lunedì 30 gennaio 2012

Maggiore integrazione




Quello che serve all’Europa è una maggior integrazione politica e sociale. Quella economica verrà da se. Ma occorre anche considerare che qualsiasi nazione (unitaria o confederale che sia) ha regioni di maggior sviluppo con grande dinamicità economica e regioni storicamente depresse.

Lo sappiamo bene noi italiani che in 150 anni non siamo mai riusciti a risolvere la questione nord-sud. Quindi la stessa cosa accadrà per decenni (o secoli) in Europa.

La Germania forse sta pensando che l’UE non gli conviene, perché teme che le sue finanze più solide, la sua economia più dinamica, la metterà per sempre nella condizione di dover sostenere anche i paesi periferici. Quindi sulle spalle del contribuente tedesco si dovrà caricare un onere supplementare, per sostenere le economie depresse del sud.

Se i tedeschi pensano questo, hanno perfettamente ragione. Le cose stanno proprio così. Ma la questione non è questa. La questione vera è: la si vuole veramente l’Europa politica unita? Se la risposta è si, allora è inutile farsi tutte le paranoie che ammorbano la testa della Merkel e degli altri politici tedeschi. Ci si unisce così come siamo e si rendono comunitari i debiti: dall’Europa centrale alla periferia.

Vorrei dire una verità sacrosanta alla ingenua classe dirigente tedesca: la Grecia non sarà mai simile alla Germania, come la Calabria, difficilmente potrà raggiungere i risultati economici della Lombardia.
Quindi è inutile fare gli schizzinosi, ed è inutile fare gli ipocriti. Si dica veramente se si vuole l’Europa unita o no.

“Si può capire l’esasperazione dei tedeschi; però oltre ad essere giuridicamente impraticabile il commissariamento della Grecia non coglieva il punto. Non si tratta di calare dall’esterno qualcuno che decide; si tratta di saper attuare le decisioni prese. Se gli uffici tributari greci non sono capaci di scovare gli evasori, certo non lo diventerebbero se glielo si ordinasse in tedesco
(Non basta, lo Spread deve calare ancora - www.lastampa.it)

Se invece la risposta germanica è “dell’unione politica europea non ci importa nulla” allora che ci lascino in pace, che permettano ai paesi della periferia di fallire, di riprendersi la propria moneta, di stamparne quanta ne occorre e si torna ognuno al proprio piccolo orticello.

Questi continui vertici europei dell’ipocrisia sono veramente un’inutile stillicidio, perché nessuno pronuncia un discorso che suoni vagamente come una politica europea. Si parla in sostanza solo di finanza. Ed infatti alla fine noi italiani siamo stati defenestrati, e riaccettati solo dopo aver sostituito il Primo Ministro eletto con un funzionario bancario.

Se i tedeschi non vogliono l’unione politica europea, con buona probabilità salterà il sistema euro.
(Eurozona: si rischia il "liberi tutti” - www.ilgrandebluff.info)
Dopo la Grecia, salteranno come brilli al bowling, Portogallo, Irlanda, Spagna, Italia e forse addirittura la Francia.
L’euro rischia di diventare il nuovo marco, aggregando poche economie del nord. Ma un euro circondato da monete deboli, che prospettive può avere? Riusciranno ancora le industrie tedesche ad esportare in una zona euro alle prese con i postumi di fallimenti nazionali?
La mia sensazione è che la politica tedesca e il suo elettorato non riescano ancora a comprendere con esattezza la situazione in cui ci si trova e in cui si rischia di ritrovarsi.

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