbe fuori niente di buono per l'Europa e la Troika. Si aggraverebbero solo le tensioni sociali, con il rischio di aumentare il livello di antieuropeismo e rinfocolare le forze disgregatrici e violente. Mi ha divertito l'ultimo slogan di Forza Nuova: "via gli zingari e i banchieri!".
Con tutto il rispetto per i nomadi, non mi sarei mai aspettato di sentire i banchieri accomunati dalla destra estrema, con lo stesso disprezzo razzista...

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