lunedì 7 maggio 2012

Riscaldamento Globale: arsura vichinga


A quanto pare, le prime vittime del riscaldamento globale, non siamo noi ma sono stati i Vichinghi. I quali per non squagliarsi dal caldo si rifugiarono prima in Islanda e poi in Groenlandia, che ricordo è un nome vichingo e malgrado sia ricoperta di ghiacci, vuol dire "terra verde".
Chi è convinto del riscaldamento globale antropico pensa che solo da pochi anni assistiamo all'arretramento dei ghiacci artici, e che nel passato spesse coltri ghiaccio seppellissero dall'eternità queste lande. Ma allora i vichinghi, poveri ignoranti, si sono confusi descrivendo la Groenlandia meridionale come verde?

In realtà, per i Vichinghi il riscaldamento globale medievale, fu una benedizione. Furono semmai vittime del successivo raffreddamento globale. Cosa negata però da molte istituzioni pubbliche (IPCC), invaghite dal riscaldamento globale antropico. Ma andiamo con ordine.

Questo post nasce da un'intervista a Michael Mann rilasciata su "Le Scienze" (rivista cartacea) questo mese. Si tratta dello scienziato che fu fra i primi a fare un'indagine sulle temperature globali in epoche passate. Attraverso i suoi studi, nacque un grafico famoso in ambito ambientalista conosciuto come grafico della "mazza da hockey". Poichè il suo andamento ricorda (da sinistra a destra) il bastone e la paletta terminale di una mazza da hockey.


Secondo Mann, le temperature medie mondiali hanno subito un'impennata negli ultimi 150 anni. Per ottenere le temperature non misurate (linea blu) e raffrontarle con quelle misurate in epoche moderne (linea rossa), Mann ha studiato l'accrescimento degli anelli degli alberi datati al radiocarbonio e cresciuti in epoche passate (dal 1000 ai giorni nostri).

La metodologia scientifica utilizzata da Mann sarebbe incontestabile, se poi studi successivi, analisi del modo di utilizzo dei dati, ed anche il buon senso, non avessero fatto sospettare che qualcosa non tornava. Soprattutto le vicende storiche, come quelle vichinghe, rendono il grafico sovrastante, molto incoerente.
Malgrado ciò, il grafico della "mazza da hockey", rimane una bandiera incontestabile dei sostenitori del global warning. In realtà il grafico andrebbe corretto come quello di seguito, verosimilmente più coerente con le vicende storico-climatiche che ci sono state tramandate:


Il grafico è stato rielaborato tenendo conto degli errori di Mann, utilizzando i suoi stessi dati. Inoltre si è valutato che l'accrescimento degli anelli, non dipende solo dalle temperature, ma anche dalla piovosità, dalla ricchezza nutritiva dei suoli e dalla concentrazione di CO2. Come si può notare, è ben evidente la bolla di caldo del periodo medievale (maggiore del riscaldamento attuale) e la successiva caduta delle temperature medie.


"I risultati di Mann destarono subito più di un dubbio negli addetti ai lavori, ma le loro voci non riscossero le dovute attenzioni. Parve troppo piccolo il divario tra il periodo caldo medioevale e la Peg, (ndr: Piccole ere glaciali) le notizie storiche riguardo la coltivazione della vite in Inghilterra, la colonizzazione della Groenlandia ma anche molti altri dati storico –biologici( per esempio la foresta fossile di Grindelwald) cozzavano con la ricostruzione di Mann. 
Durante il medioevo e specie nel periodo che va dal 1000 al 1150, fece molto caldo, spesso anche più di adesso.


