lunedì 9 gennaio 2012

Fascismo contro tecnocrazia




G. Chiesa, esponente storico di sinistra, rimane perplesso di fronte allo scontro che sta avvenendo in e per l’Ungheria di V. Orban. E si fa la stessa domanda che mi pongo anch’io, da che parte stare?


E’ veramente una situazione paradossale in cui l’Ungheria, ma anche altri paesi europei, potrebbero essere spinti, se la gestione economica dell’Europa continuerà ad essere così disastrosa e favorevole alle banche ed alla finanza iternazionale.

Da un lato il governo di Orban sta introducendo nella da poco rinata democrazia ungherese degli elementi di autoritarismo politico, tipicamente fascisti:

“La nuova Costituzione aumenta il controllo del governo sulla Corte Costituzionale, rea di avere contestato il quasi completo controllo sui mass media da parte del governo… introduzione di Dio nell'ordinamento giuridico ungherese, le cui leggi, in qualche modo, avranno dunque carattere divino per decisione parlamentare.
… nuova legge elettorale che riduce il numero dei parlamentari, modifica i distretti, aumenta le firme da raccogliere per ogni candidato, consente per la prima volta il diritto di voto agli ungheresi residenti all’estero: un insieme di misure … che garantiranno la vittoria al partito di Viktor Orbán. … da oggi i membri dell'ex partito comunista ungherese … potranno essere perseguiti retroattivamente per "crimini comunisti" commessi prima del 1989… viene modificato lo statuto degli ungheresi all'estero, rimettendo in discussione niente meno che il Trattato del Trianon, successivo alla prima guerra mondiale, in cui l'Ungheria venne privata di quasi i due terzi del suo antico territorio nazionale, per punizione avendo partecipato al conflitto dalla parte delle potenze centrali. Questo significherà, in breve tempo, un aggravamento delle relazioni tra l'Ungheria di Orbán e i paesi confinanti, dove sono rimaste, senza mai poter trovare pace, importanti minoranze ungheresi. In particolare in Romania e Serbia.”

Da un punto di vista ungherese, però Orban introduce anche delle leggi a “protezione” dell’autonomia del loro paese dalle ingerenze economiche europee:

“La sua maggioranza ha approvato anche una nuova legge che richiede una maggioranza dei due terzi per modificare il sistema fiscale esistente. Provvedimento che deve essere letto come una vera e propria sfida all'Unione Europea e alla sua Banca Centrale, perché conferisce al parlamento nazionale il potere di limitare la legislazione europea, fino al punto da impedirne l'attuazione sul territorio ungherese. A conferma di tutto ciò, Orbán ha approvato il nuovo statuto della Banca Nazionale di Ungheria, che riduce drasticamente la sua indipendenza, ponendo la banca sotto il controllo diretto del governo.”

Quindi l’Ungheria rischia di diventare terra di sfida fra due sistemi antidemocratici: fascismo vecchia maniera Vs oligarchie bancarie e tecnocratiche europee.

Chiesa così descrive la situazione politico-econnomica inedita dell’Ungheria:

“Siamo dunque, con tutta evidenza, di fronte a un test inedito. L'Ungheria sta per diventare un laboratorio sperimentale dove si produce un composto chimico esplosivo.

Uno degli sbocchi possibili è un terzo colpo di stato legale, dopo quelli che hanno portato al potere Lucas Papademos in Grecia, e Mario Monti, in Italia. Si tratterebbe di vedere se, in questo caso, si troverà un uomo di Goldman Sachs anche per l'Ungheria. In caso si potrà chiedere consiglio a George Soros, che è di quelle parti.

Ma non è detto che finisca così. Per lo meno non subito. La miscela è difficile da maneggiare per chiunque…”

Il problema è proprio questo, per l’Europa e i tecnocrati del sistema finanziario internazionale. Orban non è Berlusconi, non ha aziende quotate in borsa, non è ricattabile allo stesso modo. Difficilmente il premier ungherese si farà da parte dopo aver introdotto cambiamenti così forti nella costituzione. Probabilmente, il sistema economico finanziario inizierà una guerra monetaria, cercando di affossare il Fiorino ungherese (e lo sta già facendo); e nel contempo è già cominciata una guerra mediatica contro Orban e il suo partito, sul modello di quella che ha prodotto le dimissioni del nostro premier precedente. Tutto per cercare di abbattere la popolarità del capo del governo eletto presso i suoi concittadini.

Ma se Orban, Fiorino e ungheresi volessero resistere ugualmente, se nemmeno l’isolamento politico-economico dell’Ungheria riuscisse a cambiare le cose in favore della finanza internazionale, cosa farà la “spectra” dei mercati internazionali? Ricorrerà al vecchio sistema dell’eliminazione fisica dell’avversario politico?

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