sabato 26 novembre 2011

Povertà incipiente



L’occidente è destinato a un futuro di austerità e impoverimento. E’ un dato di fatto, che quando si sono fatti debiti stratosferici, alla fine per pagarli si devono ridurre i consumi. E’ già successo nel caso dei debiti contratti con le guerre. Ne parla Krugman qui:

Quell'austerity che non genera la voglia di ricostruire

Ma afferma anche, che dopo una guerra, i popoli sono consapevoli delle difficoltà, perché l’austerità è un clima triste, ma naturale che permea tutta la nazione. Dai quartieri ricchi a quelli poveri.

Nel nostro caso è veramente incomprensibile un’austerità che ti piomba addosso quando tutto prima andava bene: la gente era spinta a consumare e indebitarsi, i governi concedevano sempre nuovi servizi e aiuti fiscali. E’ logico che i popoli si sentano traditi, anche più di quando escono da un conflitto.

Il mondo è fortemente indebitato, soprattutto la parte di pianeta ritenuta la più sviluppata. Un libro inchiesta uscito nel 2010: “2012, la grande crisi” di A. Giannuli già prefigurava il sentiero accidentato che stiamo percorrendo oggi. E la profezia era dovuta sia all’analisi della crisi 2008 non risolta, sia alla previsione di finanziamento di immensi debiti pubblici.

Giannuli scrive: “…nel 2009 c’è stato un boom di emissioni di titoli di debito pubblico, le quali sommavano il rifinanziamento di quelli in scadenza con i nuovi debiti per assorbire i titoli tossici e sostenere le banche (2.000 miliardi di dollari gli Usa, 121 miliardi di sterline l’Inghilterra, 400 miliardi di dollari il Giappone, 350 miliardi di euro l’Eurozona)”

Questi titoli nuovi si sommano a quelli vecchi e dopo qualche anno vanno in scadenza e quindi rifinanziati:
“… fra il 2012 e il 2014 si profila una ondata di obbligazioni da finanziare che non ha precedenti. E la punta massima verrà nel 2014 con una somma totale pari a circa 10.000 miliardi di dollari e 5.000 miliardi di euro. La situazione è aggravata anche dal crescente disavanzo della maggioranza degli stati… in parte dovuto agli interessi sul debito, … in parte per i debolissimi tassi di crescita…”

La situazione in cui si trova l’occidente è tutta condensata in questa frase: ancora più impressionante se si considera che l’attuale debito Usa è di circa 15.000 miliardi di dollari e quello europeo di sicuro supera i 5.000 miliardi di euro. Inoltre si sommano altri fattori non secondari: la carenza sempre maggiore di materie prime e l’invecchiamento della popolazione dei paesi ricchi.

Diventa quindi assai complicato per le maggiori economie del mondo reperire sempre nuove risorse finanziarie in un mondo le cui risorse fisiche sono definibili, non infinite. Come scrivevo in post precedente, la nostra Terra diventa sempre più un’isola con risorse limitate, che ci costringerà a ridurre le nostre velleità di espansione continua.

La soluzione al problema, potrebbe essere una crescita programmata a livello mondiale, come nelle vecchia Unione Sovietica e la ricerca attraverso la scienza di nuove risorse che sostituiscano quelle attuali, in primis le energetiche da idrocarburi.

Ma è probabile che i “bagordi” a cui siamo stati abituati (o abbiamo assistito) in questi anni dovranno cessare, anche se si scoprisse la pillola che trasforma l’acqua in benzina.

Per noi italiani, questo cambio di paradigma economico-politico è già evidente in questi giorni: archiviato Mr. B. con le sue ballerine luccicanti di pailettes, abbiamo ora il look della borghese grisaglia del proff. M. Monti. Ed è solo l’inizio, solo un cambio di immagine.

Necessariamente ci sarà un cambio di sostanza, come già si è visto nell’esperimento greco. Ma per forza di cose questa austerità colpirà tutto l’occidente. Anche le nazioni che non andranno in default, saranno comunque costrette a rivedere le politiche sociali e ad impoverirsi ulteriormente.
Non sarà sufficiente ridurre gli sprechi e le ruberie. Che comunque nel nuovo clima mondiale andranno diradandosi, ci sarà sempre meno “maloppo” su cui mettere le mani.