I Vichinghi fondarono nella Groenlandia una loro colonia, essa prosperò fino agli inizi del 1200, poi con il lento modificarsi delle condizioni climatiche, essa regresse fino a sparire del tutto intorno al 1400. Il Papa stesso incaricò il Vescovo Islandese di scoprire cosa fosse successo ai fedeli groenlandesi. L’indagine portò alla scoperta che la colonia norvegese era sparita del tutto causa le ormai proibitive condizioni climatiche. Successivi scavi archeologici hanno portato alla luce le tombe degli antichi vichinghi groenlandesi, alcune delle loro sepolture presentano al suo interno delle radici a testimonianza di una flora mai più vista da allora

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Nel periodo medievale la vite era coltivata nella parte centrale dell’Inghilterra e nella East Anglia fino a circa il 53° parallelo, tradotto in cifre si tratta di uno spostamento di più di 500Km verso nord del limite attuale, che passa lungo la linea Parigi-Nantes

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... oggi, tant’è che la vite non viene coltivata in nessuna parte dell’arcipelago britannico. Il climatologo inglese H. Lamb fece notare che il limite settentrionale della coltivazione della vite, corrisponde ad una temperature media estiva di circa 18.5 C, oggi la temperature media estiva di Londra è di 17C° circa, ciò sta a significare che le estati medievali fossero di 1.5C° più calde di ora.

C’è un’altra prova evidente del riscaldamento medievale, la diffusione della malaria. Questa malattia è endemica delle zone tropicali dove la temperatura media non scende mai sotto i 18C° ma può diffondersi anche in quei paesi dove sia hanno almeno due mesi con temperatura media di 18C°, e l’Italia è una di questi.
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Non si hanno notizie della malaria prima del X secolo quando essa inizia a diffondersi non solo in Italia ma anche nella zona centro-occidentale europea. In Inghilterra è nota come marsh fever e in germania come wechselfieber, essa raggiunge il massimo picco tra il 1100 e il 1150 quando giunge perfino in Norvegia. Scomparirà definitivamente dall’europa centrale a partire dal 1300, in quella meridionale, Italia compresa, rimarrà fino al completamento delle opere di bonifica
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foresta fossile di Grindelwald: lungo la morena dell’omonimo ghiacciaio si trovano spesso tronchi di pino cembro scortecciati e levigati dal ghiaccio. Essi sono stati datati con il radiocarbonio ed è stato scoperto che la loro morte risale al 1250 più o meno 150anni. Da notare che nella zona non vi è tuttora nessuna traccia di 
vegetazione ma solo pietrisco morenico, se ne deduce che allora, al contrario di oggi, c’era una foresta rigogliosa distrutta dalla successiva espansione glaciale."

Altri dati che rendono lo studio di Mann criticabile:

DUBBI sull'effetto serra antropico
(meteolive.leonardo.it)

"Riporterò alcuni inconfutabili fatti storici: nell'inverno 1422/23 la Senna gela a Parigi, l'intero mar Baltico ghiaccia.


Inverno 1434/35 l'Inghilterra è sepolta dalla neve; la banchisa polare ricopre il mare del Nord.

A dicembre 1494 il porto di Genova gela a Natale.

Nel 1506 il mare gela nei pressi di Marsiglia.

1565 il Rodano gela tre volte ad Arles.

1595 gelano il mare il Rodano e gli olivi.


1600/01 i ghiacciai alpini raggiungono uno dei massimi storici, sarà uguagliato nel 1643/44 nel 1820 e nel 1850, dalla fine della glaciazione solo quello tra il 1400 a.C.  e il 1300 a.C. sarà superiore.



Nell'inverno 1607/08 la neve sfonda i tetti di Venezia.

L'inverno 1708/09 è considerato da alcuni storici il più freddo mai verificatosi in Europa, in Scozia nevica da gennaio a giugno.

1788/89 gelano quasi tutti i fiumi europei.

1816 è passato alla storia come l'anno senza estate.


1829/30 freddo in Europa da novembre a febbraio, ecc.



In effetti il "punto di partenza" è passato alla storia come "piccola era glaciale" ed è stato uno dei periodi più freddi dal termine dell'ultima glaciazione.



Da qui il primo dubbio: paragonare la temperatura odierna a quella di un'epoca molto rigida è corretto per stabilire che la stessa sia aumentata, causa le attività umane? Se il paragone venisse fatto con il periodo 800 d.C. -1200 d.C. ci accorgeremmo di avere un deficit termico.

