sabato 5 novembre 2011

Democrazia a seconda





Sul quotidiano on line www.linkiesta.it sempre piacevole da leggere, soprattutto quando riporta tabelle e grafici economici, mi sono imbattutto in questo articolo:

Berlusconismo, un “potere perfetto” che interroga la democrazia

Si tratta dell'ennesimo articolo della serie "Berlusconi se ne deve andare!", il che può essere condivisibile o meno ma fa parte del dibattito italiano odierno.

Ma quello che mi ha lasciato sbalordito e stupefatto sono le seguenti frasi:

"Vale a poco il discorso secondo cui nel 2008 il PdL ha vinto le elezioni: i voti non sono una legittimazione assoluta, ma un controllo democratico. Se un governo è convinto di avere l’assoluta libertà di azione in base alla vittoria elettorale, s’instaura una forma di dittatura di tipo democratico..."

Il che è un pò come dire che il voto in fondo non è propriamente una cosa seria, ma una specie di divertimento collettivo. Tuttalpiù qualcosa di molto simile a un sondaggio di Pagnoncelli. Insomma, si vota perchè così fan tutti, ma non è che poi se ne debba proprio tener conto...

ancora più criptica è la seconda affermazione sulla dittatura democratica vigente oggi. Questo concetto mi fa quindi giungere alla conclusione che per chi scrive sarebbe meglio il contrario: "una democrazia di tipo didattoriale". 

Questo tipo di democrazia credo che in Italia lo abbiamo già avuto con la I repubblica e non è stato un grande successo: infatti in quei 50 anni si votava mediamente ogni anno, ma alla fine ha governato sempre lo stesso partito, la DC. Oltretutto se oggi ci troviamo in queste condizioni lo dobbiamo proprio a questa forma di governo "democratico" che ha prodotto se non altro un bel record: il terzo debito pubblico mondiale.

Direi che l'idea di democrazia che traspare da queste frasi è quanto di più lontano che si possa concepire nel mondo occidentale: dalla tradizione francese a quella anglosassone. E' un concetto di democrazia all'amatriciana. Se vinci governi fin tanto che piaci ai "poteri altri", altrimenti lasci il posto a uno che piace a noi più uguali e più bravi (ad autoincensarsi).

Io penso che l'attuale governo debba rimanere fino a quando non avrà più il voto parlamentare, come ho già scritto in un post precedente. Ma non perchè sia un fan accanito del Caimano, ma perchè sono un fan delle regole democratiche fino in fondo. Se invece queste regole non sono più accettate lo si dica apertamente e si cerchi un modo per cambiarle.

Per esempio si potrebbe trovare un sistema per far giudicare al popolo l'operato del governo durante il suo mandato, con potere di veto, o con potere di licenziarlo. Sarebbe un modo democratico di giudicarlo, aperto a tutti e non soltanto ai salotti buoni di confindustria o delle redazioni dei giornali.

Perche non riformare il Parlamento con una camera eletta che legifera e una camera composta da cittadini sorteggiati a caso con il compito di vigilare sui governanti e di porre un veto a leggi sbagliate o dannose? una specie di ritorno alla democrazia ateniese di Pericle...

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