venerdì 6 aprile 2012

Gli indovini della borsa



Ma allora gli indovini della analisi tecnica ci hanno azzeccato.


"Ho letto un pò di anni fa qualche manualetto sulla "Analisi Tecnica" di borsa. Non ho mai capito se è scienza vera o ha qualche parentela con l'astrologia e la divinazione degli aruspici etruschi che vedevano il futuro in base alle forme degli stormi degli uccelli.
Fatto sta che comunque molti affermano che funziona." (Nuovi guai dalle borse)


E' un vero peccato che abbia perso il vizio del gioco. Questa volta gli indovini dell'analisi tecnica mi avrebbero aiutato a non sbagliare la tempistica per liberarmi degli acquisti azionari. Ma comunque, se non ricordo male, quando si raggiunge il "fondo" si rimbalza.
E dovremmo quasi esserci: secondo P. P. Soldaini dovremmo raggiungere il target 14.800 (Ftse Mib).

Rimando al post "Nuovi guai dalle borse" per la spiegazione puntuale dell'accaduto e per l'articolo di Soldaini.

Per quanto riguarda la nostra povera penisola, probabilmente nel peggio è andata meglio del previsto. A gennaio allo stesso valore di indice Ftse Mib corrispondeva uno spread di 500 punti. Oggi si è toccato quota 380. Il problema è che si fa in fretta ad aumentare il differenziale con il Bund, ma ci vuole più tempo per tornare a livelli più accettabili.

Soprattutto poi le economie del sud Europa si contagiano a vicenda facilmente. Lo spread dei Bonos ha toccato quota 400, la Spagna sta diventando la nuova fonte di contagio, a sua volta trascinata dal Portogallo. Se quest'ultimo sarà costretto a ristruttura il suo debito, come la Grecia, le banche spagnole saranno quelle più colpite in Europa. E noi siamo li in coda, legati a doppio filo, pronti a cadere come una tessera del domino.

Invece di seguire le idee deliranti della cricca teutonica, i paesi del sud Europa dovrebbero allearsi per spingere tutta l'Europa ad assumere iniziative pro crescita. Gli eurobond permetterebbero di ristabilire la situazione e rimettere in moto l'economia del sud attraverso investimenti pubblici (magari sotto controllo europeo). Oltretutto la Spagna dimostra che questa è una crisi autoindotta, tutta europea, in cui il debito pubblico non centra molto: la Spagna ha molto meno debito dell'Italia. Questa è una crisi prodotta dall'austerità imposta dai banchieri tedeschi. Invece di tassare e tagliare si dovrebbe fare il contrario, investire maggiormente e tagliare il peso del fisco. Per l'Italia sarebbe necessaria anche una potente dose di deregulation, per limitare al massimo il peso economico della burocrazia.

Speriamo che possa accadere qualcosa che inverta questo trend. Come per esempio la vittoria di Hollande in Francia. Se invece il Portogallo e/o la Spagna dovessero crollare, sarebbe difficile questa volta intervenire come per la Grecia (ancora in bilico). Il peso sul resto d'Europa diverrebbe sempre più insostenibile, l'euro sarebbe definitivamente a rischio.

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