Infatti ora i viticoltori inglesi (ma esistono?) non concorrono più con quelli francesi.

Parte dell'Oberriederin, un'antica condotta d'acqua nei pressi del ghiacciao di Aletsch, è ancora sepolta dal ghiaccio; la foresta fossile di Grindelwald, distrutta dai ghacciai intorno al 1250 d.C., non è ancora ricresciuta.


Le invasioni di cavalette non raggiungono più la Germania come nel 873 d.C. e l'Ungheria nel 1195."

Ma cosa ha sbagliato il prof. Mann nella costruzione del suo famoso grafico?


"... si avvale maggiormente di dati ricavati dagli anelli di accrescimento degli alberi, posto ad esempio due delle numerose serie utilizzate da Mann. La prima è ricavata dagli alberi delle Sheep Mountain in California, la seconda da quelli di Mayberry Slough in Arizona. Entrambe le serie hanno la stessa lunghezza ma gli algorittimi utilizzati da Mann danno alla prima un “peso” 390 volte maggiore della seconda. (McIntyre) E’ ovvio che con questo sistema di manipolazione dei dati, si possono ottenere i risultati che più ci aggradano ma ciò, ovviamente vanifica qualsiasi tentativo di spiegazione seria sul riscalddamento in atto."
(www.meteoaquilano.it)

Quindi ha alterato il metodo scientifico per giungere ad un risultato prefissato, probabilmente per proprie convinzioni politiche e ambientali. Personalmente concordo con le scelte ambientali orientate alla salvaguardia dell'ambiente naturale, ma non posso sopportare che questo risultato si raggiunga mentendo ed ingannando miliardi di persone alterando dati scientifici.
Ma oltre a Mann, altri studiosi si sono cimentati nello studio delle temperature antiche, e sono giunti a conclusioni che si accordano meglio con le vicende storiche. Uno degli studi più recenti, riguarda l'accrescimento dei gusci di conchiglie islandesi. E' stato condotto da William Patterson, chimico degli isotopi all’università del Saskatchewan in Canada.

"... i molluschi crescono in continuazione e il livello dei diversi isotopi nelle conchiglie varia con la temperature dell’acqua in cui vivono. Più fredda l’acqua, più alto il livello dell’ossigeno 18, l’isotopo più pesante. Lo studio ha preso in esame 26 gusci trovati nei sedimenti sulle sponde di una baia islandese. Dato che le vongole vivono da due a nove anni, gli isotopi d’ossigeno nelle conchiglie offrono una finestra di due-nove anni sul contesto ambientale in cui i molluschi hanno vissuto. "Abbiamo fatto della paleometeorologia - spiega Patterson - ricostruendo le temperature con un dettaglio di meno di una settimana. Per le vongole più grosse addirittura abbiamo lavorato sulle singole giornate". 
...
Tecnicamente i molluschi registrano la temperatura dell’acqua, non dell’aria, ma le due sono strettamente collegate, specialmente sulle rive del mare dove in Islanda viveva la maggior parte della popolazione. Uno degli obiettivi di Patterson era di verificare quanto raccontano le antiche saghe islandesi che descrivono i mutamenti del tempo. Dato che queste saghe comprendevano messaggi al re che si trovava in Norvegia, c’era la tendenza a esagerare le condizioni sfavorevoli. "Se l’anno era brutto, non ci si aspettava molto dai coloni in termini di tributi" spiega Patterson. E lo studio dimostra che le saghe erano ragionevolmente accurate. Attorno all’anno 1.000, per esempio, il "libro delle colonie", un manoscritto medievale che dettagliava tutti gli insediamenti in Islanda, riferisce di una carestia così dura che "gli uomini mangiavano volpi e corvi" e "i vecchi e i deboli venivano uccisi e gettati dalle scogliere". Secondo i gusci delle conchiglie si è davvero trattato di un periodo duro, con le temperature dell’acqua che segnavano 5-6 gradi di massima, contro 7,5-9,5 gradi 100 anni prima."
(www.lastampa.it)

"I valori degli isotopi di ossigeno per i due più antichi bivalvi dello studio mostrano una ondata di freddo tra il 360 aC al 240 aC, periodo che ha alcune delle temperature più basse dell'intera serie di osservazioni che si estendono fino a circa il 1660 dC. Dopo questo periodo freddo sembra che le temperature rapidamente aumentato in modo tale che le temperature dal 230 aC, sono significativamente più elevate. In effetti una conchiglia del 130 aC ha registrato la temperatura più alta in tutti i 2.000 anni di dati raccolti.


