venerdì 29 giugno 2012

Allarme rosso




Il vertice europeo è a rischio “chiacchere e distintivo”, cioè rivelarsi un rituale inconcludente, e Monti ne è consapevole. Probabilmente spaventato dal quasi probabile disimpegno di Berlusconi e del Pdl, è particolarmente nervoso. Si è recato a Bruxelles con molte preoccupazioni, non con la solita sicumera del tecnico avvezzo agli ambienti della tecnocrazia, “caricato a molla” per l'offensiva dalla politica italiana, è giunto al summit con l’intenzione di porre non solo delle questioni a difesa dell’Italia, ma anche piccoli/grandi ricatti.

Quello non esplicitato, delle dimissioni in caso di fallimento. E quello esplicitato dell’approvazione della Tobin Tax in subordine a provvedimenti seri per l’abbattimento dello spread. Provvedimenti, che poi così come proposti da Monti, non è nemmeno detto siano risolutivi. Infatti utilizzare il fondo salva Stati già utilizzato per le banche spagnole, è limitante. Tale fondo ha ormai una dotazione non sufficiente a mantenere bassi a lungo gli spread di Italia e Spagna, a meno che possa ottenere liquidità illimitata dalla Bce, cioè si stampi denaro dal nulla. Cosa che non può piacere in Germania.

Pertanto Monti sta tenendo in allarme il governo:
"Prepararsi al peggio". … Intanto, per non sbagliare, il premier ha preallertato i ministri. Nessuno dovrà allontanarsi dalla Capitale nel week-end. "Vi prego di essere tutti reperibili". Non si sa mai, dovesse riunirsi un Consiglio dei ministri per prendere decisioni d'urgenza. La paura infatti è che lunedì mattina i mercati, nel caso il consiglio europeo si risolva in chiacchiere, puniscano duramente proprio l'Italia, il bersaglio più grosso. Per domenica sera Monti ha convocato una riunione ristretta a Roma con Moavero, Grilli, Passera, Giarda e Catricalà. Un summit formalmente chiamato a discutere nel dettaglio l'ultima versione della spending review in vista del Consiglio dei ministri di lunedì. E tuttavia è chiaro che il vertice servirà anche a stabilire come reagire nel caso l'Italia debba“
(www.repubblica.it)

Nel caso le cose dovessero mettersi al peggio, si dovrà probabilmente redigere o adottare (se esistente) un piano B. Che potrebbe essere una strategia di abbattimento del debito, o un sistema per garantirlo maggiormente (ancorandolo a immobili del demanio, o a partecipazioni in aziende pubbliche):
“Ad alzare il velo sulla necessità di un "piano B" è stato Giuliano Amato, chiamato come consulente da Monti. In un'intervista a l'Unità, due giorni fa l'ex premier ha parlato di misure per calmierare lo spread come "una drastica riduzione del debito pubblico sotto il 100 per cento". O l'emissione di titoli del debito a basso interesse, garantiti da un fondo in cui dovrà confluire il patrimonio pubblico.”
(www.repubblica.it)

Un abbattimento del debito come suggerito da Amato, mette i brividi. Non tanto per l’argomento, ma per i ricordi di scorribande sui conti correnti che il proponente richiama alla mente. Potrebbe essere un salasso insopportabile, una bomba su un’economia in catalessi come quella italica.

Confindustria lancia l'allarme: «Crisi come guerra, colpite parti vitali del Paese»
Tagliate le stime del pil: per il 2012 al -2,4% (dal -1,6%). Un milione e mezzo di posti lavoro persi a fine 2013
(www.corriere.it)

“…anche «se non siamo in guerra» - i «danni economici fin qui provocati dalla crisi sono equivalenti a quelli di un conflitto e a essere colpite sono state le parti più vitali e preziose del sistema Italia», rileva il centro studi di Confindustria. Settori trainanti come il tessile e il manifatturiero, soprattutto l'automotive, ma anche la farmaceutica e i settori di nicchia del made in Italy come l'arredamento e il design, l'alta moda, funzionano se puntano sulla domanda estera, soffrono drammaticamente se intercettano i consumi domestici.

le stime di via dell'Astronomia sul Pil tagliate rispetto alle precedenti previsioni: per il 2012 al -2,4% (dal -1,6%); per il 2013 al -0,3% (dal +0,6%). La recessione è «più intensa», la ripresa è ora attesa «dalla seconda metà del 2013»

Il 2013 si chiuderà con un milione e 482mila posti di lavoro in meno dal 2008, inizio crisi (in termini di unità di lavoro equivalenti a tempo pieno) era -1 milione e 276mila a inizio 2012. La disoccupazione salirà al 10,9% a fine 2012 e toccherà il record del 12,4% nel quarto trimestre 2013 (13,5% con la Cig)

Occorrono misure «per fermare e invertire la "disunione" creditizia da tempo in atto e che sta provocando un violento credit crunch proprio nei paesi maggiormente impegnati nello sforzo dei conti pubblici».

