giovedì 10 maggio 2012

Vivacchiare




E’ il termine che descrive meglio la situazione dei nostri tempi. Non c’è un progetto per il futuro, si vive alla giornata in un presente incerto.

E’ un concetto che vale per qualsiasi campo della nostra italica società. Vivacchiano le famiglie e i suoi componenti, stretti fra mutui e bollette da pagare, con lavori mal pagati, molto spesso presso aziende decotte che non hanno futuro. Di questo passo diventerà incerta ogni forma di lavoro, anche gli impieghi un tempo ritenuti “sicuri”.

Non è più sicuro il bancario, non è più sicuro l’impiegato, e presto neanche quello pubblico, quando cominceranno a fallire gli enti pubblici iper indebitati. Quindi si vive del quotidiano, evitando di guardare al futuro. Il futuro è avvolto dalle nebbie della crisi. Nessuno in questo momento può pensare che fra poco la crisi verrà superata. Anzi, tutti temono si aggravi.

La condizione dei singoli e delle famiglie, è diretta conseguenza della situazione dell’imprenditorialità. Le aziende galleggiano e vivacchiano anch’esse. Quelle che non hanno ancora chiuso, superano il lunario grazie alle esportazioni, perché l’economia interna italiana è sempre più asfittica. I consumi calano continuamente. Oppure vivacchiano quelle che hanno un piede, e forse quasi due, all’estero. Quelle che hanno delocalizzato le produzioni nelle nazioni emergenti con basso costo salariale, e maggiore dinamicità dell’economia.

L’esempio lampante ci viene dalla più grande industria italiana, quella automobilistica. In Italia la Fiat rimane come testimonianza, ma in Europa è residuale e sempre meno competitiva. La Fiat è ormai un ammennicolo della Chrysler. Sarebbe dovuto essere il contrario, era la Fiat ad “acquisire” l’industria americana. In Italia i sindacati si immaginavano gli Usa invasi da cinquecento e panda. Invece la Fiat sta facendo il contrario, i nuovi modelli sono prodotti in Usa ed importanti in Italia con i marchi del gruppo Fiat sul frontale. La Fiat in Italia, sta diventando un industria di mascherine e scudetti pressofusi da avvitare sulle berline prodotte in Usa.

Del resto è evidente che se non c’è visione del futuro, non c’è nemmeno un piano industriale e quindi una volontà politica di mantenere le produzioni in Italia. Che siano auto, frigoriferi o calze di nylon.

Se le basi della nostra società sono in queste condizioni di scarsa vitalità, non può essere diverso per i vertici. Infatti vivacchiano il Parlamento e anche il governo. Nel primo transitano Deputati e Senatori il cui compito da molto tempo non è più quello di proporre soluzioni, ma di premere un pulsante, in cambio di laute prebende e, come spesso veniamo a sapere, anche molti extra non sempre legali. I nostri parlamentari dovrebbero rappresentare il meglio. I migliori cervelli della nostra società. A quanto pare c’è più vita intelligente su Marte.

Il governo, è costretto a vivacchiare a causa di un Parlamento pachidermico difficile da condurre su un cammino virtuoso. Ed in parte vivacchia per meriti propri, poiché non ha autonomia di pensiero ma è “telecomandato” da Bruxelles e Berlino. I quali ci conducono su percorsi pericolosi ed incerti.

Questa condizione del vivacchiare ci può portare in due direzioni divergenti. O arriva la scossa che ci fa risvegliare, o non si manifesta nessun cambiamento e si continua sulla strada del declino, che ad un certo punto diverrà sempre più rapido. Una mezza scossa le hanno date le ultime elezioni che hanno visto emergere il Movimento 5 stelle: una forza che porta con se, comunque sia, valori positivi ben diversi da altri movimenti di protesta all’estero, come il Front National o Alba Dorata.
Forse solo una pattuglia di integralisti e Savonarola come quelli di M5s possono rivitalizzare un futuro Parlamento formato da “partiti cadaveri” ed indurli a comportamenti più utili ed onesti.

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