Tra il 230 aC e il 40 dC, ci fu un periodo di calore eccezionale in Islanda coincidente con il periodo romano caldo in Europa, che va dal 200 aC al 400 dC. Questa serie di dati dalla conchiglia islandese suggerisce che il processo meteorologico dell'epoca ha  avuto temperature più elevate di quelle registrate nei tempi moderni.

Con il 410 dC c'è stato un ritorno a temperature più fresche che fa presagire l'inizio di un'era fredda e umida chiamata "periodo freddo medievale" tra il 400 dC ed il 600 dC.

La tendenza al riscaldamento successivo in Islanda si è svolta dal 600 dC al 760 dC, circa un secolo prima del riscaldamento prolungato che è iniziato in Europa nei secoli successivi ed ha portato il Periodo Caldo Medievale con temperature come quelle romane.


L'Islanda è stata inizialmente abitata e regolamentata tra l'865 dC e il 930 dC, e questo è spesso accaduto quando il clima era favorevolmente caldo per organizzare viaggi per mare e legiferare. Le temperature ricostruite in questo studio suggeriscono che erano salite poco prima che cominciasse l'immigrazione iniziale in Islanda, ma poco dopo si sono deteriorate.


I risultati dello studio suggeriscono che i dettagli dei cambiamenti climatici registrati nelle saghe islandesi sono ragionevolmente accurate."

Nel 1000 d.C., come riferiscono le antiche saghe, ci fu effettivamente una crisi climatica con abbassamento di temperature, ma poi il clima tornò a surriscaldarsi:

"Una tendenza al riscaldamento si è verificato dopo il 1120 dC, dal 1320 dC tuttavia il processo di raffreddamento ha cominciato di nuovo a registrare minimi record all'interno della raccolta di dati di 2.000 anni. Tali minimi sono riscontrabili anche nelle carote di ghiaccio della Groenlandia. Il periodo di raffreddamento è stato prolungato. L'insediamento occidentale della Groenlandia è stato abbandonato dal 1360 dC e gli insediamenti, nella parte orientale sono stati abbandonati dal 1450.




rovine vichinghe in Groenlandia 



La raccolta dei dati isotopici delle conchiglie è chiaramente una tecnica molto promettente, con molti vantaggi rispetto alla ricostruzione paleoclimatica utilizzando gli anelli degli alberi. La capacità di monitorare condizioni climatiche stagionali estreme sarà molto utile non solo per il clima, ma anche per mettere in luce l'ascesa e il crollo delle società."

colonizzazione vichinga


Questi dati implicano, che nell'epoca vichinga, i ghiacci artici dovevano avere un'estensione anche inferiore a quella odierna, anche se non ne abbiamo le prove. Oggi questo arretramento è motivo di allarme degli ambientalisti. Ma è un allarme fondato? in realtà i dati sono contraddittori e mettono in imbarazzo gli studiosi.

Polo nord:

Il grafico mostra le anomalie registrate dal 1978, in questo caso del mese di aprile, ma il trend è simile per tutti i mesi; è evidente la diminuzione progressiva dei ghiacci. 

Anche i dati riportati in planimetria, sempre per il mese di aprile, indicano una diminuzione di estensione dei ghiacci, soprattutto verso l'Atlantico. Le anomalie sono modeste, poichè sono riferite a un mese poco significativo per l'Artico. 

Polo sud:


Il grafico mostra le anomalie registrate dal 1978, nel mese di aprile, ma il trend è simile per tutti i mesi; è evidente dalla linea tratteggiata, l'aumento progressivo dei ghiacci.

