martedì 23 ottobre 2012

Ingovernabilità e partiti


A. Panebianco, scrive sul Corrierone quelle che sono probabilmente le preoccupazioni di un certo tipo di borghesia che questo giornale rappresenta. Cioè vorrebbe che il Pd vincesse le elezioni, ma al contempo che  limitasse le pretese della sua rappresentanza più a sinistra:

"...Bersani dovrebbe cominciare a preoccuparsi un po' meno dei voti che raccoglierà Matteo Renzi al primo turno e molto di più di quelli che si concentreranno su Nichi Vendola. Perché se Vendola otterrà un buon successo, una percentuale ragguardevole di voti al primo turno, allora sì che saranno guai per il Pd."

Se i voti dei vendoliani confluisco su Bersani al secondo turno:

"...il Pd, dopo tanto peregrinare, è tornato alle origini, è di nuovo un partito di sinistra-sinistra grazie anche alla iniezione di anticapitalismo vendoliano. Il (fragile) equilibrio che Bersani ha fin qui tentato di mantenere fra le diverse istanze del partito si spezzerebbe.

Il rischio di fare la fine della gloriosa macchina da guerra di occhettiana memoria diventerebbe forte. Anche a dispetto dello stato di marasma in cui versa oggi il centrodestra. D'altra parte, ci sono già segnali in quella direzione, dal crescente distacco dalle politiche del governo Monti (in coincidenza con la radicalizzazione della Cgil) alle battute, infelici ma rivelatrici, sul mondo della finanza. Difficilmente, un Pd così spostato a sinistra potrebbe ottenere i numeri per governare."

Gli ingredienti che la politica italiana dispone sono questi. Lo abbiamo sempre saputo. Perché stupirsi poi che un partito anticapitalista possa raggiungere buoni risultati in un frangente come l'attuale. Dopo un governo Monti così fallimentare, che risultai ci si potrebbe aspettare? 

Qualcuno afferma che non è vero, un eventuale partito Monti raggiungerebbe il 30%. E' tutto da dimostrare che la popolarità del premier si possa trasformare in voti per un suo partito. Anche perché nella popolarità confluiscono preferenze di destra e sinistra, in un partito no. Quindi dividerei il 30% a metà, e sottrarrei poi gli astenuti e i non rispondenti ai sondaggi politici. La reale consistenza di un partito montiano sarebbe di circa il 10%. L'ennesimo partitino inutile.

Quello del Pd, per Panebianco, "rispecchia il più generale problema della democrazia italiana in questo frangente. Una democrazia può benissimo, per fronteggiare situazioni di emergenza, adottare soluzioni eterodosse. Il governo detto tecnico è stato appunto una di queste soluzioni. Ma molto presto si dovrà tornare alla normalità, a governi fondati sulla legittimazione elettorale. Se non che, a pochi mesi dalle elezioni, le forze politiche che avrebbero dovuto preparare il Paese a questo rientro nella normalità non l'hanno fatto. Non sono state ancora capaci di fare una buona legge elettorale tale da favorire condizioni di governabilità."

Credo sia anche ingiusto pretendere che i partiti, dopo un anno in cui sono stati presi a calci, si organizzino per legiferare la propria estinzione. Sono stati prima obbligati a sostenere l'onere pesantissimo di un governo imposto dall'estero, e dannoso per la nostra economia. Ora dovrebbero anche votare una legge elettorale che impone la scomparsa dei movimenti più dissidenti (per es. l'Idv), che li obblighi ad intrupparsi in coalizioni a pensiero unico montiano, che non dia voce a chi critica apertamente la politica neoliberista intrapresa.

I partiti italiano non hanno grandi meriti, ma aspettarsi che rinneghino le proprie ideologie, i propri interessi in sol colpo è esagerato. E forse non è nemmeno così vero che i partiti siano consessi di inetti, mentre i tecnici cime di conoscenza e lungimiranza.
Prendiamo il Pd: è più saggio Bersani quando dice che l'ultima manovra è iniqua perché abbatterà ulteriormente i consumi, o il governo a cui interessano solo che il gettito fiscale si mantenga invariato? Dov'è in questo caso la lungimiranza dello statista? Se si ammazza l'economia di base, ne risentirà anche il gettito fiscale. Non si può continuare su questa strada suicida.

Ma rivalutiamo anche in parte il Pdl: era meglio allungare le scadenze economiche tra 2011 e 2014 come proponeva Tremonti, o è stato meglio concentrarle tutte nel 2012 con la tremenda recessione che tale batosta ha provocato? Anche qui dove sta la lungimiranza dei tecnici? A volte è meglio aver un po' di buon senso che dieci lauree con master.

A forza di glorificare i meriti inesistenti del governo Monti, non ci si rende nemmeno conto che i patiti sono stati mediaticamente distrutti. Non solo dagli scandali. Ed ora si pretende che partiti, movimenti ed esponenti politici scattino come soldatini sull'attenti, pronti a proseguire la missione suicida di Monti:

"Ciò che spaventa tutti, in Italia e fuori, è che, al momento delle elezioni, l'offerta politica risulti così destrutturata, così slabbrata, da non permettere la formazione di governi stabili. È comprensibile che i politici si preoccupino più del proprio destino che di quello che potremmo chiamare il «disegno più ampio». Ma ci sono anche momenti in cui la stessa sopravvivenza a breve termine del politico dipende dalla sua capacità di guardare lontano. Il problema è che c'è ormai poco tempo per ridare funzionalità, attraverso una chiara ristrutturazione dell'offerta politica, a una democrazia che sappia fare i conti con vincoli esterni sempre più stringenti."

Ma a nessuno viene il dubbio che la situazione così disgregata della politica italiana non sia altro che il risultato della dissennata politica europea e in Italia del governo tecnico? Mi sembra che il berlusconismo si sia ormai insinuato ovunque. Anche fra chi ne era il maggior critico. Si raccontano palle su palle sui media sussidiati, o poi si finisce per crederci e trasformarle in verità incontestabili. Il fallimento del governo Monti, si ribalta sui partiti e si trasforma nel fallimento di questi.

Se gli italiani votano "male" è colpa dell'offerta sbagliata? Ma l'offerta si forma in base alla domanda, e se cresce la domanda di grillini e vendoliani, significa che quello che è stato offerto finora dalla politica non è piaciuto molto. Non ci vuole una scienza particolare per comprenderlo.
E non penso nemmeno che gli italiani sbaglino. Gli italiani sentono direttamente sulla loro pelle le conseguenze delle scelte del governo tecnico. 
Come topi in trappola tentano di sfuggirgli da ogni pertugio possibile. E si sa, non tutte le vie di fuga portano in luoghi sicuri. Ma i topi-cittadini in caso di panico, non riescono più ragionare razionalmente, si affidano agli istinti animali. Ma la colpa non è dei topi.

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