I paesi PIIGS saranno quelli all’inizio più penalizzati, perché le difficoltà della Comunità Europea che non decolla come unità politica, li affosserà maggiormente. Sia che decidano di rimanere nell’euro che decidano di tornare a una moneta nazionale.
Se tornassero a una moneta nazionale avrebbero il vantaggio di stamparne a tonnellate, ma lo svantaggio di un’inflazione devastante. Si ritroverebbero nella situazione della Turchia di alcun anni fa, che quando si stipulava un contratto di acquisto di un bene immobile o mobile costoso, si preferiva pesare la cartamoneta, piuttosto che contarla.

Ma poi verrà il turno delle economie più forti, come quella tedesca, inglese e americana. La Germania potrebbe scaricare facilmente il fardello degli stati europei periferici pensando in questo modo di cavarsela. Ma la sua economia manifatturiera potrebbe incorrere in un improvviso stop a causa di una moneta troppo forte, e più ancora in mancanza di mercati dove esportare.
Gli Usa e l’UK continueranno a fare quello che già stanno facendo, stampare nuova moneta per ricomprarsi il debito. Non credo che questo gioco durerebbe all’infinito, e anche se funzionasse all’infinito prima o poi sia il dollaro che la sterlina dovranno essere svalutate pesantemente. In definitiva la ricchezza interna dei rispettivi popoli si ridurrà in modo indiretto, e il costo delle materie prime tenderà a crescere sempre più.

Noi italiani ci troviamo sul confine tra paesi periferici dell’eurozona e paesi eccellenti a livello mondiale. Ma comunque, la sorte che ci attende e sempre la stessa, o prima (con il fallimento) o dopo con le difficoltà di ricollocare il debito.

Ogni nazione in questi frangenti cercherà di fare per se. Lo si vede bene in questi giorni, con la Germania che non intende supportare il debito europeo.
Quindi dovremmo imparare a fare i conti da soli e solo con le nostre risorse. Alla fine lo Stato sarà costretto a tagliare parte dei suoi servizi e sostegno sociale. Se verrà reintrodotta la lira, il suo valore sarà almeno di un 30% inferiore rispetto all’euro attuale, ma alcuni sostengono che il suo valore potrebbe ridursi anche dell’80%. (Beppe Grillo ha proposto sul suo blog un sondaggio provocatorio, ma forse profetico: www.beppegrillo.it)

Quindi a livello di economia privata diventerà difficile e costoso per le nostre aziende reperire energia e materie prime (ammesso che trovino credito presso le banche). In compenso la manodopera costerà meno e le aziende nazionali (superstiti) non avranno bisogno di de-localizzare, potranno quindi esportare più facilmente. Invece i prodotti di importazione, provenienti dall’area euro e dollaro non ce li potremo più permettere.
Probabilmente i livelli di disoccupazione rimarranno alti comunque, perchè le esportazioni facilitate da livelli bassi di retribuzione, non consentiranno comunque di produrre un boom economico interno: si dovrà sempre fare i conti con i paesi emergenti, in primis la Cina, che saranno sempre concorrenziali rispetto a noi e alla carenza di mercati reddittizi.

In conclusione, siamo in pieno declino economico e politico. L’occidente è destinato a contare sempre meno.

Alcuni analisti vedendo questo trend, affermano di sentire odore di polvere da sparo. In effetti è vero che la crisi del ’29 si è poi trasformata nella II guerra mondiale. Le guerre a volte hanno la funzione di rilanciare l’economia (anche se è crudele ed immorale) grazie alle commesse statali per gli armamenti.

Ma oggi questa situazione mi pare improbabile a fronte di debiti pubblici già tremendamente elevati.
Non mancano comunque le occasioni. Le divergenze con l’Iran sulla produzione di armi nucleari; le stesse preoccupazioni con il pericolo che si riaccenda la guerra fra le due Coree, con l’aggravante di partecipare a una guerra nel cortile di casa cinese; le possibili divergenze e crisi tra Stati Uniti e Cina, anche se attualmente pare un’eventualità molto remota.
Nell’ultimo caso la questione potrebbe dipendere unicamente dalle sorti dell’economia cinese: se questa dovesse andare in recessione improvvisamente, il partito comunista potrebbe trovarsi in seria difficoltà. Per uscirne uno dei metodi storicamente più utilizzato è trovare un nemico esterno: l'unico che ha questo identikit sono gli Usa.

Buona austerità a tutti, in attesa dei provvedimenti montiani: sembra che Mago Monti abbia la bacchetta magica ancora in rodaggio, quindi ha ancora bisogno di qualche giorno.

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