La pressione fiscale effettiva … «toccherà il 54,6% del Pil» nel 2013. Stima che «include l'aumento dell'Iva pronto a scattare dal 1 ottobre prossimo».

«Liberare l'Italia dal piombo della burocrazia è la via maestra per riportare il Paese su un alto sentiero di sviluppo», scrive Confindustria. … Per Confindustria «la rivoluzione del modo di operare della pubblica amministrazione è vitale per il rilancio dell'economia e per il percorso riformista del Paese».”


Il mercato interno è stato completamente distrutto. Meno posti di lavoro, meno domanda interna, Pil in decrescita. La pressione fiscale invece è in risalita per risanare il bilancio dello Stato, ma non risolutiva della crisi. Infatti ad ogni calo del Pil dovrà corrispondere un aumento della pressione fiscale per compensare le mancate entrate, in un circolo asfittico. Una spirale che conduce al default.

E in questo disastro, lo Stato non riesce ne a dimagrire ne a cambiare modo di agire. Solo licenziare dipendenti pubblici non serve, se rimangono in vigore le attuali leggi. Già oggi gli uffici pubblici sono in difficoltà a seguire gli iter burocratici imposti dalla legge. Riducendo l’organico, le lungaggini rischiano di incrementare. Ciò che ci vorrebbe è una generalizzata deregulation normativa che riduca drasticamente gli iter burocratici.

In tutto questo sfacelo, è ovvio che i sostenitori di Monti invochino un successo a Bruxelles, coscienti del fatto che in caso contrario può accadere di tutto:
“Buttiglione già pregusta la vittoria: "Se Monti riesce a portare a casa i project-bond, la golden rule, l'uso del Salva-stati contro lo spread e il piano per la crescita, per l'Italia sarà un successo incredibile". A quel punto la maggioranza "strana" potrebbe anche ristrutturarsi intorno a un nocciolo duro iper-montiano e europeista.”
(www.repubblica.it)

Così mentre i montiani sperano in un successo, i critici verso Monti, hanno già lanciato un paio di messaggi inequivocabili: il primo con la mozione Pdl a sostegno di Monti, separata da quella degli altri partiti di maggioranza; il secondo durante l’approvazione della riforma costituzionale che ha visto Pdl, Lega e altre forze (la vecchia maggioranza) approvare di prepotenza il provvedimento sul Senato Federale. Il messaggio potrebbe essere questo: se Monti fallisce torna tutto come prima (o quasi). Se il salvatore della Patria non salva nulla, allora non c’è più ragione di sovvertire l’esito delle elezioni, e la vecchia maggioranza potrebbe riformarsi. Per fare cosa non si sa. Probabilmente per gestire le elezioni ad ottobre.

Aggiornamento ore 10:00

Alla fine anche Mario (Monti) ha segnato il suo gol ai tempi supplementari (4:20 della notte):
“Il summit dell'Eurozona, convocato a sorpresa ieri sera immediatamente dopo la fine della prima giornata del Consiglio europeo, ha prodotto alle 4.20 del mattino un accordo che accoglie in gran parte le richieste italiane e spagnole (appoggiate dal presidente francese François Hollande) e supera di slancio i tradizionali 'nein' di Berlino.

un lungo negoziato notturno "qualche volta teso"

L'accordo prevede che i paesi 'virtuosi' sotto la pressione di spread 'eccessivi' possano usufruire dell'acquisto di una parte dei loro titoli di Stato da parte dei fondi di salvataggio dell'Eurozona (l'Efsf e il suo successore permanente, l'Esm), senza per questo doversi sottoporre a condizioni aggiuntive

il paese interessato dovrà comunque fare una richiesta formale di attivazione dell'intervento del Fondo di salvataggio, e sottoscrivere un 'Memorandum of understanding' ('Protocollo d'intesa') con la Commissione europea.”

(www.ilsole24ore.com)

Quindi ogni volta che un paese deve fare ricorso all’acquisto di bond tramite Efsf, lo verranno a sapere tutti gli altri, comprese le rispettive opinioni pubbliche. Non ci sarà un’attivazione automatica che trasformerebbe il meccanismo in una normale contabilità europea del debito.

Comunque con Monti l’Italia ha ottenuto un risultato importante. Bisogna sperare, come già scritto, che la dotazione del fondo (circa 500 mld di euro) sia sufficiente a coprire gli squilibri degli spread dei Piigs europei “virtuosi”. Già solo quest’anno l’Italia potrebbe consumarne da ¼ alla metà. Esauriti questi fondi, ricominceranno a salire gli spread o ci sarà una successiva copertura della Bce?
Con questo risultato, intanto Monti può continuare a sperare di giungere a fine legislatura, fino al 2013.

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