I dati riportati in planimetria, sempre per il mese di aprile, indicano aree di crisi (blu), ma anche molte aree di nuove estensioni/volumi di ghiaccio (rosso).

(nsidc.org) - National snow & ice data center

Esattamente così, questi sono i dati più recenti dei ghiacci artici ed antartici. Benchè  i media continuano a raccontarci lo scioglimento dei ghiacci polari, la realtà è più articolata. Da un lato i ghiacci artici si riducono (nord), ma dall'altra sono in aumento (sud), oggi documentati anche dal satellite Cryosat (Il satellite CRYOSAT rivela una elevazione dei ghiacci antarticidaltonsminima.altervista.org). E' come se avvenisse una sorta di travaso tra polo nord e polo sud. Il fenomeno non è ancora stato ben spiegato.

Il clima in epoche storiche è stato molto più vario di quanto siamo disposti ad ammettere. E' difficile accettare che il clima vari così tanto, poichè i cicli climatici sono così ampi da abbracciare diverse generazioni. Quindi il ricordo di un clima diverso, difficilmente viene tramandato da padre in figlio, o da nonno a nipote. Per questo c'è la convinzione che le stagioni e le temperature siano state immutabili nelle epoche passate. Quindi, se oggi variano, la colpa è attribuita all'attività umana recente.

Il motivo di questi sbalzi climatici, è da attribuire, secondo molti studiosi non allineati al pensiero unico del global warming, ai clici undecenneli e secolari del sole. Per quanto riguarda le Peg più recenti, il motivo del loro accadimento sembra da attribuire proprio alla scarsa attività solare. Le prime documentazioni dell'attività solare, risalgono a Galileo  Galilei.

(Vedi post "Sole e freddo")

Le Peg del passato, in particolare la più recente, quella chiamata "di Maunder", sono state messe in rapporto al numero di macchie solari conteggiate periodicamente a partire dalle prime osservazioni galileiane. Oggi  la connessione tra attività solare e Peg non è provata al 100%, data la scarsità di dati, ma ormai è qualcosa di più di un sospetto. Attualmente l'attività solare è monitorata attraverso molteplici parametri, oltre il numero di macchie solari. Gli ultimi dati rivelano una brusca diminuzione dell'attività solare, dopo i cicli record con continui aumenti di attività registrati durante il dopoguerra. (www.swpc.noaa.gov)

Quindi per il futuro:
"Il riscaldamento globale che c'è stato negli anni scorsi, perchè effettivamente c'è stato, probabilmente dipende per una minima e insignificante parte dall'attività umana. Il riscaldamento è stato un fatto del tutto naturale. E quello che ci aspetta nei prossimi decenni potrebbe essere una mini era glaciale. Ora sono passati 4 anni da quando il sole ha modificato la sua erogazione di calore verso la Terra. In genere sono necessari 10 anni per vedere un cambiamento incisivo sul clima terrestre. Questo tempo dipende dall'inerzia termica della materia di cui è costituito il nostro pianeta, il quale ha incamerato energia negli anni passati. Ora prima che ci si accorga del minor afflusso di energia solare, dovremo esaurire il calore accumulato negli oceani e nel suolo.


E quindi in futuro è presumibile una discreta diminuzione delle temperature globali, ma il cambiamento non sarà repentino, ma si avrà un cadenzamento decennale. Questo decennio rappresenta il periodo di stasi delle temperature medie globali. I prossimi potrebbero invece essere caratterizzati da una diminuzione generalizzata."

La scomparsa delle macchie solari, qui prevista nel 2020 circa, significa l'ingresso nel minimo climatico, in un'era climatica molto più fredda.

"Un ciclo solare che ha il suo picco massimo con un SSN pari a 7 ci farebbe davvero ritornare indietro di almeno 300 anni in quanto si tratterebbe di un valore assoluto perfettamente paragonabile a quelli che si verificavano (almeno così risulta in base ai dati disponibili e alle ricostruzioni) durante il Minimo di Maunder."
(dal post: Sole gelido, che contiene previsioni anche più nefaste)

Vedi anche:

Clima e crisi.

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